07/04/2011, 00.00
LIBIA – FILIPPINE
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Mons. Martinelli: infermiere filippine, testimonianze cristiane per Gheddafi e i ribelli

Nonostante la guerra, oltre 3mila fra medici e operatori sanitari filippini continuano il loro lavoro nei vari ospedali del Paese. Il Vicario apostolico di Tripoli sottolinea la solidità della comunità cattolica in Libia. Nella capitale, circa 200 cattolici filippini e africani sub-sahariani partecipano alle messe celebrate nel fine settimana.
Tripoli (AsiaNews) – A Tripoli e nei principali ospedali della Libia continua il lavoro dei circa 3mila operatori sanitari filippini, soprattutto donne, che hanno scelto di restare nel Paese nonostante la guerra civile in corso. Secondo mons. Giovanni Innocenzo Martinelli, Vicario apostolico di Tripoli, la loro presenza è un esempio di testimonianza cristiana per la comunità cattolica locale e per la popolazione libica.

“Infermieri e medici – afferma – svolgono il loro servizio con passione e coscienza e danno forza alla comunità cristiana in Libia”. Il prelato sottolinea che in quasi tutte le strutture sanitarie libiche vi sono infermiere filippine. Molte di esse operano anche a Bengasi, Misurata e Brega, dove sono in corso i combattimenti fra truppe fedeli al colonnello Gheddafi e ribelli e secondo i media filippini circa 40 lavoratori filippini sarebbero stati utilizzati come scudi umani dalle milizie del rais. “Non ho informazioni sufficienti per confermare la notizia – afferma il prelato – è difficile sapere qualcosa dalle zone di guerra”.     

Mons. Martinelli sottolinea che a Tripoli la situazione si è stabilizzata dopo i bombardamenti Nato dei giorni scorsi e la presenza della comunità cattolica è ancora molto solida.  Il vescovo dice che almeno 200 persone, soprattutto migranti filippini e africani sub-sahariani, partecipano alle messe in diverse lingue celebrate nel fine settimana. “La presenza di tutti questi fedeli a ogni celebrazione, che resistono nonostante la guerra – spiega -  esprime un desiderio di trovarsi insieme per testimoniare l’importanza della comunità cristiana e della preghiera”. (S.C.)

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