28/03/2007, 00.00
ONU - INDIA
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L’Onu: la discriminazione verso i Dalit è come la segregazione razziale

di Nirmala Carvalho
La Commissione delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle discriminazioni ha chiesto al governo indiano di trovare una soluzione per porre fine alla segregazione. Sottolineata anche l’aspetto religioso dell’appartenenza alle caste.
Mumbai (AsiaNews) – La fine delle discriminazioni contro i Dalit e l’annullamento dell’atto sui poteri speciali alle forze armate sono le richieste fatte dalla Commissione sull’eliminazione delle discriminazioni razziali (CERD) - di cui fanno parte esperti provenienti da tutto il mondo - al governo indiano. La violenza contro i Dalit in India è una discriminazione razziale: questa è la considerazione della Commissione delle Nazioni Unite, riunitasi a Ginevra il 23 e il 26 febbraio.
Questo mese il CERD ha presentato il suo rapporto in cui afferma che “de facto continua ad esserci segregazione nei confronti dei Dalit” e sottolinea le sistematiche violenze contro i fuoricasta: l’allarmante dilagare della violenza sessuale sulle donne, la discriminazione negli aiuti post-tsunami.
Smita Narula, il direttore della facoltà del Centro per i diritti umani e la giustizia globale e membro della Commissione, ha riferito che il documento afferma che “la negazione da parte della delegazione indiana degli abusi sui Dalit, documentati dagli esperti Onu a Ginevra, rispecchia il sistematico rifiuto da parte dell’India di riconoscere i diritti ai Dalit. Ancora una volta l’India spreca l’opportunità di essere aiutata dagli esperti per assicurare l’uguaglianza giuridica e di trattamento dei suoi cittadini”.
 
I componenti del CERD, durante il loro incontro, hanno ricordato l’osservazione fatta il 27 dicembre dal Primo ministro indiano Manmohan Singh il quale ha collegato l’emarginazione diffusa in India nei confronti dei Dalit all’apartheid del Sud Africa.
 
Il capo della Commissione, Sicilianos, ha detto: “Dopo questa affermazione ritengo sinceramente che la posizione – della delegazione indiana – sia semplicemente indifendibile”. Secondo la delegazione indiana, rappresentata dal famoso legale Goolam Vahanvati, infatti, non esiste alcuna analogia tra la discriminazione di casta e quella razziale.
 
Il CERD ha concesso un anno all’India per aderire alle sue raccomandazioni che riguardano anche il modo in cui il Paese può porre fine alle impunite violenze diffuse contro i Dalit e Vahanvati ha dichiarato che il governo è “profondamente cosciente e interessato al problema delle castea ed è pienamente impegnato ad affrontarlo sotto ogni punto di vista”.
 
Padre G. Cosmon Arokiaray, segretario esecutivo delle Commissione della Conferenza episcopale che si occupa del problema delle caste, in riferimento al rapporto Onu ha detto ad AsiaNews: “La nostra commissione ha accolto favorevolmente il rapporto dell’Onu sulla situazione dei Dalit. L’Onu interpreta l’inattività del governo indiano come mancanza di volontà politica nel tentare di eliminare le atrocità perpetrate nei confronti dei Dalit. Il documento menziona anche le discriminazioni religiose. Infatti, sebbene la costituzione dell’India salvaguardi tutti i cittadini allo stesso modo, i Dalit cristiani subiscono discriminazioni religiose”.
 
“Recentemente – dice ancora padre Arokiaray - monsignor Fakirbhai Vaghela, presidente della Commissione nazionale sulla divisione delle caste, ha detto che chi si converte all’islam o al cristianesimo non dovrebbe essere emarginato. Ma le affermazioni di Vaghela non rispecchiano la reale situazione dei Dalit cristiani. Chi è Dalit non può avere un proprio pensiero religioso, ma deve avere quello dato dalla società circostante che ‘annienta’ alcuni membri solo perché il destino li ha fatti nascere all’interno di una determinata casta. Sono felice che il rapporto Onu sottolinei il trattamento di disuguaglianza in ambito religioso. A causa dei tradizionali trattamenti di emarginazione i cristiani appartenenti alle caste chiuse hanno gli stessi problemi sociali, economici e politici di chi appartiene ad altre fedi e il cambiamento di religione non muta lo status sociale e economico. Il rapporto Onu dovrebbe costringere il governo ad ammettere l’esistenza delle discriminazioni contro i Dalit in ogni sfera socio-economica della vita. Sebbene l’India abbia firmato la dichiarazione, sembra non fare niente. Il compito dell’Onu dovrebbe essere quello di usare la sua influenza per spingere il governo a trovare una soluzione”.
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