26/06/2007, 00.00
INDIA
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Manipur: i poteri speciali dell’esercito favoriscono un clima di terrore

di Nirmala Carvalho
Funzionari politici e gruppi per la tutela dei diritti chiedono la revoca di una legge del 1958 che dà poteri eccezionali all’esercito. Pensata per combattere i ribelli, è spesso diventata un’esenzione da ogni controllo. Attivisti per i diritti umani denunciano omicidi e violenze.

New Delhi (AsiaNews) – La Commissione per le riforme amministrative (Arc) ha chiesto ieri al premier Manmohan Singh di revocare la legge del 1958 che conferisce poteri speciali alle Forze Armate (Afspa). Attivisti per i diritti umani: questa legge umilia e divide la popolazione.

In un ampio rapporto, l’Arc spiega che la popolazione degli Stati indiani nordorientali è convinta di essere discriminata dal Governo centrale, anche a causa di questa legge. E’ comunque opportuno – dice - separare i poteri di chi controlla l’ordine pubblico da chi indaga sui reati e fissare per i dirigenti di polizia un termine massimo di tre anni per la permanenza in una carica. E’ pure consigliato che, in caso di disordini, il potere centrale possa subito intervenire e dirigere l’azione delle Forze pubbliche, per evitarne azioni del tutto indipendenti. L’Arc esemplifica questo vecchio problema con il caso di Ayodhya (città sacra per gli indù ma anche importante per gli islamici), “dove le forze dello Stato sono solo dislocate, ma mai impiegate”.

La revoca della legge è chiesta anche da autorevoli esponenti politici. Gruppi per la tutela dei diritti commentano che questa legge ha assicurato l’impunità all’esercito per omicidi, torture e violenze di ogni tipo. Babloo Loitongbam, dirigente di Human Rights Alert nello Stato di Maipur, spiega ad AsiaNews che “l’Afspa conferisce ai soldati il potere di arrestare ed uccidere i sospetti ribelli, senza timore di essere poi processati. La normativa vale per il Kashmir e le zone nordorientali dove ci sono forti movimenti rivoltosi. Spero che il governo revochi la legge al più presto aumentando i poteri dell’autorità civile. Da 6 anni Irom Sharmila fa lo sciopero della fame chiedendo l’abrogazione della legge, dopo che nel 2000 alcuni soldati hanno ucciso 10 ragazzi a una fermata d’autobus in una piccola città del Manipur”.

A Sharmila è stato assegnato il premio sudcoreano Gwanzu Award per la sua attività a favore dei diritti umani in India. Con lei il premio è stato assegnato a Lenin Raghuvanshi, che pure chiede l’abolizione di questi poteri speciali.

Raghuvanshi dice ad AsiaNews che “l’Afspa, attribuendo poteri straordinari all’esercito, ha causato un vero stato di paura nella popolazione. Di fatto la legge non è stata utile per combattere i ribelli, ma ha cagionato frequenti soprusi delle Forze armate contro singoli e gruppi nello Stato di Manipur, come l’uccisione di 11 persone nella città di Moreh. In questo Stato spesso è negato l’accesso a persone di altri Stati e a stranieri. L’informazione interna e verso l’esterno è spesso controllata dal governo. Anche se c’è un governo eletto, l’amministrazione è controllata da varie agenzie paramilitari dell’esercito indiano. La popolazione ha subito discriminazioni dal 1949, quando re Budhachandra è stato costretto a siglare l’accordo per “l’annessione” del Manipur all’India. Questo e il sistematico disinteresse di New Delhi per le esigenze culturali ed economiche della popolazione, hanno favorito la crescita di un movimento secessionista nel Manipur. Per la popolazione il governo indiano è straniero e diverso, come quello britannico. Dopo l’invio dei soldati, per controllare le spinte secessioniste, la vita della popolazione è peggiorata, perché uccidono, torturano e fanno violenze sessuali, con la certezza dell’impunità. La polizia non ha veri poteri: un funzionario della stazione di polizia di Moreh è stato schiaffeggiato da un soldato perché si è rifiutato di ricevere false accuse contro innocenti. I tribunali non possono intervenire contro l’esercito. Ai cittadini non è permesso di essere neutrali, debbono schierarsi con l’esercito o con i ribelli. Inoltre le forze armate sostengono alcuni gruppi etnici e li istigano a lottare tra loro. Sulla strada Moreh-Imphal queste bande armate estorcono denaro ai viaggiatori, in pieno giorno e non lontano dai punti di controllo dell’esercito. Ormai nessuno difende più la popolazione. Senza un rapido cambiamento, c’è il pericolo che aumentino la violenza e il terrore e che venga meno qualsiasi libertà”.

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