07/12/2019, 12.09
PAKISTAN
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Minacce a una coppia: lei è musulmana e ‘non deve amare’ un cristiano

di Shafique Khokhar

I giovani sono sposati con rito interreligioso e mantengono ognuno la propria fede. Tuttavia i parenti della ragazza osteggiano il matrimonio e accusano i cristiani di rapimento. La coppia è costretta a vivere in una località segreta. Ha affrontato un processo e il loro matrimonio è stato dichiarato legale.

Faisalabad (AsiaNews) – Una giovane coppia pakistana è costretta a vivere in una località segreta per le minacce ricevute da parte della famiglia della ragazza, di religione musulmana. I parenti di “T” [indicata solo con l’iniziale del nome per motivi di sicurezza, ndr], la sposa di 19 anni, osteggiano la decisione della figlia, che ha sposato liberamente e senza costrizioni un ragazzo cristiano, Akash Maish di 20.

I coniugi sono sposati con rito interreligioso e mantengono ognuno la propria fede, ma i parenti di “T” accusano i cristiani di rapimento. Ad AsiaNews Naveed Walter, presidente di Human Rights Focus Pakistan (Hrfp), denuncia “i religiosi islamici faziosi che impartiscono insegnamenti basati sull’odio, e creano l’estremismo religioso contro le altre religioni”.

I due giovani si sono incontrati per caso ad un corso accademico e si sono innamorati. Hanno deciso di sposarsi con un rito interreligioso, ognuno mantenendo il rispettivo credo e pregando secondo la propria religione. Il matrimonio è avvenuto il 28 agosto scorso ed è stato comunicato alle famiglie il giorno successivo.

Appresa la notizia, i genitori di “T” hanno sporto denuncia per rapimento; poi aiutati da religiosi e polizia hanno razziato la casa di Akash e di alcuni amici in cerca della coppia. Gli agenti hanno arrestato e torturato la madre del ragazzo, suo fratello maggiore e due zii.

La madre e il fratello più grande sono rimasti per mesi in carcere in attesa di giudizio. Alla fine, grazie al sostegno legale di Hrfp, la donna ha ottenuto il rilascio su cauzione il 6 novembre; il figlio pochi giorni prima, il 31 ottobre.

Nel frattempo, la polizia ha continuato a indagare e a cercare la coppia. Infine i due sono stati “catturati” a Karachi, circa 930 km di distanza da Faisalabad (luogo d’origine), e tradotti nel carcere distrettuale il 18 novembre. Alla fine del mese, sono comparsi davanti al giudice: in quell’occasione, “T” ha ribadito di aver sposato in maniera consapevole l’amato, di non essere stata né rapita né forzata in qualche modo, e che continua a professare l’islam e a pregare il profeta. Poi ha aggiunto di essere molto felice con il marito.

I giudici hanno disposto il rilascio perché il fatto non sussiste e il matrimonio della coppia è legale. Al momento essi vivono nascosti perché la famiglia di “T” non si rassegna a vederla felice con un uomo cristiano e continua le ricerche. Naveed lamenta: “Perché solo gli uomini musulmani possono sposarsi con le ragazze cristiane, indù, sikh e delle altre minoranze?”.

Secondo l’attivista, “i problemi sorgono solo nel caso in cui i matrimoni siano forzati”, come i tanti casi di rapimento e conversione forzata all’islam di minorenni delle minoranze. “Ma quando entrambi gli sposi sono adulti e il matrimonio è consensuale – prosegue – questo deve essere accettato. Se la Costituzione consente i matrimoni misti, perché il governo non protegge le coppie e le famiglie?”.

Naveed critica infine la solerzia della polizia, “che subito si mobilita alla ricerca della coppia quando la ragazza è musulmana. Invece le giovani delle minoranze sono ancora disperse e la polizia e i persino i tribunali chiudono i procedimenti per paura delle ritorsioni dei radicali”.

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