26/01/2012, 00.00
LIBIA
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Milizie libiche in scontri sanguinosi; 8500 prigionieri in carceri “segrete”

Il governo centrale debole o assente non è in grado di gestire la consegna delle armi da parte dei diversi gruppi che si affrontano per regolamenti di conti o per il controllo del territorio. L’inviato dell’Onu non esclude che il conflitto interno possa aumentare.
Tripoli (AsiaNews) – Le Nazioni Unite esprimono preoccupazione perché le milizie libiche sono fuori controllo, e tengono prigioniere migliaia di persone in centri di detenzione segreti. Ian martin, inviato dell’Onu in Libia, ha dichiarato al Consiglio di sicurezza che i recenti scontri a Bani Walid, che hanno provocato quattro morti, sono stati originati da un conflitto fra le milizie rivoluzionarie e gli abitanti armati di Bani Walid. Altri scontri a fuoco si sono verificati nelle stesse ora a Tripoli e a Bengasi. Le Nazioni unite affermano che più di ottomila seguaci di Gheddafi sono tenuti prigionieri dalle milizie, con rapporti di torture, e che il governo a interim è troppo debole per affermare la sua autorità, o ottenere la consegna delle armi.

Fonti locali di AsiaNews confermano che la situazione della sicurezza e dell’ordine pubblico è totalmente fuori controllo. “Ci sono armi dappertutto, anche qui a Tripoli. Sentiamo sparare di frequente, in particolare di notte. Evitiamo di uscire quando cala il buio, perché la possibilità di essere rapinati o aggrediti è molto alta”. Più che a un ritorno in forze dei sostenitori del colonnello Gheddafi, le fonti locali attribuiscono gli scontri anche sanguinosi a regolamenti di conti tribali, a vendette fra clan e a lotte per il controllo del territorio.

Il rapporto di Ian Martin al Consiglio di sicurezza evidenzia che il governo non è in grado di gestire la situazione, e che la Libia fa i conti con “istituzioni statali deboli e a volte assenti”. Questo elemento, unito alla “lunga assenza di partiti politici e di organizzazioni della società civile rende la transizione più difficile”. Martin ha escluso che i combattimenti a Bani Walid, che è stata una delle ultime roccaforti del regime, abbiano riportato i gheddafiani al possesso della città.

Anche se le autorità finora sono riuscite a contenere l’entità degli scontri, questi possono aumentare in frequenza e in ampiezza, con conseguenze imprevedibili. L’assenza del governo è particolarmente evidente dal punto di vista dei diritti umani. 8500 prigionieri "lealisti" sono detenuti in 60 centri dalle milizie, senza nessun controllo centrale.
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