13/08/2020, 08.20
BIELORUSSIA-RUSSIA
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Minsk, mons. Kondrusiewicz: Dialogare per la pace. Kirill e i vescovi ortodossi applaudono a Lukashenko

di Vladimir Rozanskij

I vescovi cattolici chiedono la fine delle violenze e che si apra un tavolo di trattative fra governo e opposizione. Per Kirill, la vittoria di Lukashenko “esalta l’attenzione alle questioni spirituali e morali della vita delle persone”. Per alcuni sacerdoti ortodossi, le congratulazioni dei loro vescovi sono una “umiliazione della dignità umana”. Continuano manifestazioni e scontri.

Mosca (AsiaNews) – La rozza falsificazione delle elezioni presidenziali del 9 agosto scorso, ha spinto il capo della Chiesa cattolica in Bielorussia, l’arcivescovo-metropolita di Minsk-Mogilev Tadeusz Kondrusiewicz (già vescovo a Mosca), a rivolgere un appello alle autorità del Paese e ai rappresentanti dell’opposizione. L’appello è stato diffuso l’11 agosto dal canale Telegram cattolico Religija segodnja. Il metropolita osserva che un conflitto di tale portata si verifica per la prima volta nella storia recente della Bielorussia e chiede di aprire un tavolo di trattative.

L’arcivescovo Kondrusiewicz (foto 1) esorta: “In questo momento cruciale della nostra storia, in nome di Dio e della sua infinita misericordia, dell’amore e della pace, io mi rivolgo a tutte le parti in conflitto, con l’appello di interrompere ogni azione violenta. Che le vostre mani, create per il lavoro pacifico e la concordia fraterna, non si levino con le armi, né le pietre. Che al posto della forza delle armi regni la forza degli argomenti fondati sul dialogo nella verità e sull’amore reciproco”. Basandosi sulle “secolari tradizioni degli slavi”, egli propone di radunare in tempi brevi una tavola rotonda, affinchè dietro di essa, e “non dietro alle barricate” si possano cercare le vie di uscita dalla crisi.

La Chiesa cattolica in Bielorussia è maggioritaria nelle regioni occidentali del Paese, al confine con la Polonia; è presente in modo significativo nelle altre regioni a maggioranza ortodossa. Anche mons. Oleg Budkevič, vescovo cattolico di Vitebsk (foto 2), città vicina ai confini con la Russia, ha rivolto un appello in favore della pacificazione nazionale, sottolineando che “l’unica via d’uscita è la ricerca della verità, e la verità non sta mai dalla parte della violenza… è chiaro che non viviamo in un mondo ideale, ma c’è sempre la possibilità di usare il buon senso, sempre!”. Mons. Budkevič ha invitato i credenti a usare l’unica arma efficace, quella della preghiera del santo Rosario.

Il metropolita ortodosso di Minsk Pavel (Ponomarev, foto 3), esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, ha seguito invece l’esempio del patriarca di Mosca Kirill (Gundjaev) e si è congratulato con il presidente Lukašenko “per l’elezione all’elevato e responsabile rango di presidente della Repubblica di Bielorussia”. Le congratulazioni sono però giunte con un certo ritardo rispetto ai risultati ufficiali comunicati dalle autorità. Il metropolita Pavel, a differenza di Kondrusiewicz, è un cittadino russo e non bielorusso, e Lukašenko ha dichiarato di confidare in lui “per la difesa della sovranità della Bielorussia, la custodia dell’eredità spirituale e culturale e il rafforzamento della stabilità sociale ed economica della nostra patria”, lanciando un messaggio indiretto di amicizia verso lo stesso presidente russo Vladimir Putin.

Il patriarca di Mosca Kirill aveva sottolineato a sua volta che la vittoria di Lukašenko “esalta l’attenzione alle questioni spirituali e morali della vita delle persone, come testimonia la fruttuosa collaborazione tra gli organi del potere statale e l’esarcato ortodosso in Bielorussia”. Lo status del metropolita Pavel è paragonabile a quello del metropolita Onufryj (Berezovskij) di Kiev, capo di una Chiesa autonoma, ma insieme sottomessa al Sinodo moscovita. Gli appelli di Kirill e di Pavel non hanno avuto certo un impatto favorevole sull’opinione pubblica bielorussa, molto arrabbiata per le falsificazioni elettorali. Perfino alcuni sacerdoti ortodossi hanno dichiarato che tali azioni da parte delle autorità sono una “umiliazione della dignità umana”.

La teologa ortodossa bielorussa Natalia Vasilievič ha scritto su Facebook che “le autorità esercitano pressioni sui sacerdoti ortodossi che hanno partecipato alle proteste”, frenando perfino il sostegno che essi dimostrano sui social media. Del resto, a quattro giorni dalle elezioni, le proteste non accennano a fermarsi, dopo “l’esilio” in Lituania di Svetlana Tikhanovskaja, la candidata dell’opposizione. A Minsk alcune centinaia di donne in abito bianco hanno formato una catena umana con i fiori in mano, in solidarietà con la Tikhanovskaja e con le vittime delle proteste. Uno dei candidati esclusi, Valerij Tsepkalo, ha annunciato su Telegram di voler fondare un “Fronte di salvezza nazionale” per la difesa della democrazia in Bielorussia, e di volere rivolgersi all’Unione Europea per cercare appoggi. Tsepkalo ha chiesto a tutti i bielorussi di riconoscere la Tikhanovskaja come legittimo presidente del Paese. lo steso Lukašenko ha deciso di convocare una “consultazione speciale” sulla situazione, pur ritenendo che “i disordini sono orchestrati all’estero”.

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