19/10/2009, 00.00
VATICANO - ORTODOSSI
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Metropolita Zizoulas: Difendiamo il dialogo ecumenico contro chi lo contesta

di NAT da Polis
Al Secondo colloquio per il dialogo fra cattolici e ortodossi, in corso a Cipro vi sono state forti contestazioni e blocco dei lavori per il timore di “sottomettere l’Ortodossia al papa di Roma”. Anche fra i cattolici vi sono resistenze dogmatiste. A tutti risponde Johannes Zizoulas, metropolita di Pergamo, tenace assertore del valore del dialogo.

Paphos (AsiaNews) - Il 2°  round del dialogo tra  cattolici ed ortodossi è in corso a Paphos (Cipro) dal 16 al 23 ottobre. Esso però sembra non avere vita facile. Due giorni fa, gruppi di monaci ortodossi tradizionalisti e sacerdoti ortodossi di Larnaca hanno disturbato l’incontro della Commissione mista, domandando all’arcivescovo  Chrisostomos di fermarla. Essi reputano che il dialogo fra le due Chiese miri a “sottomettere l’Ortodossia al papa di Roma”. Eppure proprio su quest’ isola, terra  martoriata e di antiche tradizioni cristiane, divisa dall’ultimo muro presente in Europa, quello fra greci e turchi, Benedetto XVI giungerà in visita nel giugno 2010.

Il dialogo della Commissione mista cattolico-ortodossa ha avuto inizio a Ravenna nel 2007 dove è stata firmata la road map del processo verso la  piena unità. Il documento  di Ravenna, di grande importanza, è  basato sull’ecclesiologia del primo millennio, quando le due Chiese erano in piena comunione, benché  anche allora  sorgessero ogni tanto delle divergenze.

Al  documento di Ravenna è mancata la firma della Chiesa ortodossa russa , ritiratasi  per le divergenze con il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli sulla questione della Chiesa estone. Ma in questi giorni essa partecipa ai lavori. Il Patriarca Bartolomeo I ha ribadito due giorni fa a Costantinopoli che “partecipare al dialogo è nostro dovere ed un obbligo. Il dialogo è una strada senza ritorno”.

Proprio il punto sul dialogo è il tema di una intervista assai articolata che il metropolita di Pergamo Giovanni  Zizoulas ha rilasciato al giornalista cipriota Aris Viketos. Zizoulas è copresidente - insieme  al card. Walter Kasper - della Commissione mista, un eminente teologo  e una figura carismatica, convinto sostenitore del  dialogo.

Negli ambienti ecumenici si dice che con questa intervista Zizoulas invia importanti segnali ad alcuni settori  del pianeta ortodosso. Essi, benché minoritari, hanno la voce grossa e contestano il dialogo, perché essi stessi  sono vittime di un certo  narcisismo tradizionalista che rasenta l’infallibilità. L’intervista critica anche certi settori della Chiesa cattolica imbrigliati in un eccessivo razionalismo dogmatico, e vogliono che nulla  sia cambiato.

Con acutezza, lo stesso Zizoulas, commentando ad AsiaNews la situazione del “pianeta cristiano” di oggi, ha detto:  “Il mondo cristiano di oggi ha molti vescovi, pochi teologi e scarsa conoscenza ecclesiologica”.

Il dialogo e il Patriarcato ecumenico

Ritornando all’intervista, Zizoulas mette anzitutto in chiaro che “la decisione di partecipare al dialogo con la Chiesa cattolica è stata presa all’ unanimità da tutte le chiese ortodosse. Pertanto inveire conto il dialogo , il Patriarcato Ecumenico e la mia persona è ingiusto. Tutte le chiese ortodosse  sono state d’ accordo sull’ importanza del dialogo e  sul fatto che esso deve continuare”

“Il  Patriarcato Ecumenico  - prosegue - come in tutti le altre questioni ortodosse, ha solo un ruolo di coordinamento e noi come gli altri membri della Commissione siamo degli esecutori impegnati,  secondo la nostra  propria coscienza, nel mandato che ci è stato assegnato. Siamo aperti alle critiche perché non siamo infallibili , come i nostri critici non sono infallibili. Chi non vuole il dialogo, si oppone alla comune volontà di tutte le Chiese ortodosse”.

