02/07/2013, 00.00
FILIPPINE – CINA
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Mar Cinese meridionale: Pechino apre al “codice di condotta”, nervi tesi con Manila

Cina e Paesi Asean cercano di allentare la tensione sui conflitti marittimi. Per il ministro thai degli Esteri la scelta di Pechino è “molto significativa”. Ma continua lo scontro con le Filippine, che accusano la controparte di “crescente militarizzazione” dell’area. Media cinesi invocano una “controffensiva”.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - Pechino apre alla stesura di un "codice di condotta" che regoli le controversie nel mar Cinese meridionale; una decisione accolta con favore dai Paesi Asean - associazione che unisce 10 nazioni del sud-est asiatico - come conferma il ministro thai degli Esteri, che parla di scelta "molto significativa". Tuttavia, a dispetto dei passi in avanti compiuti dalle diplomazie, resta alta la tensione fra Cina e Filippine con reciproci scambi di accuse e minacce. Del resto nel mar Cinese meridionale e orientale si giocano sfide importanti per lo sfruttamento di giacimenti petroliferi e gas naturali racchiusi nel sottosuolo marittimo, oltre che il controllo delle principali rotte commerciali.

Pechino e le nazioni dell'area hanno raggiunto un accordo che porterà alla organizzazione di un meeting a livello di ministri degli Esteri, che segue il vertice già in calendario per agosto in Thailandia dedicato alle controversie nel mar Cinese meridionale. Il ministro cinese degli Esteri Wang Yi ha confermato la disponibilità di Pechino a cooperare, "perché il mare che ci circonda sia un mare di pace, amicizia e cooperazione".

Le dichiarazioni del ministro cinese non bastano però a ricomporre la crisi diplomatica con le Filippine. Manila accusa Pechino di "crescente militarizzazione" del mar Cinese meridionale. Ad alimentare la tensione, il presunto sconfinamento in acque filippine - come più volte avvenuto in passato - di tre imbarcazioni battenti bandiera cinese. Per il ministro filippino degli Esteri Albert del Rosario la "massiccia" presenza di mezzi navali militari e paramilitari cinesi nei pressi delle Scarborough Shoal e del Secondo Thomas shoal è una minaccia alla pace nella regione Asia-Pacifico.

Alle accuse lanciate da Manila, rispondono in maniera durissima i media e l'opinione pubblica cinese, con editoriali al vetriolo sui giornali vicini al governo e al partito. I giornali parlano in modo aperto di inevitabile "controffensiva" contro le Filippine, se continueranno le provocazioni nei confronti di Pechino. In particolare è il People's Daily - quotidiano ufficiale del Partito comunista - ad alzare i toni dello scontro, anche se tutti gli attori in gioco - Cina, Paesi Asean e persino gli Stati Uniti, presenti al summit in Brunei col segretario di Stato John Kerry - non hanno alcun interesse (al momento) a innescare un conflitto aperto.

Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. Le isole Spratly e Paracel, quasi disabitate, sono assai ricche di risorse e materie prime. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono il Vietnam, le Filippine, la Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan. 

 

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