09/09/2021, 13.42
IRAQ
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Mosul, cristiani e musulmani festeggiano la riapertura dell’arcivescovado

Mons. Moussa archivia le “pagine nere” della città e apre “pagine bianche” su cui scrivere un futuro “di convivenza e fraternità” seguendo papa Francesco. Da stanotte il pastore torna in modo stabile nella sua casa. Presenti autorità civili e religiose, anche islamiche. Un anziano musulmano chiede di suonare per primo le campane. 

Mosul (AsiaNews) - Archiviate le “pagine nere” degli anni bui e terribili del dominio dello Stato islamico (SI, ex Isis), oggi Mosul apre “pagine bianche” su cui scrivere “il futuro della città e dei suoi abitanti, soprattutto i più giovani”. Così il domenicano mons. Michaeel Najeeb Moussa, dal gennaio 2019 guida della metropoli del nord dell’Iraq, descrive ad AsiaNews con una punta di “orgoglio ed emozione” l’inaugurazione avvenuta oggi dell’arcivescovado caldeo. “Da stanotte vivo e dormo qui - prosegue il prelato - ed è una grande gioia, come grande era il clima di festa stamane alla celebrazione” perché finalmente “il vescovo e i suoi preti hanno una casa in cui stare”.

Per diverso tempo Mosul è stata la roccaforte del “califfato” islamico. La memoria delle devastazioni umane, culturali e sociali del movimento jihadista è ancora ben presenti. La furia iconoclasta dei seguaci di al-Baghdadi ha portato alla “distruzione di 14 chiese” ricorda mons. Moussa, proprio per questo alla cerimonia di oggi ha voluto presenziare una intera comunità: “Erano presenti il governatore, il sindaco, personalità musulmane, sei o sette generali dell’esercito, mullah e sceicchi, capi tribù oltre a famiglie cristiane di Mosul”. 

Durante l’inaugurazione (nella foto) vi sono stati anche “sette interventi” sul palco di esponenti di ong e attivisti che hanno contribuito alla ricostruzione della struttura e delle chiese ancora danneggiate, fra i quali l’OEuvre d’Orient e UsAid “insieme ad amici in America che ci hanno sostenuto con donazioni”. “Una giornata di festa e di speranza” racconta il prelato, ma ciò che più conta è stato vedere “una vera gioia nel cuore dei musulmani”. Gli stessi, prosegue, che “in passato ci hanno aiutato a pulire le chiese” e rilanciare la convivenza, partendo dai ragazzi. “Un anziano musulmano mi ha chiesto un favore, di poter suonare per primo le campane della chiesa”. Resta però ancora molto da fare. “I cristiani erano qui in queste terre nel settimo secolo - aggiunge - quando sono arrivati i musulmani, e li hanno accolti. Ora, dicono i musulmani, ci siamo noi e vogliamo accogliervi come avete fatto voi in passato”.

Nato a Mosul, mons. Moussa di fronte all’avanzata delle milizie del Califfato è stato costretto a fuggire prima nella piana di Ninive, poi verso il Kurdistan iracheno. In passato egli aveva curato la conservazione e la digitalizzazione di più di 800 manoscritti antichi in aramaico, arabo e altre lingue, di migliaia di libri e di lettere secolari. Ed è stata proprio la sua tenacia nel salvare questo patrimonio culturale dalla follia jihadista, che gli è valsa la nomina al premio Sakharov 2020

Archiviata l’inaugurazione dell’arcivescovado, l’obiettivo è quello di ricostruire il tessuto sociale della città: "Finora - avverte mons. Moussa - è stato fatto solo il 10%, ma per garantire un pieno ritorno dei cristiani, ad oggi una sessantina di famiglie, ma ve ne sono altre 200 ancora nella piana di Ninive, bisogna puntare sulla casa e il lavoro, oltre alla necessaria sicurezza”. Il punto di riferimento è l’invito alla “fratellanza” lanciato da papa Francesco nel marzo scorso durante la visita a Mosul, e per farlo “bisogna partire dalle persone più povere e bisognose”.

Per mons. Moussa è stata una gioia sentire molti amici musulmani chiedergli di lasciare aperte le chiese per poter venire, pregare e ammirare la statua della Vergine. All’opera di ricostruzione va affiancata però un'iniziativa di contrasto delle ideologie radicali, nelle scuole e nei luoghi di culto: “L’educazione dei bambini e dei ragazzi - conclude il religioso - è un fattore essenziale, ma è altrettanto importante monitorare le preghiere e i sermoni nelle moschee. Basta fanatici!”. 

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