03/09/2009, 00.00
CINA - UNIONE EUROPEA
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L’Europa accusa la Cina di aumentare il protezionismo commerciale

Secondo la Camera di Commercio dell’Ue in Cina, Pechino ha rinforzato gli ostacoli all’ingresso di prodotti e servizi esteri. Esperti: per la crisi, tutti i Paesi hanno adottato maggiori misure protezioniste. In difficoltà anche le previste riforme sociali del mercato del lavoro.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – La Camera di Commercio in Cina dell’Unione europea ha accusato ieri Pechino di avere fermato le promesse riforme economiche per il libero commercio e di avere, anzi, rinforzato le barriere all’ingresso di prodotti e servizi esteri nel Paese.

La Cina non ha mai aperto completamente il mercato alle merci e agli operatori esteri, mantenendo una politica protezionista a favore delle imprese nazionali. Però ha più volte promesso di eliminare ogni ostacolo e ancora a giugno il premier Wen Jiabao, incontrando il cancelliere tedesco Angela Merkel, ha ribadito l’impegno per favorire l’ingresso di ditte estere ed eliminare ogni misura protezionista verso ditte e prodotti stranieri, anche nell’ambito dell’affermata collaborazione per superare la crisi finanziaria globale.

Invece Pechino ha di fatto bandito le banche e le ditte di telecomunicazioni estere, dopo che ne ha subordinato l’accesso nel Paese al rilascio di un certificato che le autorità hanno poi mostrato di non voler concedere. Per gli autoveicoli, le imprese straniere possono operare in Cina solo se costituiscono joint venture con ditte cinesi che detengano almeno il 50% del capitale. Sotto accusa anche l’intervento pubblico per impedire la fusione tra Coca-Cola e la cinese Huiyiuan, sebbene il ministro cinese per il Commercio risponda che l’accordo violava la legge sulla concorrenza.

Esperti osservano che un po’ tutti i Paesi hanno privilegiato misure protezioniste per la crisi economia globale.

Joerg Wuttke, presidente della Camera, ha invitato la Cina a riprendere le promesse riforme per liberalizzare l’acceso a capitali, merci e servizi esteri.

Yi Xianrong, esperto dell’Accademia cinese delle Scienze sociali, organo leader presso il governo, ha risposto invitando l’Ue a indicare possibili soluzioni, anziché limitarsi a una critica generica. Egli ha insistito che le economie europee sono molto più avanzate di quella cinese, ancora in via di sviluppo.

La crisi ha molto colpito l’economia cinese, anche causando il crollo delle esportazioni verso Usa e Ue e decine di milioni di disoccupati. Sono state fermate anche le programmate riforme salariali e per l’assistenza e la previdenza infortunistica sul lavoro.

L’Ue è il maggior partner commerciale della Cina, che esporta in Europa merci pari a circa il 7% del proprio prodotto lordo e riceve i prodotti europei per lo 0,7% del prodotto interno lordo europeo.

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