17/01/2012, 00.00
SIRIA
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L’Onu discute della crisi siriana e fa formazione per gli osservatori della Lega Araba

Oggi il Consiglio di sicurezza esamina una proposta di risoluzione della Russia, criticata dagli occidentali perché mette sullo stesso piano governo e opposizione. La Lega Araba tornerà a discutere della Siria: sul tavolo anche l’affermazione dell’emiro del Qatar per il quale i Paesi arabi dovrebbero prepararsi a inviare truppe. Due deputati di Damasco si uniscono all’opposizione.
Beirut (AsiaNews) – L’Onu farà formazione per gli osservatori della Lega araba impegnati in Siria, accusati da numerosi esponenti dell’opposizione di essere incapaci di svolgere il compito di controllare se il governo di Damasco adempie gli impegni presi con l’organizzazione per porre fine alla sanguinosa repressione in atto ormai da quasi 10 mesi.

E’ un primo, timido, passo concreto dell’Onu nella crisi siriana - il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha definito “inaccettabile” la situazione, auspicando un intervento del Consiglio di sicurezza - e la notizia giunge mentre è attesa per oggi la discussione del progetto di risoluzione presentato sulla questione dalla Russia e crescono le richieste alle Nazioni Unite di intervenire. In tal senso anche il Free Syrian Army (FSA), i militari che si oppongono ad Assad, che chiedono alla Lega Araba di “trasferire il caso all’Onu”.

Scarse appaiono però le possibilità di un passo significativo delle Nazioni Unite, viste lo scetticismo dei primi commenti di diplomatici occidentali all’iniziativa di Mosca. La Russia, che a ottobre ha bloccato, insieme alla Cina, un tentativo di far passare una risoluzione di condanna della repressione, nel testo che sarà discusso oggi in Consiglio di sicurezza in pratica mette sullo stesso piano quanto fanno le forze di sicurezza siriane - che secondo l’Onu hanno ucciso almeno cinquemila persone - e le opposizioni, chiedendo a “entrambe le parti” di fermare le violenze. Decisivo sarà l’atteggiamento russo ai previsti emendamenti proposti dagli occidentali.

Sul piano internazionale si guarda ancora alla Lega Araba, i ministri degli esteri della quale torneranno a giorni a riunirsi al Cairo, e che potrebbero avere sul tavolo anche la dichiarazione dell’emiro del Qatar, Hamad bin Khalifa Al Thani, per il quale i Paesi arabi dovrebbero prepararsi a inviare truppe in Siria.

Sul piano interno, dopo l’annuncio del presidente Bashar al-Assad di una amnistia per tutti coloro che sono stati coinvolti nelle manifestazioni, l’opposizione considera significativa la decisione di due membri del Parlamento siriano di lasciare il Paese per unirsi all’opposizione: si tratta di Nawaf al-Bashir, esponente tribale, e di Imad Ghalioun, membro della Commissione bilancio del Parlamento.

Il bilancio delle vittime degli scontri, infine, indica che la situazione sta sempre più degenerando verso una guerra civile. Mentre continua la repressione – ieri 21 uccisi, secondo gli attivisti per diritti umani – ci sono cinque militari che hanno perso la vita in scontri con uomini della FSA, che dichiara di avere 40mila armati. E la SANA denuncia l’uccisione, da parte di “un gruppo terrorista armato” del generale Mohammed Abdul-Hamid al-Awad, avvenuta vicino Damasco.
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