21/11/2019, 13.01
INDIA
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Mons. Machado: Papa in Giappone e Thailandia per una Chiesa più ‘rilevante’

di Felix Machado*

Il pontefice è a Bangkok, poi visiterà i luoghi più significativi del Giappone. L’arcivescovo di Vasai ricorda le somiglianze tra la Chiesa indiana e giapponese. Entrambi i Paesi sono stati evangelizzati da san Francesco Saverio. In Thailandia e Giappone il numero di cattolici è insignificante, ma la Chiesa è presente nel servizio.

Vasai (AsiaNews) – La visita apostolica di papa Francesco in Giappone e Thailandia è un’occasione unica per ribadire l’importanza della Chiesa in Asia, “ancora oggi considerata straniera e perciò irrilevante”. Lo afferma ad AsiaNews mons. Felix Machado, arcivescovo di Vasai (in Maharashtra). Ex sottosegretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, è stato anche presidente dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc). Il vescovo evidenzia i legami tra Giappone e India, correlati dal fatto che san Francesco Saverio ha svolto la sua opera missionaria in entrambi i Paesi. Poi parla del rischio delle armi nucleari e si attende una presa di posizione netta da parte del papa. Di seguito riportiamo la sua riflessione (traduzione a cura di AsiaNews).

In Giappone e in India il cristianesimo ha strette connessioni. Mi riferisco in particolare al secondo arrivo del cristianesimo in India nel XVI secolo, di cui noi di Goa, Mumbai e Vasai siamo gli eredi. Il pioniere è stato san Francesco Saverio, che fu anche il primo legato (nunzio) papale in India. Egli è approdato a Bassein (attuale Vasai), ha costruito una chiesa (che è ancora in servizio) e ha anche fondato un college (le cui rovine esistono tuttora). Da qui egli si è recato a Goa, ha predicato il Vangelo, poi ha proseguito passando per Melacca (Malaysia) verso Kiushu, Kyoto e Nagasaki, in Giappone, per predicare il Vangelo. Lì ha predicato la Parola di Dio, infine ha continuato il suo viaggio verso l’isola di Shangchuan per entrare in Cina, ma lì è morto.

C’è un altro legame tra Giappone e India per quanto riguarda il cristianesimo, e cioè che uno dei 26 martiri [uccisi] sulla collina di Nagasaki (Kiushu) è san Gonsalvo Garcia che era originario di Vasai (sua madre era certamente di Canary, nella regione di Vasai).

La religione shinto, identificata con la cultura giapponese sopraffa ogni altra religione in Giappone. Ad ogni modo, il 50% dei giapponesi professa il buddhismo e Buddha viene dall’India. il buddhismo è entrato in Giappone tramite la Corea, a sua volta proveniente dalla Cina. Il buddhismo giapponese è diventato amico dei cristiani in Giappone, in particolare durante il periodo delle persecuzioni. Anche oggi il Giappone è profondamente influenzato dalla religione shinto, che era la religione degli imperatori che perseguitavano i cristiani. Sono stati compiuti alcuni sporadici sforzi per promuovere il dialogo interreligioso, ma la Chiesa ancora vive con il forte ricordo della persecuzione. Il risultato di questo è che la Chiesa non ha compiuto nessun progresso per divenire significativa nella società giapponese. L’impatto della Chiesa c’è, ma il numero dei cristiani è insignificante (circa 400mila). La Chiesa ha istituti d’istruzione superiore e ci sono sporadiche conversione, ma in Giappone la società nel suo insieme non sembra interessata al Vangelo di Gesù.

Ho compiuto diversi viaggi in Giappone e sono conosciuto tra gli shinto, i buddisti e nella Chiesa cattolica. i miei viaggi erano diretti alla regione di Kiushu (Nagasaki). A Nagasaki non ci sono solo i 26 martiri. Ce ne sono molti di più in tutta la regione di Kiushu, Kyoto compresa. Esistono vulcani attivi e coloro che non rinunciavano al cristianesimo venivano gettati in questi bacini di lava infuocata. Conosciamo bene le storie de ‘Il Samurai’ e di [Shusaku] Endo, il famoso novellista convertito al cristianesimo che illustrava le sfide al cristianesimo in Giappone. (Endo rimane una grande figura letteraria, ma è anche un cristiano che descriveva cosa significa essere cristiano in Giappone. Egli sentiva che quando una persona diventata cristiana, [finiva per avere] una personalità divisa tra la fedeltà alla fede cristiana e la cultura giapponese shinto). I vescovi del Giappone hanno spesso riportato questa problematica a Roma e le cose rimangono così come sono. Spero che papa Francesco voglia prestare ascolto ai cristiani giapponese in quest’area.

Di sicuro il Santo Padre coglierà l’occasione per fare una dichiarazione chiara e forte sulle armi nucleari, dal momento che il Giappone è l’esempio vivente del disastro umani delle armi nucleari. Per l’Asia l’ascolto del papa verso il Giappone è significativo nell’area dell’inculturazione (la Chiesa ne parla in maniera solenne, ma noi grattiamo appena la superficie). La canonizzazione di Matteo Ricci, il famoso missionario gesuita in Cina, porterà un radicale cambiamento nella Chiesa in Asia, che ancora oggi è considerata straniera e perciò irrilevante per l’Asia (fatta eccezione per gli efficienti servizi nel campo dell’educazione, della sanità e dei servizi sociali).

La Thailandia è un’altra sfida per il papa. Nella nazione, dove quasi la maggioranza segue il buddhismo Theravada (il ramo conservatore) che è molto forte, il cristianesimo è insignificante. Lo stesso problema dell’inculturazione tocca anche la Thailandia. La presenza dei cristiani è appena lo 0,4%.

Il papa voleva essere missionario in Asia (in Giappone). Ora egli ci sta andando come papa. I missionari sono stati grandi trasformatori della Chiesa. Anche il papa, ora come missionario, penserà all’Asia, ascolterà gli asiatici, e incoraggerà la popolazione dell’Asia a vivere nelle proprie realtà, secondo la vita asiatica, senza mai rinunciare alla fede degli Apostoli?

*Arcivescovo di Vasai

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