03/05/2014, 00.00
CAMBOGIA - ASIA
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Minacce, pressioni, violenze e carcere: la vita quotidiana degli "eroi dell'informazione" in Asia

Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale per la libertà di stampa. Riconoscimenti a giornalisti cambogiani, birmani, cinesi e vietnamiti. I governi di Pechino e Hanoi rafforzano la censura. Direttore generale Rsf: "Onorare il coraggio di giornalisti e blogger che sacrificano la vita per seguire la loro vocazione".

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Un giovane reporter cambogiano, vittima di ripetuti attacchi per aver denunciato violazioni ai diritti umani, e un giornalista birmano finito in carcere per aver condotto un'inchiesta sono fra i 100 "eroi dell'informazione" 2014. A stilare la speciale classifica l'osservatorio internazionale sui media Reporter senza frontiere (Rsf), che oggi 3 maggio festeggia la Giornata mondiale per la libertà di stampa. L'ente con sede a Parigi ha voluto inoltre premiare un monaco buddista tibetano e attivista, che ha realizzato un documentario che racconta le sofferenze dei tibetani sotto il regime di Pechino; menzioni speciali anche a tre giornalisti cinesi e tre colleghi vietnamiti, costretti a lavorare in condizioni sempre più difficili a causa della restrizioni operata dai governi sulla stampa.

Christophe Deloire, segretario generale Rsf, sottolinea che "la Giornata mondiale per la libertà di stampa... dovrebbe essere occasione per onorare il coraggio di giornalisti e blogger che sacrificano la propria sicurezza e, a volte, la loro vita per seguire la propria vocazione". L'organizzazione chiede non solo sostegno per le vittime di abusi, ma allo stesso tempo di celebrare quanti possono essere modello e ispirazione per altri colleghi.

Il più giovane cronista a essere premiato quest'anno è il 25 enne foto-giornalista cambogiano Oudom Tat, che ha seguito a lungo le annose dispute sui terreni a Phnom Penh e in altre province del Paese. Nel 2011 ha collaborato con Voice of Democracy, una delle poche stazioni radio indipendenti ad avanzare critiche al governo del premier Hun Sen. Egli ha inoltre denunciato le condizioni terribili dei lavoratori del tessile e coperto a lungo le battaglie legali sulle proprietà delle terre. Per questo egli è stato vittima di "minacce e attacchi ripetuti" dall'inizio del 2013.

Una menzione speciale è rivolta al reporter di lungo corso birmano Zaw Phay, che ha seguito la Rivoluzione zafferano nel 2007 per il sito indipendente con sede in Norvegia Democratic Voice of Burma (Dvb). Nel 2010 è stato condannato a tre anni di carcere per aver filmato "senza permesso" una crisi idrica nella regione di Magway, nel centro del Myanmar. Rilasciato nel 2012 dietro amnistia, è stato di nuovo imprigionato e condannato questo mese per aver lavorato su un'inchiesta riguardante un programma scolastico finanziato da un ente giapponese.

Secondo lo speciale rapporto elaborato nei mesi scorsi da Rfs, che prende in esame 180 nazioni nel mondo, nel 2013 Cina e Vietnam hanno fatto registrare un peggioramento ulteriore in tema di libertà di stampa. Il regime comunista di Pechino scende dal 173mo al 175 posto, a causa della crescente censura imposta dai vertici del Partito che ha aperto le porte del carcere a dissidenti di primo piano fra cui il premio Nobel Liu Xiaobo. Il Vietnam è passato al 174mo (l'anno precedente era al 172), avendo rafforzato i controlli sull'informazione "sullo stile del Gran fratello cinese". La nazione asiatica resta il secondo Paese al mondo per numero di giornalisti e blogger in prigione. Restando nel continente, il Myanmar si attesta in 145ma posizione (scalando nove gradini), mentre la Cambogia scende al 144 rispetto al 143 del 2013.

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