09/02/2019, 09.00
FILIPPINE
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Mons. Pabillo: Difendere i valori cristiani dal gergo ‘sconsiderato e volgare’ del presidente

Il vescovo ausiliare di Manila sugli attacchi di Duterte alla Chiesa: “Costernati dal fatto che così tanto bullismo e ‘discorsi da bar’ hanno inquinato il nostro dibattito pubblico”. “Sembra che siano state utilizzate tattiche di governo in stile ‘divide et impera’. C'è una strategia deliberata per antagonizzare un certo settore della società”.

Manila (AsiaNews) – Non vogliamo che i nostri valori filippini e cristiani siano erosi da un linguaggio sconsiderato e volgare, proveniente niente meno che dal capo del Paese stesso: lo dichiara ad AsiaNews mons. Broderick Soncuaco Pabillo (foto), vescovo ausiliare di Manila e presidente della Commissione per il laicato della Conferenza episcopale filippina (Cbcp). Senza mai citare per nome il presidente Rodrigo Duterte, il presule analizza il difficile momento storico che attraversano i rapporti tra Chiesa cattolica ed il governo del Paese cattolico più popoloso d’Asia.

Sin dall’inizio del suo mandato, Duterte si è reso protagonista di ripetuti attacchi verbali contro i vertici della Chiesa locale. Colpevoli di aver criticato la sua amministrazione su temi come il rispetto dei diritti e della vita umana, nella sua ultima invettiva il presidente ha definito i vescovi “inutili” e invitato i fedeli ad ucciderli. Le esternazioni del presidente hanno suscitato l’indignazione di gran parte della popolazione, non solo i cattolici ma anche i protestanti. “Molte persone e diverse organizzazioni – afferma il vescovo – manifestano preoccupazioni per gli attacchi verbali e le osservazioni denigranti dei funzionari del governo nei confronti della Chiesa. Queste non sono semplicemente parole. Sacerdoti, pastori e leader laici sono stati martirizzati. Ancor di più, molti filippini sopportano il peso degli abusi e delle violazioni dei diritti umani nell'ambito di questa amministrazione”.

“Così tanto bullismo e simili ‘discorsi da bar’ hanno inquinato il nostro dibattito pubblico. Alcuni filippini sembrano aver messo da parte l'importanza della verità e sono diventati vulnerabili all’influenza e alla glorificazione dell'omicidio, dell'eliminazione e del dominio sui poveri, gli emarginati e persino chiunque critichi o metta in discussione chi è al potere. Il lavoro di un presidente eletto è quello di unire il Paese. Credo ancora che questa dovrebbe essere una responsabilità primaria. Tuttavia, sembra che siano state utilizzate tattiche di governo in stile ‘divide et impera’. C'è una strategia deliberata per antagonizzare un certo settore della società. Questo non accade solo nelle Filippine, è visibile anche in altri Paesi”.

Per mons. Pabillo, le minacce e gli attacchi delle autorità “colpiscono l'intera comunità". "Rispetto per la vita umana e la dignità di ogni persona – afferma – sono una priorità per i cristiani e, in quanto tali, anche per i filippini. Mancare di rispetto alla vita erode il tessuto della nostra società e cerca di indebolire ciò che è un dono di Dio. Le possibili conseguenze per il Paese sono immense. Sono molto preoccupato per la distruzione della nostra fibra morale come nazione. Se non alziamo la voce, la gente potrebbe pensare che uccidere, calunniare, imprecare, bugie siano ora norme morali accettate. Questo danno morale avrà effetti a lungo termine sui nostri giovani".

“Cercare di sminuire i vescovi è la parte finale dell’effetto domino di un grande danno che viene imposto ai poveri. Quando si schiocca per richiamare il sostegno dicendo alle persone di uccidere, uccidere, uccidere, non si inizia con i vescovi. In primo luogo, si afferma che è giusto uccidere i trafficanti di droga, poi i tossicodipendenti, i popoli indigeni, i rapinatori, i senza fissa dimora, contadini, difensori dei diritti umani e altri critici... Dire alla gente di uccidere vescovi è solo il passo successivo del costrutto omicida di un tipo di leadership che è ovviamente negativa per il Paese. Sono molto preoccupato per la distruzione della nostra fibra morale come nazione”.

“La nostra lealtà a Dio viene prima della nostra lealtà nei confronti di qualsiasi partito politico o leader. La nostra posizione morale dovrebbe essere chiara e non essere compromessa. Parlare contro e insultare la fede cristiana è una violazione del principio della separazione tra Stato e Chiesa e il presidente stesso sta facendo questo. Non ha assolutamente alcuna autorità, molto meno pochissima conoscenza, sulla dottrina e sulle pratiche cristiane”. Mons. Pabillo conclude l’intervista rivolgendo un messaggio ai sostenitori di Duterte, nonostante tutto ancora numerosi. “Speriamo – dichiara il vescovo ausiliare di Manila – capiscano che non stiamo lottando contro di loro. Li invitiamo, se vogliono, a valutare di nuovo in modo sobrio: qual è la verità? Perché la pace e la giustizia prevalgano nel nostro Paese, dovremo essere in grado di ascoltare coloro che soffrono e sono feriti. Li invitiamo ad unirsi a noi, mentre abbracciamo i nostri valori di paggalang (cortesia e rispetto) e pagmamalasakit (compassione)”. (PF).

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