13/11/2020, 09.01
RUSSIA
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Mosca, non verrà costruito il ‘Vaticano ortodosso’

di Vladimir Rozanskij

Il progetto desiderato dal patriarca Kirill, di una nuova, ampia sede del patriarcato a Sergiev Posad, a 70 km da Mosca, è stato cancellato dai piani regolatori in questi giorni. I motivi: forse il costo troppo elevato (1,5 miliardi di euro); o forse la rottura di Mosca con le altre Chiese ortodosse autocefale, a causa dell’Ucraina.

Mosca (AsiaNews) – Due giorni fa, l’11 novembre, è stato definitivamente rifiutato il progetto di edificare la nuova sede del patriarcato di Mosca presso la Lavra della SS. Trinità di S. Sergio a Sergiev Posad. Si parlava ormai da alcuni anni di tale progetto, chiamato il “Vaticano ortodosso”. La notizia è stata accuratamente nascosta dalla stampa russa, e il rifiuto viene attribuito alle difficoltà create dalla pandemia di Covid-19, ma con ogni probabilità dipende dalle incomprensioni tra la presidenza russa di Vladimir Putin e il patriarcato di Kirill (Gundjaev).

I piani per il trasferimento degli uffici amministrativi del patriarcato di Mosca a Sergiev Posad, sventrando e ricostruendo l’intero centro della cittadina a 70 km da Mosca, vengono discussi apertamente dal 2019. Il progetto di ristrutturazione urbana, previsto entro il 2025, prevedeva l’occupazione di circa un terzo del territorio cittadino, compresi gli edifici amministrativi civili. Il costo complessivo dell’operazione veniva stimato in circa 140 miliardi di rubli (circa un miliardo e mezzo di euro). Il protoierej Leonid Kalinin, che ha proposto il progetto a nome del patriarcato, chiamava il nuovo centro spirituale col titolo di “capitale dell’Ortodossia”.

Alla fine di agosto 2020, il ministero russo per l’ecologia aveva fatto sapere di essere favorevole al progetto, segno che al progetto si è continuato a credere anche nel corso di questo difficile anno della pandemia. Ma il 5 novembre è stato approvato il nuovo progetto del “Piano generale per il distretto cittadino di Sergiev Posad”, in cui non è prevista alcuna costruzione di edifici patriarcali non soltanto entro il 2025, ma almeno fino al 2040.

Il motivo ufficiale dell’annullamento del progetto patriarcale non è stato reso noto. Di sicuro l’alto prezzo del progetto non si addice alla situazione critica dei conti pubblici creata dalla pandemia. Alcuni commentatori osano ipotizzare che il presidente Putin si è stancato di coprire con i soldi statali le sconfitte di politica estera del patriarca Kirill, che negli ultimi due anni ha proclamato la rottura delle relazioni con il patriarcato ecumenico di Costantinopoli, a causa del riconoscimento della Chiesa autocefala ucraina.

In effetti, nel progetto patriarcale erano previste 13 sedi istituzionali riservate alle varie Chiese ortodosse autocefale, a cominciare proprio da quella di Costantinopoli. Esse  avrebbero occupato un’area di ben 13.100 metri quadri. Ora invece, oltre alla sede “primaziale” rappresentata da Bartolomeo (Archontonis), hanno rotto le relazioni con Mosca anche la Chiesa ellenica di Atene, presieduta dall’arcivescovo Ieronimos (Liapis), il patriarcato di Alessandria d’Egitto di Teodoros (Choreutakis), e la Chiesa di Cipro guidata dall’arcivescovo Chrysostomos II (Englistriotis). È probabile che anche altre Chiese accetteranno di riconoscere il metropolita Epifanyj (Dumenko) di Kiev. In tal modo, le sedi previste a Sergiev Posad rimarrebbero vuote in buona parte.

Senza le rappresentanze delle altre Chiese ortodosse, il “papato moscovita” non potrebbe avere alcuna credibilità, e Kirill dovrà attendere circostanze più favorevoli per proclamare il suo primato sull’Ortodossia mondiale, magari con l’aiuto dei vaccini russi anti-Covid che verranno presto lanciati sul mercato internazionale, sempre Putin permettendo.

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