11/06/2012, 00.00
MYANMAR
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Myanmar, stato di emergenza per fermare gli scontri fra buddisti e musulmani

Oltre una settimana fa una donna buddista è stata violentata e alcuni musulmani sono stati uccisi perché sospettati di essere gli autori. Nei giorni scorsi almeno 500 case sono state bruciate e distrutte. Timori per la fragile e apparente democrazia. Nello Stato di Rakhine ha origine l'oleodotto e gasdotto che porta energia nello Yunnan cinese.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Il presidente Thein Sein ha dichiarato lo stato di emergenza nella regione occidentale di Rakhine per fermare gli scontri sempre più violenti tra gruppi etnici buddisti e musulmani. Per Thein Sein, se le tensioni continuano, rischiano di mettere in questione i primi passi della democrazia nel Paese.

Le violenze sono scoppiate circa una settimana fa quando una donna buddista è stata violentata e uccisa. Una folla inferocita ha accusato alcuni musulmani uccidendone 10 di loro, che viaggiavano su un autobus.

Negli ultimi due giorni almeno 500 case sono state bruciate e distrutte. Secondo alcuni testimoni, almeno 5 mila persone sono senza casa. La capitale dello Stato di Rakhine, Sittwe è controllata dalle forze di sicurezza. Ma intanto a Yangon vi sono state manifestazioni da parte di buddisti che chiedono giustizia per le violenze subite (v. foto). Nei giorni precedenti vi sono state manifestazioni di musulmani.

Sittwe è uno snodo molto importante per il commercio, perché è il punto di origine di un oleodotto e gasdotto costruito dalla Cina e che porta energia fino allo Yunnan. Allo stesso tempo, la regione è sede di gruppi minoritari musulmani, fra cui i Roihingya, considerati "illegali" in Myanmar perché bollati come "bengalesi", persone provenienti dal Bangladesh. La sorte dei Rohingya è spesso tragica perché anche il Bangladesh li accusa di essere immigrati illegali dal Myanmar.

Il Paese, composto da oltre 135 etnie, ha avuto sempre difficoltà a farle convivere e in passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi. Lo stato di emergenza dichiarato ieri è il primo intervento eccezionale ad opera di Thein Sein, presidente da oltre un anno, che sta traghettando il Paese dalla dittatura militare a una democrazia almeno minima.

I musulmani in Myanmar costituiscono circa il 4% su una popolazione di 60 milioni di persone. Secondo l'Onu, nel Paese vi sono 750mila Rohingya, concentrati in maggioranza nello Stato di Rakhine. Un latro milione o più sono dispersi in altre nazioni: Bangladesh, Thailandia, Malaysia.

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