19/01/2021, 11.04
INDIA
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Madre Giovanna, 73 anni di missione per i bambini dell’India

di Nirmala Carvalho

La suora italiana, già superiora generale della Ursulines of Mary Immaculate è morta ieri. Nel 1978, grazie ad aiuti stranieri e indiani, riuscì a trasformare la Holy Family di Bandra da modesta casa di cura a ospedale missionario. Non ricordava il numero di bambini aiutati a nascere.

Mumbai (AsiaNews) – La missionaria italiana Madre Giovanna Saveria Alberoni, ex superiora generale della Ursulines of Mary Immaculate, è morta il 18 gennaio. Aveva 94 anni. Era membro della Shalom Community, Holy Family Hospital di Bandra, un sobborgo di Mumbai.

Nel 1946 Madre Giovanna entrò in noviziato, arrivò in India nel 1948 e si diplomò al Lady Hardinge Medical College di Nuova Delhi. Da allora iniziò a lavorare nelle strutture sanitarie indiane nei reparti di maternità degli ospedali di Kanpur, Calicut, Vaiythiri e Mumbai.

In una intervista ad AsiaNews suor Giovanna aveva detto: "Il pianto di un neonato è un inno alla vita". "Senza rispetto per la vita – aveva aggiunto - l'aborto è uccidere. Indipendentemente dal nome che gli si può dare, l'aborto è omicidio. Io credo nella vita. Il pianto del neonato è un grido, ma allo stesso tempo è un inno alla vita". Non ricordava il numero esatto di bambini che ha aiutato a nascere, ma diceva: "Sono sempre stata nel campo neonatale, quindi il numero sarebbe grande".

Nel 1978, grazie ad aiuti stranieri e indiani, suor Giovanna riuscì a trasformare la Holy Family di Bandra da modesta casa di cura a ospedale missionario, che fornisce esami diagnostici, cure, pronto soccorso e medicina preventiva.

Suor Maria Giovanna Alberoni è chiamata affettuosamente "Madre Giovanna". Nasce nel 1926 a San Giorgio Piacentino, in Italia, e frequenta un corso di formazione alla scuola delle Orsoline. Al termine del corso, la preside madre Bianca Franchini le ha permesso di proseguire gli studi magistrali e di ottenere il diploma di maestra elementare.

Madre Giovanna avrebbe dovuto continuare gli studi e andare all'università. Ma l'esperienza della Seconda guerra mondiale, insieme alla forte fede della sua famiglia e al suo impegno per la vita della parrocchia, ha nutrito i semi della sua vocazione religiosa. La missionaria ha raccontato che quando sua madre era incinta di lei, ha pregato il Signore per il bambino che stava portando per essere un ragazzo e che sarebbe stato un prete.

Nel 1978 dunque riesce a trasformare una piccola casa di cura in un ospedale con 260 posti letto. Oggi l'Holy Family Hospital è un'eccellenza nel campo della salute, offre cure mediche di primo livello pur aderendo all'obiettivo di origine: soddisfare le esigenze della comunità che serve senza distinzione di casta, credo o religione.

Nel 2012 suor Maria Giovanna ha ricevuto il prestigioso “Premio Nobel per i missionari” dall'Associazione Cuore Amico di Brescia, che ogni anno assegna il premio alle personalità più rilevanti della missione. Madre Giovanna è stata onorata per i suoi 64 anni (all'epoca) di servizio missionario in India.

La suora era rappresentante dell'associazione Heron, che aiuta i bambini poveri ad andare a scuola. Il programma opera in India, Brasile e Africa e molti dei suoi studenti hanno conseguito un diploma in infermieristica e altri campi. Ad oggi, più di 3500 bambini hanno beneficiato dei fondi stanziati per questo progetto.

Suor Giovanna aveva detto ad AsiaNews: "In campo medico bisogna sempre mostrare misericordia; senza misericordia la professione medica non è possibile. Dobbiamo anche essere testimoni del volto misericordioso del Padre. Prego sempre per fare la volontà di Dio. E quello che faccio, lo faccio per il Signore”.

Suor Beena, UMI, che, come Madre Giovanna appartiene alla Comunità Shalom, è vicedirettrice del Holy Family Hospital e presidente nazionale del Sister Doctors Forum of India, racconta ad AsiaNews: “... Madre Giovanna, un missionario ... con una visione”. “Con i suoi modi premurosi e il sorriso accattivante ha catturato il cuore di tutti. Ha servito le Ursulines of Mary Immaculate a vario titolo, come superiora della missione indiana, superiora provinciale della provincia centrale e superiora generale. Grazie alla sua dedizione e al suo duro lavoro ha aperto un ramo di missione in Africa. Era soprattutto un meraviglioso essere umano. Ha trattato tutti con affetto materno”.

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