24/12/2019, 08.36
TERRA SANTA
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Natale, mons. Pizzaballa: Cristo nasce per il cuore dell’uomo, non il potere

Nel messaggio ai fedeli il prelato ricorda che Gesù non ha cancellato i drammi politici, sociali ed economici. Al contempo, egli esorta a non “rassegnarsi” di fronte alle difficoltà. L’arrivo di un numero crescente di pellegrini porta il “sorriso” in tante famiglie. Il ringraziamento ai volontari per l’impegno nel sociale. Ad oggi rilasciati 189 permessi per i cristiani di Gaza, 11 ai cattolici. 

Gerusalemme (AsiaNews) - La nascita di Cristo “non ha cancellato nessuno dei drammi politici, sociali ed economici del suo tempo”. Egli non è venuto “a rivoluzionare le strutture sociali del suo tempo, non ha voluto conquistare il potere, ma il cuore dell’uomo. È così che ha cambiato il mondo”. È quanto scrive nel messaggio di Natale ai fedeli della Terra Santa, e inviato per conoscenza ad AsiaNews, l’amministratore apostolico del Patriarcato di Gerusalemme dei latini mons. Pierbattista Pizzaballa, che traccia un parallelo fra i tempi di Gesù e i nostri. Il prelato esorta a non “rassegnarsi” a dispetto delle difficoltà, perché “non è questo il messaggio” della festa. 

Mons. Pizzaballa ricorda che gli abitanti della Terra Santa devono “fare i conti con la fragilità della vita politica”, che è percepita “sempre più lontana dalla vita reale della popolazione” e “non in grado” di affrontare “gli enormi problemi sociali ed economici”. Egli aggiunge inoltre che è “difficile, in questo contesto, vedere come sia possibile dare anche minime prospettive di respiro alla questione israelo-palestinese”. Vi sono tante “propose”, ma nulla “di concreto”. 

Dalla situazione politica in Israele alle violenze con i gruppi estremisti a Gaza, dalla questione dei permessi per i fedeli della Striscia (189 finora quelli rilasciati, di cui 11 ai cattolici) all’esodo dei cristiani dalla regione, sono molte le sfide per la sopravvivenza stessa della comunità. “I tempi di Gesù - scrive mons. Pizzaballa - non erano migliori dei nostri. C’era l’occupazione romana, c’era Erode, c’erano i vari centri di potere… in fondo l’uomo non sembra cambiato molto da allora”.

Ciononostante, vi sono anche elementi positivi fra cui “l’arrivo di sempre più numerosi pellegrini da tutto il mondo” che portano “il sorriso in tante famiglie, che possono così lavorare con serenità”. Il lavoro, conferma il prelato, “resta il problema principale” per i locali e per molti “lavoratori stranieri e immigrati” tanto che l’idea di andarsene “diventa una tentazione. Tutto, insomma, sembra dirci che parlare di speranza sia semplice retorica”. 

“Il mio pensiero e il mio ringraziamento - prosegue l’amministratore apostolico - si rivolge ai tanti e a alle tante che con amore, nel silenzio e senza clamore, ancora oggi donano la loro vita e il loro cuore gratuitamente”. Dai genitori che educano i figli ai tanti operatori e volontari negli ospedali, nelle case per anziani, nelle case di accoglienza per disabili a conferma del grande impegno della Chiesa di Terra Santa nel sociale. 

“A quanti, insomma, hanno capito che essere cristiani significa donare la vita, amare gratuitamente, senza attendere nulla per sé, perché hanno già tutto. Sono persone - conferma mons. Pizzaballa - che hanno nel cuore una speranza grande, un desiderio sincero e profondo che li porta fuori da sé e attenti all’altro”.

Fra le tante nostre “contraddizioni”, egli sottolinea di aver incontrato “ovunque persone felici, dedite con costanza al servizio della loro famiglia, della loro comunità, della loro realtà di vita”. “Sono loro - conclude - la speranza della nostra Chiesa. In loro, qui, si celebra ancora il Natale vero. Possa il loro esempio e la loro vita continuare a cambiare il cuore di tanti. Sono certo che solo così potremo davvero rendere felice questa nostra tormentata Terra Santa”.

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