23/07/2013, 00.00
AUSTRALIA – PAPUA NUOVA GUINEA
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Migranti, l’accordo tra Canberra e Port Moresby. L’indignazione della Chiesa: 'L’isola di Manus come Lampedusa'

L’isola di Manus sarà luogo di accoglienza temporanea per tutti i richiedenti asilo in Australia, che poi li smisterà tra le isole. La Chiesa condanna l’accordo raggiunto tra Australia e Papua Nuova Guinea. P. McDonough, della Congregazione dei Passionisti, lancia un appello alle Conferenze episcopali dei rispettivi Paesi: “Richiamate i governi a quel senso di giustizia sul quale sono fondate le nostre società e le nostre nazioni”.

Port Moresby (AsiaNews) - Contro l'accordo firmato tra Australia e Papua Nuova Guinea per l'assorbimento dei rifugiati, p. Phillip Gibbs, da anni missionario in terra papuana, ricorda la 'globalizzazione dell'indifferenza' condannata da Papa Francesco nel suo viaggio a Lampedusa. "Il nostro Santo Padre ha ringraziato la gente di quell'isola per lo sforzo di ospitalità e solidarietà dimostrato nei confronti dei migranti - scrive in qualità di segretario della Commissione per le questioni sociali presso la Conferenza episcopale - invito la Chiesa e la gente ad insistere per una soluzione umana".

Venerdì 19 luglio, Kevin Rudd e Peter O'Neill - Primi ministri di Australia e Papua Nuova Guinea - hanno concordato che tutti i rifugiati che sbarcheranno sulle coste australiane saranno inviati sull'isola papuana di Manus. Il centro di raccolta dell'isola di Manus, dopo aver provveduto ad analizzare le singole richieste d'asilo, distribuirà i casi idonei tra la Papua e altre isole del Pacifico. Il provvedimento, motivato da Canberra come "misura preventiva contro il contrabbando e i continui naufragi di imbarcazioni clandestine che tentato l'approdo in Australia",  ha raccolto le critiche anche dell'Alta commissione per i rifugiati presso le Nazioni unite, che mette in guardia da una destabilizzazione sociale della stessa isola di Manus.

P. John Glynn, della Conferenza episcopale papuana, è stato uno dei primi missionari irlandesi ad aiutare i bambini di strada di Port Moresby e conscio dei problemi sociali ed economici che affliggono l'isola, si chiede "come sia possibile pensare che la Papua riesca ad assorbire un tale flusso di rifugiati, quando mancano lavoro, assistenza sanitaria e istruzione per gli stessi locali". Papua Nuova Guinea è l'area più povera tra le isole che sorgono al largo delle coste australiane, ma in molti concordano sul fatto che, nella regione, essa può vantare una delle Costituzioni più avanzate in tema di accoglienza. Tuttavia, come sollevato da P. Glynn, se si considera l'arretratezza delle strutture economiche e sociali, è impossibile pretendere che si trovino i mezzi per ospitare migliaia di rifugiati ogni anno (15mila solo negli ultimi 12 mesi).

"I migranti hanno fatto la fortuna di un Paese come l'Australia e potrebbero fare lo stesso per Papua - aggiunge p. Gibbs, il quale critica l'accordo tra i due Paesi soprattutto come atto di asservimento da parte del secondo verso il primo - ma un accordo che si propone di portare una persona all'interno dei propri confini, contro la propria volontà, è offensivo per il Paese stesso, ne deteriora l'immagine internazionale".

L'8 luglio, Papa Francesco si è recato sull'isola di Lampedusa, dove ogni anno sbarcano decine di migliaia di migranti, per "risvegliare le coscienze" e manifestare la propria vicinanza a coloro che hanno sfidato il mare e a quelli che li hanno accolti. In quell'occasione, celebrando messa vicino al 'cimitero delle barche', il  Santo Padre ha condannato la 'globalizzazione dell'indifferenza', che ci ha privati della "capacità di piangere" e del "senso di responsabilità fraterna".

 

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