07/06/2008, 00.00
INDIA
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Movimento femminista indiano invoca norme per regolare le vocazioni

di Nirmala Carvalho
La Commissione delle donne del Kerala chiede di “stabilire per legge l’età alla quale le donne possano scegliere la vita consacrata” e comunque solo “dopo il 18mo anno”. Secondo un prete cattolico si tratta di attacchi pretestuosi, perché i dettami sono già contenuti nel diritto canonico, mentre sottolinea l’opera delle suore “a favore delle donne”.

New Delhi (AsiaNews) – Nuovi segnali di intolleranza religiosa arrivano dall’India: la Commissione delle donne dello Stato del Kerala chiede al governo locale di predisporre apposite normative affinché “non vi siano forzature nella scelta delle ragazze al di sotto dei 18 anni di dedicarsi alla vita consacrata”. Una presa di posizione quantomeno ingiustificata, se si considera il fatto che – secondo i principi del Diritto canonico – la Chiesa cattolica impedisce alle minorenni di accedere al noviziato.

In una conferenza stampa che si è tenuta nei giorni scorsi, il presidente della commissione D. Sreedevi e un membro del gruppo hanno ribadito la richiesta al governo di “stabilire per legge l’età nella quale una ragazza possa diventare suora” e creare al contempo “un meccanismo mediante il quale possano essere reintegrate in società quante abbandonano i voti”. Aggiungono inoltre che “le ragazze non dovrebbero essere forzate” nella loro scelta e chiedono provvedimenti legislativi atti a “sancire che i beni di famiglia restino di loro proprietà”.

Secca la replica di p. Paul Thelakat, portavoce della Chiesa Siro-malabarica e direttore dell’influente settimanale cattolico Satyadeepam – Luce di Verità, ndr – il quale sottolinea con rammarico e dispiacere la presa di posizione della movimento femminista: “Il motivo per cui hanno intrapreso una simile iniziativa è dovuto ad un solo caso di denuncia ricevuto. Il presidente della commissione, fra l’altro, è un giudice in pensione dell’Alta corte del Kerala, e ha commesso un atto irresponsabile inviando la segnalazione senza aver nemmeno approfondito il caso”. Egli ribadisce inoltre che “è sbagliato trasformare una inchiesta in una questione di diritto”, tanto più che la stessa Chiesa cattolica, come indicato, impedisce il noviziato “ai minori di 18 anni”.

Nel Kerala e in generale in tutta l’India le ragazze possono entrare in convento dopo i 12 anni, per affrontare il periodo di noviziato in preparazione alla vita consacrata; i voti possono essere presi solo al compimento del ventesimo anno d’età e in ogni caso è possibile lasciare il convento se viene meno la vocazione: “E’ francamente discutibile che la Commissione ritenga vi siano mancanza di libertà e di rispetto dei diritti umani nelle istituzioni religiose”.

Una polemica che appare pretestuosa in uno Stato, il Kerala, dove l’educazione e l’emancipazione femminile è opera in gran parte della Chiesa grazie a scuole e collegi guidati dalle suore, le quali hanno spesso un grado di istruzione elevato: ve ne sono diverse, infatti, che ricoprono ruoli di primaria importanza fra cui medici, docenti universitari, avvocati e responsabili nei servizi sociali.

Nei giorni scorsi si sono oltretutto registrati diversi casi di traffici legati al racket della prostituzione – con minorenni coinvolti – e che hanno per protagonisti gli swami (maestri di mistica indù); la Chiesa cattolica si batte da sempre con forza perché questi fatti non si ripetano, quindi “è inaccettabile – conclude p. Paul Thelakat – che  venga infangata la reputazione della suore e della Chiesa, abbassandosi a un tale livello di irresponsabilità”.  

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