01/05/2018, 10.09
COREA
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Mons. You: per la pace e la riconciliazione nella penisola coreana serve ‘l’apertura del cuore’

La Chiesa cattolica deve “pregare continuamente, vivere il perdono reciproco, la riconciliazione, la fratellanza”. La commozione e l’emozione dei sudcoreani a sentir parlare i due leader coreani di denuclearizzare. Dopo aver visto l’incontro storico dei due leader della penisola coreana attraverso la diretta Tv, il popolo sudcoreano vede Kim Jong-un come una “persona normale”.

Daejeon (AsiaNews) – “La Chiesa cattolica, noi cristiani, dobbiamo pregare di continuo, vivere il perdono reciproco, la riconciliazione, la fratellanza – e quindi essere pronti ad aiutare anche economicamente i fratelli della Corea del Nord. Serve, prima di tutto, un'apertura del cuore. Aprendo il cuore, ascoltiamo la voce dello Spirito Santo che ci indica il cammino”. Così commenta mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon, la “nuova era” iniziata il 27 aprile con la Dichiarazione di Panmunjom. E, parlando ieri a più di 100 sacerdoti, ha detto loro: “Ora tocca a noi”.

Per il prelato, il summit è stato motivo di grande emozione: “Piangevo ed ero commosso. È stato davvero un miracolo, una nuova era. Avevo fiducia in quest’incontro, ne vedevo la speranza per il futuro della Corea e dell’umanità, ma non mi aspettavo tanto”.

Per quanto “simbolico”, l’incontro fra i due leader al confine fra le due Coree assume un significato importante per la storia che ha preceduto il summit: “È una realtà che dura da 65 anni, quel confine ha assistito a tante storie – eppure è stato così semplice per entrambi varcarlo!”

“Sono 65 anni di ferite aperte: le famiglie separate, le armi, i missili e i fucili. Anche io – continua mons. You – feci il servizio militare, ancora obbligatorio per tutti i ragazzi coreani, per ben tre anni negli anni ’70 in una base militare che si trovava vicino al confine. Molti speravano in questo summit, ma non si aspettavano quello che hanno visto: i due leader che parlavano in coreano, allo stesso modo, di una penisola coreana senza armi nucleari. Tutto questo è opera del dialogo e della collaborazione. È la vera politica: dialogare continuamente e trovare le soluzioni nel negoziato nonché nella mutua comprensione”. E aggiunge: “Il Popolo coreano, osservando Kim Jong-un la Corea del Sud attraverso la Tv in diretta, ha scoperto che anche il leader del Nord è una persona normale. Andare in contro a Moon, salutare, parlare in coreano – in modo sincero e chiaro”.

“La pace nella penisola coreana non dipende solo dai coreani, ma anche da americani, cinesi, giapponesi e russi”, afferma il vescovo. E conclude: “Se pensiamo alle armi, a quante se ne costruiscono di nuove e poi invece alla penisola coreana che si demilitarizza, che cambiamento potrebbe significare per il mondo intero! Produrre meno armi sarebbe già una grande cosa. La zona demilitarizzata (DMZ), ironicamente la zona più intensamente militarizzata nel mondo, forse anche nell’intera storia dell’umanità, diventerà il luogo simbolico della pace e riconciliazione. Chi lo poteva dire un anno fa, anzi solo qualche mese fa? Vedo, con il sentimento di profonda gratitudine, la miracolosa realizzazione della parola di Dio nella nostra terra: [Il Signore] sarà arbitro tra molti popoli e pronunzierà sentenza fra numerose nazioni; dalle loro spade forgeranno vomeri, dalle loro lame, falci. Nessuna nazione alzerà la spada contro un'altra nazione e non impareranno più l'arte della guerra. Siederanno ognuno tranquillo sotto la vite e sotto il fico e più nessuno li spaventerà (Michea 4,3-4). Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno pregato per la pace nella penisola coreana. Anche noi fedeli coreani preghiamo per la pace delle altre parti del mondo - soprattutto per coloro che si trovano nella situazione bellica. Andiamo insieme, prendendoci mano nella mano. Sia lodato il nome del Re della pace tra tutti i popoli.”

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