21/03/2011, 00.00
UZBEKISTAN
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L’Uzbekistan espelle Human Rights Watch

Hrw denuncia un “peggioramento” nella già grave situazione dei diritti umani nel Paese. Sistematiche violenze e arresti contro oppositori e difensori dei diritti umani, frequenti le torture in carcere. L’Occidente appare interessato al gas uzbeko più che al rispetto dei diritti.

Tashkent (AsiaNews/Agenzie) – Il governo uzbeko ha espulso dal Paese lo staff di Human Rights Watch (Hrw), gruppo che denuncia le violazioni dei diritti umani. Secondo Hrw, questo indica un “peggioramento della crisi dei diritti umani” nel Paese.

Kenneth Roth, direttore esecutivo di Hrw, ha dichiarato che “con l’espulsione di Hrw, il governo uzbeko manda un chiaro messaggio: che non tollera controlli critici sul rispetto dei diritti umani”, anche perché sarà ora molto più difficile denunciare gli abusi e chi lotta per i diritti si troverà ancora più isolato.

Hrw dice che il governo non ha fornito ragioni per l’espulsione e che da anni il suo personale ha subito continue minacce delle forze di polizia, ai suoi esponenti sono stati rifiutati visti e accreditamenti e hanno avuto continui ostacoli nel lavoro. Il gruppo, presente nel Paese da 15 anni, ha più volte denunciato la sistematica violazione dei diritti umani, con arresti di dissidenti, oppositori e giornalisti, che in carcere sono maltrattati e torturati, mentre gli abusi dei diritti non sono perseguiti. Il gruppo ha pure denunciato il sistematico impiego, verso i detenuti, di elettroshock, violenze e umiliazioni sessuali, essere appesi per i polsi o per le anche, asfissia con buste di plastica,  minacce di colpire i parenti.

Michael Mann, portavoce del capo della politica estera dell’Unione europea Catherine Ashton, ha soltanto detto che l’Ue ha più volte chiesto alle autorità uzbeke di riconsiderare la decisione e consentire a Hrw di proseguire il lavoro.

La posizione di Hrw si è fatta sempre più difficile dopo la denuncia del massacro di Andijan del maggio 2005, quando l’esercito sparò contro pacifici manifestanti uccidendone centinaia. Allora Stati Uniti ed Europa decretarono sanzioni verso Tashkent, che rifiutò persino una commissione di indagine delle Nazioni Unite, spalleggiato da Russia e Cina. Tutt’oggi si ignora persino il numero dei morti, con sicurezza superiore ai 187 ammessi dal governo, che parla di una protesta violenta, negata dai testimoni.

Ma il Paese è ricco di gas e gli Stati occidentali di recente hanno ripristinato buoni rapporti, nonostante il rispetto per i diritti umani non sia migliorato, né siano state attuate riforme democratiche. L’Uzbekistan ha pure grande importanza strategica per la Nato per il trasporto di truppe e rifornimenti nel confinante Afghanistan. Di recente il Paese ha iniziato a fornire ingenti quantità di energia elettrica all’Afghanistan.

Roth aggiunge che “Tashkent appare avere calcolato che le violenze contro la popolazione e l’ostruzionismo contro gli osservatori internazionali siano privi di conseguenze… Usa ed Ue devono dimostrare che questo cinico calcolo è sbagliato e rendere certo che gli abusi contro i diritti umani saranno notati e avranno chiare conseguenze”.

Il Paese è controllato con pugno di ferro dal presidente Islam Karimov (nella foto) dal 1989, quando ancora era membro dell’Unione Sovietica.

L’attivista uzbeka Mutabar Tajibayeva osserva che la cacciata di Hrw viene poco dopo che nel gennaio 2011 Karimov è stato a Bruxelles, dove ha incontrato i vertici dell’Ue e della Nato, segno che l’Europa vuole ripristinare regolari rapporti. La donna ha documentato le violenze e gli abusi di diritti durante e dopo i fatti di Andijan. Per questo è stata arrestata nell’ottobre 2005 e condannata a 8 anni di carcere. Rilasciata nel giugno 2008, ora vive in esilio. Nel 2009 è stata insignita dal Segretario di Stato Usa Hillary Clinton del premio Internazionale Women of Courage.  

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