15/04/2009, 00.00
INDIA
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L’India al voto: oltre 700 milioni di persone per scegliere il nuovo parlamento

Domani inizia la prima delle cinque fasi della lunga maratona elettorale che si concluderà solo a metà maggio. Il Paese è disseminato di oltre 800mila seggi elettorali, ingenti le misure di sicurezza Le previsioni danno come primo partito del Paese il Congress del premier Manmohan Singh. Ma sulla formazione della coalizione di governo gravano molte incognite.
Mumbai (AsiaNews) - L’India al voto. Domani inizia la grande maratona elettorale per il rinnovo del Lok Sabha, il parlamento nazionale indiano. E sarà la prima delle cinque fasi di votazioni che dal 16 aprile al 13 maggio porteranno alle urne 714 milioni di persone.
 
Per “la più grande democrazia del mondo”, come viene spesso definita l’India, si tratta di uno sforzo organizzativo notevole. Il Paese è disseminato di oltre 800mila seggi elettorali, quasi 200mila in più rispetto alle elezioni del 2004; il voto elettronico è esteso a tutto il Paese; il Photo Electoral Rolls, sistema di riconoscimento fotografico dei votanti, riguarderà 25 dei 28 stati. Notevole anche lo sforzo per garantire la sicurezza soprattutto in Assam, Orissa, Jammu e Kashmir e Andra Pardesh, stati dove operano movimenti e gruppi rivoluzionari e che da sempre registrano attentati e scontri, non ultimo quello che ha visto vittime migliaia di cristiani nei pogrom scatenati dagli indù.
 
Alle 7 di mattina si apriranno i seggi di 124 circoscrizioni per un totale di 143 milioni di elettori. Tra i 15 stati interessati da questa prima fase anche Orissa, Andhra Pradesh, Kerala, Assam, Jammu e Kashmir, Maharashtra oltre a due dei sette Territori dell’unione: le isole Lakshadweep e le Nicobare e Andamane. Per il Kerala, Chhattisgarh e Meghalaya si tratterà della prima ed unica sessione di voto. Per gli altri stati invece le urne si apriranno ancora, seppur interessando altri distretti, il 23 e il 30 aprile ed il 7 e 13 maggio. I risultati definitivi saranno resi noti alla fine della maratona. Solo il 16 maggio infatti si potrà sapere chi avrà la forza sufficiente per costituire la nuova coalizione che guiderà il governo del Paese.
 
Secondo i sondaggi, l’India national congress, (più noto come Congress) dovrebbe confermarsi il primo partito del Paese assicurandosi all’incirca 140 dei 543 seggi parlamentari. Per la formazione del premier Manmohan Singh si tratterebbe di un calo rispetto all’exploit del 2004, in cui aveva eletto 145 candidati, ma al calo del Congress dovrebbe corrispondere anche quello del Bharatiya Janata Party (Bjp), il primo partito dell’opposizione. Le previsioni assegnano infatti alla formazione dei nazionalisti indù 130 seggi.
 
Gli equilibri elettorali sono complicati dall’intreccio tra il livello nazionale e quello locale e dal diverso numero di rappresentanti che ogni stato può eleggere. Per questo le alleanze giocano un grosso peso nella composizione finale del governo.
 
Ai sette partiti diffusi in tutta l’India si aggiungono infatti un migliaio di sigle presenti in alcuni Stati o addirittura solo in singoli distretti. Attorno al Congress e al Bjp si raccolgono buona parte di queste formazioni locali che vanno a comporre le due principali coalizioni in corsa per la vittoria: la United progressive alliance (Upa), capeggiata dal Congress, e la National democratic alliance (Nda), guidata dal Bjp. Ad esse si è aggiunge il Third Front, nato quest’anno per contrastare le due alleanze storiche, che raccoglie, tra gli altri, il Communist Party of India Marxist(Cpm), il Communist Party of India (Cpi), insieme al Janata Dal Secular (Jd), partito che si propone di coagulare tutte le sigle laiche del Paese che non si riconoscono nella politica del Congress.
 
Secondo alcuni sondaggi il prossimo governo sarà guidato dall’Upa, ma dovrà fare affidamento sul sostegno dei due partiti comunisti del Cpm e del Cpi. Poche chance vengono attribuite all’alleanza guidata dal Bjp, mentre un ruolo di outsider viene attribuito all’attuale chief minister del Uttar Pardesh e leader del Bahujan samaj party (Bsp).Kumari Mayawati, conosciuta anche come la “regina dei Dalit” per la sue origini dalla casta degli intoccabili: è alla guida di uno stato che da solo elegge 80 parlamentari. Nel 2004 aveva portato al Lok Sabha 19 candidati, ma alcuni analisti affermano che in queste elezioni il Bsp potrebbe raddoppiare il risultato e consegnare alla Mayawati un peso molto rilevante nella formazione del governo.
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