20/02/2007, 00.00
COREA
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Malattie, fame, profughi nel Nord che celebra Kim Jong-il

di Joseph Yun Li-sun
L’allarme viene dalla Chiesa coreana e dal governo di Seoul che, alla luce dei nuovi dati sui rifugiati nordcoreani, temono una fuga di massa dal regime. Quasi pronto un Centro cattolico per l’Unificazione, che verrà usato come primo stadio del reinserimento dei profughi.
Seoul (AsiaNews) – Mentre la Corea del Nord festeggia in pompa magna il 65esimo compleanno del proprio dittatore, l’estrema povertà di ogni strato sociale, le epidemie che sempre più spesso colpiscono la popolazione ed il ferreo controllo del regime sui cittadini rischiano di provocare un esodo di massa verso la parte sud della penisola.
 
L’allarme è stato lanciato da alcuni analisti politici coreani e da fonti cattoliche dell’arcidiocesi di Seoul che, alla luce dei nuovi dati sulle emigrazioni clandestine fra nord e sud, avvertono: “Se la situazione non cambia, verremo invasi da nullatenenti, possibili vettori di malattie di ogni tipo”.
 
La preoccupazione non è eccessiva: Seoul ha infatti pubblicato oggi i dati relativi alla fuga dei nordcoreani dal Paese nel 2006 - oltre 10mila persone – che rappresentano un aumento allarmante rispetto ai 2mila del 2005.
 
Inoltre, sempre oggi il governo nordcoreano ha confermato che nella parte settentrionale del Paese è scoppiata un’epidemia di morbillo, che ha ucciso 4 persone e ne ha infettate altre 3mila. Secondo la Croce Rossa internazionale, Pyongyang ha chiesto 5 milioni di dosi di vaccino per fermare il contagio.
 
Alcuni rappresentanti del governo sudcoreano, anonimi, ritengono che la malattia sia una diretta conseguenza della nuova carestia che si starebbe abbattendo sulle coltivazioni del regime stalinista. La malnutrizione della popolazione ed anni di privazioni sanitarie avrebbero infatti creato nel Paese “il miglior campo di infezione esistente al mondo, per ogni tipo di malattia”.
 
Da parte sua, per cercare di frenare l’impatto la Chiesa coreana sta costruendo un Centro per l'Unificazione a 10 chilometri dal confine con il Nord che – dice un sacerdote locale ad AsiaNews – “servirà ad accogliere i rifugiati dal Nord ma anche a preparare i nostri laici, specialmente i giovani, alla possibile riunificazione”.
 
Lo scopo del Centro è “fornire un’assistenza di primo livello ai malati che scappano dal regime, ma anche quello di preparare i giovani per evitare la situazione che si è creata in Germania dopo la caduta del Muro: dobbiamo educare all'altruismo ed alla comprensione o rischiamo di trovarci con milioni di emarginati sociali”.
 
Il Centro – che dovrebbe essere completato nel 2008 – “si occuperà anche del reinserimento dei rifugiati: per i giovani, abbiamo deciso di aprire una scuola. Per gli adulti, cerchiamo di trovare aziende che siano disposti a farli lavorare”.
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