13/02/2015, 00.00
INDIA
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Mumbai, Arun Ferreira, attivista per i dalit, cacciato da un'università

L'autore doveva presentare il suo libro al Tata Institute of Social Sciences. Il testo denuncia gli abusi nel sistema giudiziario e carcerario. La pubblica sicurezza cancella l'evento con la scusa di una finta indagine in corso. Ad AsiaNews, l'uomo denuncia il clima sempre più intollerante della società civile indiana: "Il governo vuole costringerci al pensiero unico, indù e nazionalista".

Mumbai (AsiaNews) - In India "la situazione della libertà di espressione e di pensiero peggiora di giorno in giorno. E la cosa peggiore è che i responsabili di questo peggioramento sono le forze di sicurezza e le istituzioni accademiche, che invece dovrebbero proteggerla. Le pressioni del governo, che vuole 'indianizzare' anche l'istruzione, sono divenute insostenibili". È la denuncia fatta ad AsiaNews da Arun Ferreira, attivista per i diritti di dalit e tribali, a cui è stato impedito di presentare il proprio libro in una università di Mumbai.

Imprigionato per quattro anni con false accuse, dal 2007 al 2011, egli stesso è stato più volte vittima di torture in carcere. Liberato e prosciolto da tutte le pendenze, ha scritto un libro - ["Colours of Cage", che si può trovare qui ndr] - in cui racconta la storia di un detenuto condannato all'ergastolo che ha passato diversi decenni in carcere.

Il testo è una denuncia del sistema carcerario, di quello giudiziario e in generale del clima di intolleranza politica dell'India contemporanea. Attraverso la storia di un ergastolano musulmano conosciuto in carcere, Ferreira sottolinea anche le discriminazioni che subiscono le minoranze religiose e la violenza ideologica non solo delle guardie, ma anche degli altri detenuti. Tutti temi, sottolinea ad AsiaNews, "poco graditi all'attuale governo".

Invitato dal Tata Institute of Social Sciences di Mumbai a presentare il libro nel pomeriggio dell'11 febbraio scorso, Ferreira è stato avvertito all'ultimo della cancellazione dell'evento. Gli studenti che lo avevano contattato gli hanno spiegato che la polizia, entrata nel campus in mattinata, aveva dichiarato che l'attivista "è sotto inchiesta con l'accusa di essere un maoista" e che quindi non poteva parlare in pubblico. Accuse, sottolinea l'uomo, "del tutto false".

Quanto accaduto, riprende, "non è purtroppo un caso isolato. Rettori e direttori di varie istituzioni accademiche prestigiose, in tutta la nazione, subiscono pressioni dal governo che vuole una linea totalitaria nell'istruzione e nell'educazione. Nella loro agenda, l'omologazione del pensiero a senso unico, indù e nazionalista, è molto importante".

La Chiesa cattolica è in prima linea per cercare di frenare questa deriva. Le istituzioni educative cattoliche sono fra le migliori di tutto il Paese, e nonostante siano una piccola minoranza i cattolici gestiscono un numero enorme di scuole. Sul tema è intervenuto anche il noto attivista John Dayal, membro del National Integration Council ed ex presidente dell'All India Catholic Union, che parlando con AsiaNews ha invitato la popolazione a "non cedere l'istruzione ai fondamentalisti indù". (NC)

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