14/09/2006, 00.00
INDIA
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Mumbai, "inutile e manipolata" la polemica sul Papa e l'Islam

di Nirmala Carvalho

Il riferimento di Benedetto XVI all'Islam nel discorso agli universitari di Regensburg ha scatenato proteste e dibattiti nella società indiana, che conta 120 milioni di musulmani. I cattolici difendono il Papa ed attaccano i media, colpevoli di estrapolare frasi a caso e montare polemiche.

Mumbai (AsiaNews) – Il discorso del Papa agli studenti dell'università di Regensburg ha scatenato un dibattito "inutile e manipolato" nella società indiana, che conta 120 milioni di musulmani, per i presunti attacchi di Benedetto XVI all'Islam riportati "in maniera tendenziosa" da tutti i media di informazione nazionale.

Uno dei dibattiti più seguiti è stato quello fra Kamal Farooqui, del Cartello musulmano; p. Tony Charangat, direttore dell'Ufficio comunicazioni dell'arcidiocesi di Mumbai ed editore del giornale cattolico The Examiner; Khalid Rashid, leader sunnita proveniente da Lucknow. Il colloquio si è svolto su un canale televisivo nazionale.

Farooqui, primo ad intervenire, si è detto "sorpreso del fatto che un accademico come Benedetto XVI abbia scelto di usare un riferimento tratto dal periodo più complicato e tumultuoso dei rapporti fra Chiesa ed Islam, ovvero dall'8° al 14° secolo".

Il riferimento è alla citazione papale del colloquio fra "il dotto imperatore bizantino Manuele II Paleologo ed un persiano colto su cristianesimo e islam e sulla verità di ambedue", in cui l'imperatore dice: "Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava".

Per Farooqui "dopo di ciò, devono essere fatti dei passi che correggano questa posizione del pontefice". La stessa posizione è stata presa da Rashid, che ha accusato il papa di "non aver neanche citato che Islam significa pace" ed "ha taciuto sugli attacchi israeliani in Palestina ed altre forme di terrorismo cristiano".

Dopo questa frase, è intervenuto il p. Charangat: "Il Papa ha parlato del significato del jihad e della sua giustificazione morale da parte dei musulmani. E' proprio il carteggio citato da Benedetto XVI che dimostra come l'interpretazione odierna della guerra santa sia sbagliata". "Il Santo padre – ha aggiunto il sacerdote – ha voluto chiarire che le giustificazioni invocate dagli estremisti islamici sono sbagliate ed ha cercato di riconciliare il significato originale di jihad con quello oggi frainteso".

"Infatti – ha sottolineato – il 190° versetto della seconda sura del Corano [Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono ndr] dimostra che la guerra santa è sforzo spirituale, violenza difensiva".

Il Papa "ha inoltre sottolineato che la violenza è incompatibile con la natura di Dio e che non vi è alcuna ragione che giustifica una persona di fede nel momento in cui minaccia di morte un'altra: Dio è vita".

"Oltretutto – ha concluso p. Charanghat – Benedetto XVI stava parlando a degli universitari e cercava di aiutare loro a comprendere un argomento. Questo discorso non è un messaggio al mondo: i media devono smettere di dipingere un pontefice conservatore e soprattutto non devono citarlo fuori contesto".

John Dayal, presidente dell'All India Catholic Union, membro del Consiglio nazionale per le minoranze e partecipante al dibattito, aggiunge ad AsiaNews: "Gli organi di informazione hanno ridotto un discorso filosofico sul rapporto fra fede e ragione allo squittio di una starlette, cercando lo scandalo a tutti i costi. Non vi è alcuno scontro fra le civiltà; Roma ha una lunga storia di dialogo, soprattutto recente, con l'Islam. Ricordiamo tutti il defunto Giovanni Paolo II che ha baciato il Corano".

"Il suo successore – aggiunge – è impegnato seriamente nel coinvolgere le fedi di tutto il mondo in un dialogo costruttivo che porti la pace, ma è chiaro che si creano malintesi se si strappano alcune frasi da un contesto".

Riferendosi poi alle precisazioni date dal nuov direttore della Sala stampa vaticana, Dayal conclude: "Sono felice che il Vaticano si sia mosso per rimettere al suo posto questa controversia: questa è una lezione anche per i sacerdoti ed i vescovi indiani, che devono leggere sempre il testo completo prima di commentare questioni tanto sensibili".

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