25/10/2016, 08.42
LIBANO
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Michel Aoun incontra il patriarca Rai, dopo l’appoggio della maggioranza dei partiti libanesi

di Pierre Balanian

E’ quasi sicuro che Il gen. Aoun verrà eletto nuovo presidente del Libano alla seduta del 31 ottobre. Egli è sostenuto da Saad Hariri, da Hezbollah, dalle Forze Libanesi. Il suo partito ha buoni rapporti con cristinai, sciiti e sunniti. Dubbiosi i drusi di Jumblatt. Il no di Nabih Berri e di Amal. Stupore per il silenzio dell’Arabia saudita. Il primo presidente “Made in Libano”.

Beirut (AsiaNews) –  Dopo due anni e mezzo di incapacità ad eleggere un presidente della repubblica - dalla fine del mandato a Michel Suleyman – il Libano inizia a vedere la luce alla fine del tunnel. La seduta del Parlamento per votare un nuovo presidente, prevista per 31 ottobre prossimo, terminerà, secondo tutti gli analisti politici locali, con l’elezione a maggioranza del generale Michel Aoun, finora candidato degli Hezbollah e due giorni fa, a sorpresa anche di Saad Hariri. La scorsa estate Aun aveva ricevuto anche l’appoggio del capo delle Forze Libanesi Samir Geagea. L’altro candidato, Suleyman Franjiye, alleato di Aoun e di Hezbollah, non ritira la sua candidatura “pur consapevole che il generale abbia molte più possibilità di vittoria” come ha affermato all’emittente televisiva cristiana indipendente Lbc.

Come unici oppositori alla sua candidatura Aoun trova ora il capo del partito sciita Amal Nabih Berri e l’incertezza proverbiale del capo dei drusi Walid Jumblatt, la cui opposizione non cambierebbe affatto i risultati. Di solito però i drusi hanno sempre optato di appoggiare la maggioranza. Ma per creare il più ampio consenso, tutti a Beirut si aspettano una visita del gen. Aoun a Jumblatt nei prossimi giorni. Secondo indiscrezioni, prima di potersi esprimere in modo definitivo, Jumblatt aspetta il ritorno dell’ambasciatrice Usa a Beirut.

Tutto fa presagire che il gen. Aoun diverrà il prossimo presidente della Repubblica Libanese, dato che egli ,gode anche dell’appoggio dai partiti indipendenti come i partiti armeni.

Due giorni fa Aoun ha visitato la sede patrarcale maronita a Bkerke, sulle colline a 25 Km a nord di Beirut, dove si è incontrato con il card. Beshara Rai.

Fonti vicine a Bkerke affermano che la sede del patriarcato maronita “dopo lunghi decenni, non poteva non appoggiare l’elezione di un presidente Made in Libano”. E’ infatti la prima volta dalla fine della sanguinosa guerra civile libanese che l’elezione del presidente della repubblica avviene senza imposizioni straniere. In effetti, in passato, l’Arabia saudita ha avuto un’influenza determinante nel Paese dei cedri. Oggi nessuno trova un senso al silenzio di Riyadh, contraria da sempre alla candidatura di Aoun.

L’incontro fra il generale ed il card. Rai è importante. Il patriarca è considerato l’unificatore della volontà dei cristiani libanesi e garante del Patto Nazionale che ha dato vita al Libano. Egli esercita un peso morale sui libanesi di tutte le confessioni religiose. Insieme al gen. Aoun, vi era anche Gaby Jibrail, responsabile dei rapporti con i leader religiosi nel partito politico creato da Aoun, che ha parlato degli ottimi rapporti che legano il suo partito con gli sciiti e con i sunniti.

Michel Aoun ha informato il card. Rai delle ultime evoluzioni e del contenuto dei suoi incontri con Saad Hariri e con il segretario generale degli Hezbollah Hasan Nasrallah e del consenso quasi unanime della maggior parte delle forze politiche del Paese nell’appoggiare la sua candidatura. Il generale ha espresso grande fiducia nel successo della seduta del Parlamento prevista per il 31 ottobre e nella possibilità quasi certa questa volta di poter garantire al Paese un presidente che manca da due anni.

Il card. Rai ha espresso  la sua “soddisfazione e tranquillità” nel vedere finalmente realizzato quanto chiesto da sempre, ovvero che i gruppi parlamentari si mettessero d’accordo sull’elezione di un presidente in risposta alle attese di tutti gli abitanti.

Il cardinale si era sempre rifiutato di nominare un candidato sottolineando sempre che andava rispettata la Costituzione e che il primo dovere fondamentale del parlamento consisteva nell’eleggere un presidente. “Sarebbe vergognoso – ha detto spesso - festeggiare il primo centenario della nascita del Libano fra quattro anni” con l’incapacità di eleggere un presidente della repubblica.

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