Sulle prese di posizione dei monaci del Monte Athos – molto contrari al dialogo – il metropolita di Pergamo è esplicito: “Rispetto il loro parere e le loro sensibilità sulle questioni di fede. Ma perché essi devono avere il monopolio della verità sulle questioni di fede? Gli altri capi delle Chiese sono forse privi di tale sensibilità? Tutti i fedeli della Chiesa hanno diritto ad esporre il proprio pensiero. Ma tutti i pareri devono sottostare al vaglio dei sinodi. Se il grande Padre della Chiesa san Basilio metteva a giudizio dei sinodi il suo parere, figuriamoci noi!”.

Il primato petrino

I monaci del  Monte Athos e alcuni settori conservatori del pianeta ortodosso contestano il Patriarcato ecumenico di cedere a Roma sulla questione del primato pietrino. Chiamato a rispondere su questa questione, Zizoulas dice: “A questi monaci, che ritengo non si considerino infallibili, come non lo è la mia modestia, dico che  la questione del primato è questione ecclesiologica.  E l’ecclesiologia come si sa, fa parte della dogmatica, cioè della fede. Quando si  dialoga su questa questione , si prende in esame una nostra divergenza dogmatica. Non c’ è alcuna intenzione di tralasciare altre questioni dogmatiche…Semplicemente, la nostra esperienza ci ha dimostrato che bisogna prima concordare su questioni basilari dell’ ecclesiologia, perché la questione del primato è stata  fatale  e tragica  nei rapporti tra mondo ortodosso e cattolico”.

“Il testo di Ravenna - continua Zizoulas  - è  molto importante, ma purtroppo non ha ricevuto la dovuta attenzione e divulgazione. É stato  concordato che il primato, a qualsiasi livello esso venga esercitato, va inteso nel suo carattere sinodale. É questo che sostiene ed  applica la Chiesa ortodossa e  trova le sue radici nel  34°  canone apostolico… Anche la Chiesa ortodossa ha dei primus, ma essi non posso decidere senza il sinodo; ma neppure il sinodo senza di loro. Questo punto focale è stato accettato all’ incontro di Ravenna, malgrado esso non concordi con [la concezione de] il primato come monarca. Il secondo punto del documento di Ravenna è che il primato si riallaccia al concetto di pentarchia dei patriarcati [1]. Questo valeva  durante  il primo millennio, e questo dovrà valere, anche nel caso in cui i restanti presupposti del primo millennio manterranno la loro validità. Ragion per cui non si capisce la loro [dei monaci del Monte Athos] opposizione al dialogo. Dobbiamo tutti accettare [tali conclusioni] e nel caso in cui anche il papa accetti la struttura canonica della Chiesa come era configurata nel primo millennio, dovremmo essere tutti felici… Il testo di Ravenna fa propri i principi basilari  della Chiesa del primo millennio”.

Gli uniati

Sulla questione  uniata e le conseguenti divergenze emerse con la Chiesa cattolica il metropolita di Pergamo riferisce che la questione uniata “non  ha mai smesso di costituire per noi ortodossi una questione seria. Sono state fatte lunghe discussioni nel contesto del dialogo e abbiamo concordato con la Chiesa cattolica di non prendere l’uniatismo come modello verso l’unità e neanche di usarlo come modello di proselitismo. La questione uniata verrà presa in considerazione quando verrà affrontato il primato nel 2° millennio, quando appunto è nato tale fenomeno”.

Ecumenismo: eresia?

Alla domanda se l’ecumenismo costituisce un’eresia, Zizoulas ha risposto: “Per definire qualcuno come eretico, occorre esaminare se quel qualcuno  rifiuta i principi fatti propri  dai sinodi ecumenici. Da parte di chi fra gli ortodossi partecipa al dialogo ecumenico non mi risulta alcuna deviazione dai principi della fede. Inoltre saper dialogare con chi è contrario al proprio credo non ti rende eretico. Il dialogo ecumenico non ha nulla da nascondere e il nostro cammino è ancora lungo”.

Sulle prospettive del dialogo, Zizoulas ha concluso dicendo: “La storia è  guidata da  Dio. Chi proclama che l’unità della chiesa è impossibile, significa che lui si sostituisce a Dio. Chi siamo noi che vogliamo predeterminare il futuro? Noi siamo chiamati per  lavorare anche con fatica perché tutto diventi  uno . Se non mettiamo in atto questo, o lo facciamo a scapito della fede dei nostri padri , allora renderemo conto al nostro Dio. L’esito finale sta nelle Sue mani. Lui troverà il modo per far valere la Sua volontà, perché tutti siano uno. Noi semplicemente  dobbiamo lavorare per l’unità”.

[1] La Chiesa del primo millennio era amministrata dai 5 Patriarcati: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Gerusalemme, Antiochia. Il primato toccava a Roma.

 

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