20/02/2009, 00.00
CINA - INDIA
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L’India annuncia tasse sull’alluminio cinese: timori di una guerra commerciale

A gennaio New Delhi ha già vietato per 6 mesi i giocattoli cinesi, per ragioni di sicurezza. Tra i due Paesi ci sono scambi commerciali annui per 51,8 miliardi di dollari, ma in rapida crescita.

Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – L’India annuncia nuove tasse per l’importazione dell’alluminio cinese e dice che sta valutando misure analoghe per altri prodotti. Si profila il rischio di una guerra commerciale tra i due giganti asiatici.

G.K. Pillai, segretario indiano al Commercio, ha spiegato ieri la sua preoccupazione per il forte aumento di importazioni  delle economiche merci cinesi, tali che “possono uccidere l’industria indiana… La Cina è un’economia di non-mercato”, con elevate capacità produttive.

La nuova tassa sarà operativa entro una o due settimane. Secondo i media indiani, l’importazione di alluminio cinese è più che raddoppiata nell’anno fiscale 2007-2008 giungendo a 252,89 milioni di dollari, mentre nel primo trimestre di questo anno fiscale è già stata pari a 82,74 milioni.

Questa misura arriva dopo che il 23 gennaio l’India ha bandito per 6 mesi l’importazione dei giocattoli cinesi, dicendo che contengono sostanze chimiche pericolose per i bambini (quali piombo e cadmio nelle vernici). I giocattoli cinesi coprono circa il 70% del mercato indiano, per un valore annuo di circa 400 milioni. Pechino ha minacciato di rivolgersi all’Organizzazione mondiale del commercio e la scorsa settimana il ministro indiano del commercio Kamal Nath si è detto pronto “a discutere” con la Cina per i giocattoli.

Il ministero cinese al Commercio ha denunciato che l’India sta esaminando analoghe misure per 17 prodotti cinesi e ha ammonito che questo avrebbe “serie conseguenze” sui reciproci rapporti commerciali. Gli scambi economici tra i due Paesi sono molto aumentati di recente, dopo anni di gelo per la guerra di confine del 1962. Nel 2008 ci sono stati scambi per 51,8 miliardi di dollari, con un surplus a favore della Cina di 11,2 miliardi di dollari. E’ un volume modesto a confronto, ad esempio, con i 450 miliardi di scambi con l’Europa. Ma nell’attuale crisi ha grande importanza, anche perché i due Paesi prevedono di aumentare gli scambi mentre il commercio verso l’Occidente vede un periodo di difficoltà.

Oltre 100 ditte indiane hanno aperto negozi in Cina dal 2000 e imprese cinesi hanno investito in India circa 10,5 miliardi tra gennaio e ottobre 2008. Da anni Pechino insiste per istituire accordi commerciali regionali di libero scambio con l’India, che però è titubante per timore di essere invasa dalle economiche merci cinesi. Oggi l’India esporta in Cina soprattutto prodotti primari con basso valore aggiunto, mentre compra dalla Cina prodotti elettrici e altre manifatture. Peraltro l’India ritiene che i suoi prodotti agricoli abbiano un buon mercato in Cina, ora ostacolato dai dazi imposti da Pechino.

Intanto, come conseguenza della crisi, l’indiana Jet Airways ha sospeso la linea aerea Shanghai-Mumbai, appena 6 mesi dopo un trionfante inizio. Mentre sono in diminuzione i visti chiesti dai cinesi per l’India, nonostante un’aggressiva campagna per attrarre i turisti. (PB)

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