11/06/2010, 00.00
ASIA – SUD AFRICA
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Mondiali di calcio 2010: molti proclami e poche speranze per le squadre asiatiche

di Dario Salvi
Il bomber di Pyongyang annuncia: “col Brasile possiamo farcela”. Per gli scommettitori Corea del Nord, Giappone e Corea del Sud sono agli ultimi posti per la vittoria finale. La Thailandia ha organizzato un campionato nelle carceri. Cina e Cambogia lanciano un giro di vite contro le giocate clandestine.
Roma (AsiaNews) – Per le principali agenzie di scommesse è la squadra con meno possibilità di vittoria finale, ma la sua stella è sicura: “con il Brasile possiamo farcela”. Jong Tae-se, attaccante della Corea del Nord e 60 gol fra i professionisti, in linea con le “bombe” atomiche e calcistiche del regime di Pyongyang, manifesta ottimismo alla vigilia dei Campionati del mondo di calcio. La rassegna Sud Africa 2010 si apre oggi pomeriggio al Soccer City di Johannesburg, impianto avveniristico che sorge sulle ceneri del vecchio stadio e che si ispira alla forma di un Calabash, recipiente tipico africano. La prima sfida vedrà opposte il Sud Africa, squadra ospitante, e il Messico. Al primo mondiale disputato in terra africana partecipano tre compagini asiatiche: Corea del Sud, Giappone e Corea del Nord.  
 
È il team più misterioso, inaccessibile e schivo davanti a tv e stampa di tutto il mondiale: la Corea del Nord, che ha scelto lo Zimbabwe – unica fra le 32 squadre presenti alla rassegna – come sede del ritiro. Una decisione che ha scatenato la protesta della popolazione locale, perché Pyongyang è coinvolta nell’addestramento delle truppe governative di Harare. L’allenatore Kim Jong-hun attribuisce al “Caro leader” Kim Jong-il, il dittatore nord-coreano, il merito della qualificazione alla rassegna, perché avrebbe fornito suggerimenti tattici per vincere le partite. I successi sono merito del “Caro leader del popolo [Kim Jong-il], che è molto interessato al calcio e ha investito nel team”.
 
Il dittatore nord-coreano non ha però spiegato al mister le regole sulle convocazioni: l’allenatore, infatti, ha inserito uno dei migliori attaccanti nell’elenco dei tre portieri. Ora Kim Myong-won, che sognava un gol mondiale, potrà al massimo evitare di subirne. La stella della squadra è Jong Tae-se e gioca in Giappone, nazione in cui è nato. Egli avrebbe potuto scegliere fra tre diverse nazionalità: Giappone, Corea del Sud e Corea del Nord. Alla fine ha optato per Pyongyang e manifesta ottimismo: “Con il Brasile – sottolinea Jong – possiamo farcela”.
 
L’esordio della Corea del Nord, chiamata come il cavallo alato Chollima, è previsto il 15 giugno con la nazionale Verde-oro. Per gli scommettitori la squadra di Kim Jong-hun non ha alcuna possibilità di vincere. Penultima sulle 32 partecipanti, la vittoria ha una quota che varia da 500 a 2000 a uno. Infine una curiosità: se la nazionale maschile non eccelle nel panorama mondiale, la compagine femminile è quinta nella classifica Fifa e la nazionale Under 19 delle nord-coreane si è laureata campione dell’Asia nel 2006.
 
La Corea del Sud, protagonista del mondiale del 2002 giocato in casa, è la nazione asiatica con più partecipazioni ai Campionati del mondo. La stella della squadra è Park Ji-sung, del Manchester United, e i giocatori sono ribattezzati i “Guerrieri di Taegeuk”. Il campionato nazionale è ritenuto il più competitivo del continente asiatico, ma i bookmaker non sembrano concedere molta fiducia alla nazionale. Un successo sud-coreano è pagato 250 o 300 a uno, anche se la nazionale ha fatto incetta di titoli in occasione del Premio 2009/2010 dell’Asian Football Confederation (Afc): squadra nazionale dell’anno, allenatore dell’anno e squadra di club dell’anno. Nei mondiali di Corea e Giappone del 2002 il team sud-coreano ha raggiunto una storica semi-finale, battendo prima l’Italia e poi la Spagna. Nella finale di consolazione, la squadra viene sconfitta dalla Turchia e si piazza al quarto posto. La Corea del Sud disputerà il primo match il 14 giugno contro il Camerun.
 
Alla quarta partecipazione al torneo, il Giappone è una compagine dalle grandi potenzialità finora incompiute. Fra le stelle della squadra, soprannominata “i samurai blu”, vi sono Shunsuke Nakamura e Keisuke Honda. L’allenatore Takeshi Okada pronostica: “arriveremo in semifinale”. L’ottimismo del mister, tuttavia, non corrisponde alle quotazioni degli scommettitori che danno i nipponici al quart’ultimo posto. Una vittoria del Giappone è pagata tra 250 e 300 a uno dalle principali agenzie del settore. L’esordio è in programma domani, 12 giugno, contro la Grecia.
 
In tema di scommesse, Cina e Cambogia hanno promosso uno stretto giro di vite contro le giocate clandestine. Il premier cambogiano Hun Sen ha avvertito i fan del calcio ad astenersi dalle scommesse illegali, sottolineando che la pratica “deve finire”. Anche la polizia cinese ha lanciato un controllo serrato sulle scommesse, compiendo una serie di raid nelle case da gioco. Già dal febbraio scorso il Ministero per la sicurezza pubblica ha avviato una campagna – della durata di sei mesi – per bloccare le giocate su internet.
 
In concomitanza con i campionati, la Thailandia ha avviato un Mondiale di calcio per detenuti nella prigione centrale di Klong Prem, a Bangkok. I carcerati daranno vita a una competizione in tutto simile al mondiale ufficiale, le cui partite verranno giocate con un giorno di anticipo rispetto al calendario ufficiale. La competizione si intitola “Campionato del mondo 2010 dietro le sbarre” ed è organizzata dal Dipartimento carcerario, dall’Associazione thai gioco calcio e dall’Autorità nazionale per lo sport.
 
Fra le squadre asiatiche e mediorientali, il team che vanta più presenze alla fase finale dei Mondiali di calcio è la Corea del Sud che – nell’edizione 2010 – raggiunge quota otto partecipazioni. Seguono l’Arabia Saudita e Giappone con quattro partecipazioni. Ferme a tre l’Iran e l’Australia, che è considerata parte dell’Asian Football Confederation (Afc). Con la qualificazione all’edizione 2010, la Corea del Nord sarà presente per la seconda volta ai mondiali di calcio. Una ciascuno per Cina, Emirati Arabi Uniti, l’attuale Indonesia (presente nel 1938 con il vecchio nome di Indie olandesi), Israele, che dal 1994 è affiliata all’Uefa, l’organismo calcistico europeo, e il Kuwait.
 
Anche l’India in una occasione ha ottenuto la qualificazione ai mondiali, ma la squadra non ha mai disputato una partita della fase finale. Raggiunto l’obiettivo nel 1950, infatti, i giocatori non hanno partecipato perché contrari all’obbligo imposto dalla Fifa di… “indossare scarpe da calcio” durante le partite.
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