30/09/2004, 00.00
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Minoranze cristiane in Pakistan: poca libertà e pressione islamica in crescita

Il presidente pakistano Musharraf incontra oggi Giovanni Paolo II.

Islamabad (AsiaNews) - Legge sulla blasfemia, islamizzazione forzata, democratizzazione, istruzione: sono questi i nodi sui quali i cristiani pakistani chiedono un'azione riformatrice del governo e l'impegno del presidente Musharraf.

La legge sulla blasfemia - che prevede la pena di morte per chi offende l'islam - è stata giudicata "un'anomalia nel nostro sistema legale" da mons. Lawrence Saldanha, arcivescovo di Lahore. Molti cristiani sono stati uccisi in nome di tale norma. Proprio per protestare contro questa legge - che favorisce il fondamentalismo e copre vendette private - mons. John Joseph, vescovo di Faisalabad, si è tolto la vita nel 1998 in segno di denuncia contro il caso di Ayub Masih, un cristiano condannato a morte per blasfemia. I cristiani ancor oggi detenuti in prigione a causa della legge sulla blasfemia sono 7. A maggio era stato assolto Aslam Masih, un cristiano di Lahore, in carcere da 4 anni per offese alla religione islamica. Aslam era stato imprigionato nel novembre 1998, ma solo di recente il principale testimone dell'accusa aveva ammesso che la polizia gli aveva fatto testimoniare il falso contro Aslam.

Alcuni tentativi di "conversione forzata" all'islam hanno messo in allarme i cristiani pakistani: a maggio Javed Anjum, un cattolico di 18 anni, era stato rapito e torturato da islamici che volevano convertirlo a forza alla loro religione. Javed è morto in seguito alle percosse ed è considerato un martire della fede dai cattolici pakistani. La commissione Giustizia e Pace di Lahore ha denunciato casi di conversioni forzate: "Giovani non musulmani sono stati convertiti all'islam con la forza e circoncisi contro la loro volontà" denuncia Peter Jacob, segretario della Commissione. Nel novembre scorso il 15enne cattolico Zeeshan Gill era stato costretto a diventare musulmano da alcuni compagni di scuola. Insegnanti islamici lo hanno minacciato e picchiato, costringendolo a seguire lezioni alla madrassa Jamia al Qasim al Aloom. Zeeshan è riuscito poi a fuggire dalla madrassa, ma vive nascosto per paura di ritorsioni.

Un passo avanti è stato compiuto in campo politico con l'abolizione del "sistema elettorale separato", che regolava il diritto di voto in base all'appartenenza religiosa. Le minoranze non musulmane potevano votare un ristretto numero di candidati e solo della propria religione. Ora invece le elezioni avvengono in maniera democratica. Ma secondo l'organizzazione per i diritti umani Human Right Watch (HRW) ci sono ancora aspetti criticabili nella democrazia in Pakistan. In particolare, il Nuovo Quadro Giuridico (Legal Framework Order) varato da Musharraf nel 2002 ha aumentato il potere del presidente, limitato quello dei rappresentanti eletti e rafforzato il ruolo politico dell'esercito. Inoltre, il nuovo codice prescrive che tutti i membri dell'Assemblea Nazionale e del Senato siano laureati. Ma secondo HRW, questa limitazione causa una classe dirigente elitaria perchè esclude la maggior parte dei cittadini pakistani, privi di un'educazione universitaria.

In campo educativo docenti cristiani e musulmani moderati denunciano un'islamizzazione fondamentalista dei libri di testo nelle scuole. Inoltre, i vescovi pakistani, in un recente incontro con il nuovo primo ministro Aziz, hanno chiesto che vengano restituite alla Chiesa le scuole private nazionalizzate nel 1972.

Le diocesi cattoliche in Pakistan sono 7: Faisalabad, Hyderabad, Islamabad – Rawalpindi, Karachi, Lahore, Multan e Quetta (Prefettura apostolica).  

Il Pakistan conta 143 milioni di abitanti, al 96,1% musulmani. I cristiani sono il 2,5%, circa 3milioni 800mila; i cattolici sono 1.288.000. (LF)

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