20/05/2004, 00.00
PAKISTAN
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Musharraf ancora per la revisione della legge sulla blasfemia; i cristiani aspettano "fatti concreti

Lahore (AsiaNews/Ucan) – Cauto ottimismo, unito a una certa dose di critica, ha accolto il richiamo del presidente pachistano, generale Pervez Musharraf, che il 15 maggio scorso ha sollecitato una revisione della legislazione penale di matrice islamica e la legge sulla blasfemia.

Musharraf ha affermato che la legge sulla blasfemia, che impone la pena di morte per chi oltraggia Maometto o il Corano, dovrebbe essere analizzata attentamente perchè non se ne faccia un cattivo uso, rischiando di colpevolizzare gli innocenti. Infatti, le minoranze religiose e organizzazioni non governative lamentano che alcune persone abusino di queste leggi per regolare questioni personali, approfittando dell'ampia definizione del concetto di diffamazione.

Il commento del presidente è giunto durante un convegno a Islamabad su "La sensibilizzazione e l'adozione di standard dei diritti umani in Pakistan". Musharraf ha pure annunciato ai giornalisti la formazione di una Commissione nazionale indipendente sui diritti umani, creata per favorire il rispetto dei diritti umani nel paese. Musharraf ha inoltre sollecitato una legge specifica contro i "delitti d'onore", una pratica tradizionale con la quale vengono uccisi coloro – in modo particolare le donne – che sono accusati di relazioni sessuali illecite. Questi assassini vengono spesso compiuti dagli stessi familiari delle vittime, per ristabilire "l'onore" della famiglia.

In un comunicato stampa del 18 maggio, l'arcivescovo di Lahore Lawrence Saldanha ha affermato: "Come presidente della Conferenza episcopale cattolica del Pakistan, accolgo di buon cuore il coraggioso richiamo a rivedere l'ordinanza Hudood e la legge sulla blasfemia. Questa è una richiesta di lunga data delle organizzazioni che si battono per i diritti umani". E ha aggiunto: "Noi speriamo e preghiamo affinché il presidente si adoperi molto in fretta ed elimini questa anomalia che da tempo affligge il nostro sistema legale".

Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale di Giustizia e pace della Conferenza episcopale, ha commentato: "Appoggiamo con forza questo annuncio, ma dobbiamo vederne i risultati concreti. Il presidente ha già parlato in precedenza degli abusi delle leggi sulla blasfemia, ma non sono stati fatti passi concreti in questa direzione", ha spiegato Jacob.

Mahboob Sada, direttore del Christian Study Centre a Rawalpindi, si augura che "il governo prenda in seria considerazione il problema delle leggi sulla blasfemia".

Ejaz Ghauri, presidente del Christian Progressive Movement, ha commentato: "Accogliamo con favore la dichiarazione del presidente Musharraf. È un passo coraggioso e apprezzabile da parte del governo". Ma lo stesso Ghauri non ha risparmiato critiche al governo di Islamabad: "Siamo sorpresi e scioccati che il presidente non abbia prestato attenzione alla brutale uccisione del giovane cristiano Javed Anium. Condanniamo con vigore questo barbaro omicidio e protestiamo affinché prima possibile le persone coinvolte siano arrestate e punite secondo la legge". Anjum, un cristiano di 19 anni, è stato torturato a morte per mano di estremisti musulmani che cercavano di convertirlo a forza all'islam.

Ma Maulana Fazal ur Rehman, segretario generale del Mutthaida Majilis-e-Amal Pakistan (MMA) un'alleanza fra sei partiti islamici, ha già da tempo affermato agli organi di stampa di Islamabad che l'alleanza non permetterà al governo nessun cambiamento sull'ordinanaza Hudood o sulle leggi della blasfemia; il MMA è risultato il terzo partito nelle elezioni legislative del 2002. Secondo il quotidiano in lingua urdu "Khabran" di Multan, Rehman ha dichiarato che tutte le correnti religiose dell'islam sono concordi sulla questione della legge islamica, "e quindi noi difenderemo con forza queste leggi".

L'arcivescovo Saldanha ritiene che "ci sia urgente bisogno di una società tollerante e che si ponga fine alla discriminazione contro una larga parte della popolazione, specialmente le donne. Allo stesso tempo, c'è bisogno di abolire le leggi che discriminano le minoranze".

Molti cristiani infatti sono stati condannati in base alle leggi sulla blasfemia. Mons. John Joseph,  66 anni, vescovo cattolico di Faisalabad e importante attivista dei diritti umani, si uccise nel maggio del 1998 per protestare conto la condanna a morte di un cristiano della sua diocesi, Ayub Masih, colpevole di aver oltraggiato l'islam.

I cristiani sono meno del 2% della popolazione del Pakistan, che raggiunge i 147 milioni, il 95% dei quali musulmani.

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