09/03/2015, 00.00
FILIPPINE
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Maguindanao, offensiva dell’esercito contro ribelli musulmani: 60 morti e 80mila sfollati

Il bilancio è di quattro soldati e 56 ribelli uccisi. Obiettivo del raid i miliziani del Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (Biff). Infuria la polemica politica sul raid del gennaio scorso, in cui sono morti 44 poliziotti filippini. Nel mirino dei critici il presidente Aquino e il (possibile) ruolo degli Stati Uniti nell’operazione.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - È di quattro soldati e 56 ribelli musulmani il bilancio delle vittime aggiornate dell'offensiva lanciata - nel fine settimana - dalle forze di sicurezza di Manila contro alcuni gruppi della guerriglia, che si oppongono all'accordo di pace nel sud delle Filippine. Lo riferiscono fonti militari, secondo cui l'obiettivo dell'assalto erano miliziani del Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (Biff) in due diverse cittadine della provincia di Maguindanao, 960 km a sud della capitale. Almeno 80mila gli sfollati, per un'offensiva che proseguirà nei prossimi giorni con maggiore intensità. Fonti locali riferiscono che uno dei miliziani uccisi avrebbe avuto tratti somatici "stranieri" e potrebbe essere fra quelli inseriti nella lista dei potenziali terroristi stilata dagli Stati Uniti. 

Il capitano Joann Petinglay, portavoce dell'esercito, conferma che due giorni di combattimenti hanno causato almeno 14 morti sui due fronti; la battaglia si è concentrata attorno alle cittadine di Datu Piang, Mamasapano e Shariff Saydona, nella Regione Autonoma nel Mindanao Musulmano (Armm). "Stiamo ancora dando la caccia a due unità del Biff" aggiunge il militare, "una di almeno 100 uomini, e l'altra con circa 50". 

Il Bangsamoro è una regione storica delle Filippine composta da una popolazione prevalentemente musulmana, sconquassata da decenni di guerra civile fra il governo centrale e i guerriglieri del Moro (gruppo etnico di fede islamica e primo ispiratore della guerriglia per l'indipendenza) e del Milf (Moro Islamic Liberation Front): questi hanno chiesto nel tempo prima l'indipendenza e poi una sostanziale autonomia dall'esecutivo centrale.

Il Biff è una fazione di fuoriusciti del Moro Islamic Liberation Front (Milf) che, nel 2012, ha firmato un accordo di pace col governo centrale. Esso prevede la creazione di una entità autonoma musulmana nella regione meridionale di Mindanao, entro la fine del 2016. Sottoscritto da Milf e Manila, esso dovrebbe mettere fine alle violenze, ma gruppi estremisti antagonisti - come il Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (Biff) e il Moro National Liberation Front (Mnlf) - hanno tentato a più riprese di ostacolarlo. 

Di recente l'esercito filippino ha lanciato un'imponente offensiva, a un mese di distanza dal massacro di 44 agenti di polizia ad opera del Biff, durante una operazione dell'anti-terrorismo che doveva portare alla cattura di sospetti miliziani islamisti. Il raid ha sollevato critiche e innescato la peggiori crisi politica degli ultimi anni, che non ha risparmiato nemmeno il presidente filippino Benigno Aquino. 

Alcuni parlamentari si interrogano su un possibile ruolo di militari degli Stati Uniti nella disastrosa operazione del gennaio scorso. I critici fanno riferimento alla notizia secondo cui un drone americano avrebbe sorvolato l'area durante l'assalto, mostrando in tempo reale agli esperti di Washington il fallimento. Il presidente del Senato filippino Franklin Drilon chiede se l'Fbi o personale delle forze armate statunitense "sapesse in anticipo dell'operazione". 

Un funzionario del governo statunitense - secondo gli accordi le truppe di Washington non possono essere coinvolte in combattimenti sul territorio filippino - afferma che i militari americani hanno contribuito alle operazioni di evacuazione. Tuttavia, aggiunge, l'operazione è stata "pianificata ed eseguita dalle autorità filippine". 

Il fallimento dei raid ha danneggiato, forse in modo irreparabile, l'immagine del presidente Aquino e portato alle dimissioni del capo della polizia. Entrambi i rami del Parlamento hanno aperto un'inchiesta, ma non sono emerse conferme ufficiali relative al coinvolgimento degli Stati Uniti, anche se attorno alla vicenda vi è un clima di omertà e riservatezza per "ragioni di sicurezza nazionale". 

 

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