13/12/2017, 12.58
HONG KONG
Invia ad un amico

Natale, lettera da Hong Kong

di Mario Marazzi

“La gioia del Natale, la gioia della vita, non viene dalle cose materiali, ma dalla semplicità e dal dono di noi stessi agli altri”. I pensieri e i ricordi di un sacerdote del Pime, che ha vissuto la missione tra Italia, Hong Kong e Cina. La realtà dei laici che consacrano la loro vita all'evangelizzazione seguendo l'esempio di Felice Tantardini.

Hong Kong (AsiaNews) – Missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), p. Mario Marazzi è nato a Varenna (Lc) nel 1928. Ordinato sacerdote nel 1960, egli ha vissuto i primi 20 anni della sua missione ad Hong Kong. In Italia tra il 1980 ed il 2000, ha diretto il Museo Popoli e Culture, lavorato presso il Centro missionario del Pime a Milano e per la redazione di AsiaNews. Tornato ad Hong Kong nel 2000 per servire nella parrocchia di San Francesco a Ma On Shan, tre anni dopo p. Mario si traferisce in Cina. A Guangzhou, nel Guangdong, trascorre alcuni anni in una casa famiglia per persone con disabilità mentale, gestita dall’organizzazione non governativa cinese Huiling. Di seguito proponiamo il testo della sua lettera.

Parecchi anni fa partecipai a Hong Kong a un incontro di aggiornamento per preti. Relatore era P. Bernard Häring, un teologo tedesco cui in particolare si deve la morale cattolica con un volto umano e gioioso: da una morale della legge, alla morale dell’amore; dal “Tu devi!” al “Tu puoi”; dalla paura del peccato e dell’inferno, alla gioia della libertà dei figli di Dio, chiamati a realizzarsi nell’amore.

Dopo aver scritto libri e tenuto conferenze in giro per il mondo, negli ultimi anni della sua vita P. Häring si ritirò nella quiete di un monastero della Baviera. Passava il tempo tra preghiera, studio e meditazione. A un amico andato a trovarlo disse queste parole: “Prego perché vivo, vivo perché prego. Cioè la preghiera è risposta al Padre che mi ha donato la vita ed anche mi dà la forza di vivere, cioè di accettare le sofferenze che non mi mancano.”

Penso ogni tanto a queste parole “Prego perché vivo, vivo perché prego”. Continuo ad abitare nella casa dei Missionari del PIME a Hong Kong, ma senza particolari impegni di lavoro. Ho più tempo per leggere, riflettere e pregare. Prego per ringraziare Dio dei doni ricevuti. Prego per raccomandare a Lui le persone che mi sono care. Prego per la Chiesa di Cina, ancora sofferente. Inoltre la preghiera mi aiuta a trovare serenità nonostante gli acciacchi dell’età, a capire che tutto è grazia, che “tutto concorre al bene di chi ama Dio” (Paolo ai cristiani di Roma, 8,28).

Alcune settimane fa abbiamo avuto in casa degli ospiti speciali venuti dall’Italia: Edoardo e Silvia, una coppia di giovani sposi che con il piccolo Giona si preparavano ad andare in Cina come volontari al servizio delle persone disabili assistite da Huiling.

Guardando a questa coppia che si offre al servizio della missione e ai giovani confratelli che di tanto in tanto ci raggiungono, ringrazio il Signore delle nuove forze che sostituiscono noi Missionari anziani, per i quali è giunto il tempo di tirarsi da parte e passare ad altri il testimone.

Noi nel PIME stiamo ora vivendo l’anno dei missionari laici, che si concluderà in settembre 2018. La presenza nel PIME di laici che consacrano tutta la loro vita alla missione evangelizzatrice è una splendida realtà che risale agli inizi dell’Istituto, a metà del 1800. Tra le figure più significative di questi laici abbiamo Felice Tantardini. Originario di Introbio in Valsassina, egli spese quasi settant’anni in Birmania (ora chiamata Myanmar), dove morì nel 1991. Per obbedire al suo vescovo mons. Alfredo Lanfranconi di Mandello, Felice scrisse le memorie della sua avventurosa vita, ed è conosciuto e venerato come “Il fabbro di Dio”[1].  Uno splendido esempio!

Il Natale vicino mi ricorda il “presepio meccanico” che ogni anno veniva allestito in un locale vicino alla chiesa di S. Lorenzo a Mandello. Le statuine si muovevano: chi lavava i panni, chi cuoceva le castagne, ecc. e molte passavano in fila indiana davanti alla capanna per portare il loro omaggio al piccolo Gesù. Questo ricordo della mia fanciullezza m’incoraggia a proporvi una storiella natalizia[2], dove pure qui le figurine del presepio sono in movimento…

“Carissimi angioletti – disse Gesù bambino -, senza offesa, andate a cantare un po’ più in là. Che nessuno sappia che cosa sta succedendo qui!” Obbedienti come sempre, gli angioletti, pur senza capire questa strana richiesta, se ne volarono più in là. Poi Gesù bambino chiamò al telefono i re Magi e li pregò di lasciar correre, di non scomodarsi, che il deserto è pericoloso, ci sono i terroristi, ecc. Quanto ai pastori e alle pecore, fu più facile. “Scappate che arriva il lupo!”. Naturalmente i pastori se la diedero a gambe e le pecore… dietro!

A questo punto i dintorni della capanna diventarono deserti e tranquilli. E fu proprio una notte santa e silenziosa, come dice la nota canzone. Sfumata la festa, se ne erano andati tutti ed era rimasto lì soltanto l’omino della polenta. Poveretto! Aveva sperato fino all’ultimo in una serata di buoni affari. Con tutta la gente che era accorsa! Deluso e un po’ stupito si avvicinò al Bambinello e gli chiese: “Ma cosa ti è saltato in mente? Perché hai cacciato via tutti?”

“Vedi amico – rispose Gesù bambino -, non volevo che tutti sotto Natale si cacciassero nel caotico e demenziale traffico prenatalizio, avvelenando ancora di più l’aria della città. E che si facessero travolgere dall’angosciosa avventura degli acquisti, diventando più agitati e cattivi… Non volevo che quel vecchio vestito di rosso mi scippasse la festa del mio compleanno…”.

“Giusto!”, disse l’omino della polenta, e ne tagliò fette. Ne diede una al Bambinello, una a Maria, una a Giuseppe, una all’asino e una al bue. Ne tagliò una per sé e tutti insieme fecero una semplice ma bella cenetta.  Come potremmo fare noi a Natale invece di rimpinzarci come porcellini. Nessuno ce lo proibisce!

Questa storiella natalizia ci ricorda che la gioia del Natale, la gioia della vita, non viene dalle cose materiali, ma dalla semplicità e dal dono di noi stessi agli altri. Vi auguro un Natale vissuta con questo spirito…


[1] Felice Tantardini, Il fabbro di Dio – Con rosario e martello missionario in Birmania. Autobiografia, lettere e testimonianze, Emi editore, 2016.

[2] La storiella natalizia è stata presa dalla rivista “Città Nuova”, dicembre 2016.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Missionario Pime: Natale ci aiuti a costruire la civiltà dell’amore
15/12/2018 09:00
P. Marazzi: Il mio grazie per i 60 anni di sacerdozio missionario
09/12/2020 10:35
L’evangelizzazione “passa anche attraverso internet. Soprattutto in Asia”
07/07/2015
Cattolici cinesi fanno corsi di evangelizzazione via internet
30/01/2010
P. Raffaele Maglioni, il contributo all’archeologia e alla storia della Cina
03/12/2009


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”