08/06/2012, 00.00
PAKISTAN
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Missionario in Pakistan: unità e formazione dei cristiani, per il futuro del Paese

di Jibran Khan
AsiaNews ha intervistato p. Robert McCulloch, sacerdote di origini australiane per 34 anni in Pakistan. Egli ha ricevuto un ambito premio dal presidente Zardari, per il lavoro svolto. Il religioso sostiene che le minoranze sono “discriminate, non perseguitate” e sottolinea l’importanza dell’educazione per lo sviluppo sociale. Da poche settimane è a Roma, ma torna spesso nel Paese di missione.

Islamabad (AsiaNews) - I cristiani in Pakistan "sono discriminati, non perseguitati", per questo è necessario che "restino uniti" e mantengano viva la speranza che "è dentro di noi" per un futuro migliore del Paese. E per l'avvenire della Chiesa cattolica, la sensazione è di "grande fiducia" perché "le nuove generazioni desiderano lavorare" per promuovere una vera "dignità della vita umana" come insegnato nel Vangelo. È quanto afferma ad AsiaNews p. Robert McCulloch, sacerdote di origine australiana (è nato nei dintorni di Victoria, nel 1946), per 34 anni missionario dell'Ordine Colombaniano nella nazione asiatica, dove è arrivato nel 1978 e da poco trasferito a Roma per ricoprire un nuovo incarico. Egli ha mantenuto i legami con il Paese dove ha vissuto per quasi quarant'anni e spesso ritorna in Pakistan per seguire le numerose iniziative - scuole, ospedali, centri - avviati negli anni. Di recente p. Robert ha ricevuto dalle mani del presidente pakistano Asif Ali Zardari, nella capitale Islamabad, un premio governativo - il Sitara-i-Quaid-i-Azam - per la sua opera a favore dello sviluppo della nazione (nella foto, il sacerdote con Zardari e Paul Bhatti).

Durante i lunghi anni di missione, il sacerdote australiano ha alternato l'attività di insegnante - in qualità di decano dell'Istituto nazionale di teologia a Karachi - seguendo corsi di storia della Chiesa, letteratura e latino, con il lavoro di direttore spirituale del seminario della città. A Hyderabad, inoltre, ha assunto in prima persona la responsabilità dell'amministrazione del St. Elizabeth Hospital, con una capienza di 110 letti e specializzato nella cura di madri e bambini piccoli. "È la sola struttura in grado di fornire assistenza - racconta - a oltre 20mila persone che vivono nelle aree rurali, all'interno del Sindh". Egli aggiunge che, dal settembre prossimo, partirà un reparto dedicato "ai malati terminali", che verranno seguiti "anche a domicilio" da medici e infermiere "secondo gli obiettivi delineati dalla Chiesa cattolica nella tutela della dignità della vita".

In Pakistan più volte le cronache hanno raccontato di attacchi contro le minoranze, in particolare i cristiani, promossi dalla frangia estremista e fanatica che - in più di una occasione - hanno causato morti e feriti, devastazioni e danni alle proprietà. Tuttavia, p. Robert McCulloch chiede di "andarci piano nell'usare il termine persecuzione", perché in molte zone fra cui Karachi e Islamabad "le persone sono libere di osservare il culto". Egli spiega che "è una questione di discriminazione, piuttosto che persecuzione". E nei casi di violenze avvenuti a Gojra, Shanti Nagar, Multan vi erano in gioco "motivi di carattere politico: dobbiamo eliminare - spiega - il concetto di maggioranza e minoranza".

E proprio sull'armonia e il dialogo interreligioso, in particolare con i musulmani, egli ha concentrato gran parte degli sforzi profusi durante la missione in Pakistan. "Ovunque andassi  - racconta p. Robert - ho cercato di favorire l'armonia interconfessionale. All'ospedale di Sant'Elisabetta, ad esempio, ino dei due vice-responsabili è musulmano. Abbiamo medici e infermiere cattolici, musulmani e indù". Personale che, aggiunge, ha messo a disposizione le proprie competenze ed energie durante le disastrose alluvioni che hanno martoriato il Paese nel 2010 e nel 2011, senza fare distinzioni sulla fede professata dalle vittime.

"Dal 1978 - ricorda il sacerdote australiano - mi sono impegnato nel campo dell'istruzione e della sanità, dando anche vita [fin dall'inizio] a piccole scuole, nelle quali insegnavo anche". Dai primi programmi educativi a Sheikhpura, Hyderabad e Badin, nel Sindh interiore, egli ha quindi sviluppato progetti più ambiziosi che hanno permesso - a oggi - la costruzione di cinque scuole nelle zone remote e capaci di ospitare, ciascuna, oltre 400 alunni. "Sei anni fa - aggiunge - ho avviato un centro cattolico di studi accademici di eccellenza, riservato ai ragazzi. Esso serve a eliminare i confini della discriminazione, e aiuterà a formare i futuri leader della Chiesa cattolica". Il sacerdote  è quindi riuscito a creare una partnership con un'università di Melbourne, dove gli studenti potranno approfondire le conoscenze e conseguire qualifiche e dottorati di alto livello. Il risultato: aver contribuito a migliorare il livello - racconta p. Robert - della formazione del clero pakistano negli ultimi 10 anni. "Fra i cristiani in Pakistan - conclude il missionario - vi è un senso crescente di orgoglio e fiducia" nel professare la propria fede.

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