03/05/2012, 00.00
FILIPPINE – USA – CINA
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Mar Cinese meridionale: per contenere Pechino, Manila chiede armi agli Usa

Per il ministro filippino degli Esteri servono navi pattuglia, aerei da caccia e in sistema radar di controllo dell’area. Esso sarebbe un “sistema di difesa minimamente credibile”. Manila cerca altri partner, fra cui Giappone, Australia e Corea del Sud per costituire un fronte da contrappore alla Cina.

Manila (AsiaNews/Agenzie) - Per contenere l'espansionismo di Pechino nel Mar Cinese meridionale, Manila ha chiesto a Washington aiuti militari fra cui navi pattuglia, aerei da caccia e un sistema di radar per il controllo della costa. La conferma arriva dal ministro filippino degli Esteri Albert del Rosario ed è un ulteriore segnale della crescente tensione nell'area, dove è in corso una "guerra fredda" che vede opposti la Cina e le nazioni dell'area Asia-Pacifico, sostenute dietro le quinte dagli Stati Uniti. Per il capo della diplomazia di Manila, i mezzi militari statunitensi sono fondamentali per realizzare un "sistema di difesa minimamente credibile" da contrapporre alle egemonie di Pechino, che proprio in queste ore avrebbe inviato almeno 14 navi (di cui quattro militari e 10 pescherecci) al largo delle coste filippine.

Nelle scorse settimane Stati Uniti e Filippine hanno compiuto una serie di esercitazioni militari congiunte (cfr. AsiaNews 16/04/2012 Pechino: "Guerra fredda" le esercitazioni Usa-Filippine nel Mar cinese meridionale), criticate con forza dalla Cina e che hanno visto impegnati oltre 6mila soldati per un totale di 12 giorni. Del Rosario ha spiegato di voler "sventare ogni possibile incursione nelle nostre acque" dove - ha aggiunto - Manila intende rivendicare "i nostri diritti territoriali". Il capo della diplomazia filippina spiega infine che il Paese è alla ricerca di "assistenza di altri partner internazionali", fra i quali vi sarebbero in prima fila Giappone, Australia e Corea del Sud.

Di recente Pechino ha respinto la proposta avanzata dal governo filippino, che intende rivolgersi a un arbitrato internazionale per dirimere le controversie relative alle porzioni di mare e alle isole al centro della contesa. Nel 2009 la Cina ha presentato alle Nazioni Unite una carta in cui rivendica quasi per intero il Mar cinese meridionale, privilegiando inoltre trattative e accordi con i singoli Stati piuttosto che un accordo complessivo. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono Vietnam, Filippine, Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti.

In occasione dell'ultimo vertice dei Paesi Asean, tenutosi lo scorso 3 aprile a Phnom Penh (Cambogia) il presidente filippino Benigno Aquino ha suggerito di "assumere una posizione comune" nei confronti del governo cinese, che chiede invece "singoli" accordi con i vari attori in gioco, sfruttando la sua egemonia economica e militare nel continente asiatico. Lo scorso 16 aprile l'esercito filippino ha dato il via a 12 giorni di esercitazioni militari insieme alla marina statunitense, che hanno suscitato pesanti reazioni da parte della Cina, che vede nelle manovre navali una prova di forza di Manila per il controllo del Mar cinese meridionale. Secondo Pechino le esercitazioni sarebbero la prova di una "mentalità da Guerra Fredda".

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