05/06/2009, 00.00
TAGIKISTAN
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Moneta tagika senza valore, in ginocchio consumatori e imprese

In pochi mesi ha perso il 27% rispetto al dollaro. Perdono così di valore i salari e aumentano i costi per le ditte che acquistano merci estere. Sempre più negativa la bilancia degli scambi con l’estero, anche per la diminuzione delle rimesse dei migranti.

Dushanbe (AsiaNews/Agenzie) – Il rapido e continuo deprezzamento della valuta tagika (somoni) rispetto al dollaro Usa falcidia redditi e potere d’acquisto di consumatori e piccole imprese. In un Paese sempre più povero dove centinaia di migliaia di persone rischiano la fame, esperti si chiedono se questa svalutazione sia favorita dai grossi imprenditori, che si stanno arricchendo.

Nel solo maggio il somoni ha perso il 12% del valore rispetto al dollaro, il 27% dall’inizio del 2009. Sharif Rahimzonda, presidente della Banca Nazionale del Tagikistan (Bnt), spiega che occorre consentire il deprezzamento per tenere la valuta allineata a quelle dei principali partner esteri, Russia e Kazakistan, che pure hanno perso tra il 25 e il 30% del valore rispetto al dollaro dall’autunno 2008.

La perdita di valore colpisce anzitutto i salari dei lavoratori dipendenti, che diminuiscono di continuo il valore di acquisto, soprattutto rispetto ai prodotti importati. Quindi si contrae il consumo interno con grande danno delle piccole imprese, che vedono aumentare il costo delle merci importate ma precipitare le vendite nel mercato domestico. In alcune zone, specie le regioni più remote, sono costretti a vendere a prezzo di costo per non dover chiudere.

Al contrario le grandi ditte esportatrici traggono un doppio vantaggio, perché scambiano i prodotti all’estero con valute forti e pagano salari e imposte nel sempre più svalutato somoni.

La situazione è grave anche per la strutturale povertà del Paese, nel quale almeno 1,5 milioni di 7 milioni di cittadini vivono e lavorano all’estero, specie in Russia e in Kazakistan, e inviano a casa quanto guadagnano. Ma la Bnt dice che le rimesse dei migranti sono scese del 30% da gennaio ad aprile 2009. Ciò causa un ulteriore deprezzamento del somoni, prima tenuto su anche grazie all’invio, da parte dei migranti, di denaro in valute forti.

Esperti ritengono che le fluttuazione del mercato siano di fatto controllate da un ristretto numero di imprenditori.

Già più volte voci di una prossima svalutazione hanno scatenato il panico. File di persone sono andate a cambiare i loro averi in dollari. Operatori di cambio hanno riferito all’agenzia Eurasianet che in simili situazioni il governo ha più volte impartito “disposizioni ufficiose” di fermare le operazioni di cambio, con vari pretesti. Ma molti ritengono che simili interventi non abbiano impedito a grandi imprenditori di accaparrarsi ingenti quantità di valuta pregiata.

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