27/11/2014, 00.00
MYANMAR
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Myanmar: la violenza dell'esercito sulle donne, vittime di abusi e violenze sessuali

In un rapporto sono segnalati almeno 188 casi di stupri e abusi nei quattro anni di presidenza del “riformista” Thein Sein. Tuttavia, il numero reale dei crimini commessi sulle donne, in particolare fra le minoranze etniche, è di gran lunga maggiore. Appello per una maggiore partecipazione dell’universo rosa nella vita politica, sociale e istituzionale del Paese.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - L'esercito birmano continua a perpetrare violenze e abusi contro civli inermi e "in particolare le donne", nella più totale "impunità". Sotto il mandato del presidente "riformista" Thein Sein, fra la fine del 2010 e i primi mesi del 2014, i soldati governativi si sono resi protagonisti di stupri di gruppo, violenze sessuali o tentativi di abusi in diversi Stati del Myanmar. È la denuncia del movimento attivista Women's League of Burma (Wlb) che, in un rapporto pubblicato ieri in concomitanza con la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, denuncia almeno 188 casi accertati, anche il numero potrebbe essere maggiore. 

Il rapporto, intitolato "Se avessero speranza, parlerebbero: il continuo uso delle violenze sessuali di Stato fra le minoranze etniche in Birmania", spiega in primis che le violenze denunciate sono solo una minima frazione del totale. Yein Han Pa, portavoce di un movimento attivista femminile Shan, aggiunge che le vittime spesso non ottengono giustizia e i carnefici restano impuniti. E non è raro l'intervento di alti ufficiali militari, che offrono compensi in denaro - o minacce - per mettere a tacere le vicende più scabrose. 

Fra le minoranze etniche, le più esposte a reati di natura sessuale sono gli Shan, i Kachin, i Mon e i Chin. Daw Lwei Po Pein, segretario generale di Ta'aung Women's Organization, aggiunge che "a causa del numero crescente di unità militari [a protezioni di cantieri e infrastrutture, ndr], gli abitanti dei villaggi e soprattutto le donne sono esposte a sempre maggiori violazioni sessuali e ai diritti umani". 

Il governo birmano ha cercato a lungo di mostrare agli occhi della comunità internazionale il suo volto riformista e "democratico", ma per le donne delle minoranze etniche in Myanmar abusi e violazioni per mano dei soldati restano una "minaccia costante". "Anche a fronte di cambiamenti minimi in senso positivo a Naypyidaw - afferma Daw Tin Tin Nyo, leader di Wlb - non vi sono all'atto pratico miglioramenti nella vita quotidiana delle donne birmane". 

Un altro fattore che contribuisce all'emarginazione delle donne e alla negazione dei loro diritti è la pressoché totale assenza di voci femminili - fatta eccezione per l'icona Aung San Suu Kyi - nella vita pubblica, politica e istituzionale del Myanmar. 

Dal 2011 - fine della dittatura militare, formazione di un governo semi-civile, nomina di un presidente fra gli ex generali - il Myanmar è impegnato in una serie di riforme politiche e istituzionali in chiave democratica. Tuttavia, questo processo di cambiamento - che ha portato anche alla parziale cancellazione delle sanzioni occidentali - ha subito un brusco rallentamento. Ancora oggi la leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi non può concorrere alla carica di presidente e in molte zone persistono conflitti fra esercito e minoranze etniche, in particolare nello Stato Kachin.

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