27/12/2014, 00.00
BANGLADESH
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Natale in Bangladesh, una fede che cresce senza farsi vincere dallo sconforto

di Franco Cagnasso*
Il superiore regionale del Pime in Bangladesh fa il punto delle attività portate avanti nel 2014. Snehanir, comunità per ragazzi e ragazzi con disabilità o molto poveri, accoglierà anche piccoli ciechi o sordi. La testimonianza di Mithun, pronto a sacrificare i suoi sogni per la famiglia, e quella di Ashis, che forse diventerà un missionario Pime.

Dinajpur (AsiaNews) - Pubblichiamo di seguito la lettera di Natale di p. Franco Cagnasso, superiore regionale del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) in Bangladesh.

Carissimi Amici, un saluto cordiale dal Bangladesh!

Ricordate Snehanir? È la "Casa della tenerezza", una comunità che prepara ragazzi e ragazze con difficoltà fisiche, insieme ad altri normodotati molto poveri, a inserirsi nella vita, valorizzando le loro capacità ed educandoli a condivisione, servizio, fiducia in se stessi. C'è un novità: da gennaio accoglierà altri 20 bimbe e bimbi dai 6 ai 12 anni, non vedenti o non udenti.

Passare da 28 a 48  ragazzi e ragazze è una sfida, anche per le differenze di problemi fisici. Confidiamo nel sostegno della Caritas Regionale di Rajshahi, che ce li affida assicurando la copertura spese, e specialmente nella grande capacità di accoglienza che le suore e i nostri ragazzi hanno sempre dimostrato: i nuovi fratellini e sorelline troveranno amicizia e considerazione.

E dopo la buona notizia di un'apertura, la buona notizia di una chiusura. Per alcuni anni abbiamo aiutato sei ragazze santal "recuperate" da difficili esperienze in città. Ora la loro responsabile ha completato l'università, le altre hanno superato gli esami intermedi, e possono proseguire per conto proprio. L'obiettivo è raggiunto, grazie specialmente all'aiuto del Liceo Mascheroni di Bergamo.

Con la "crisi economica" in atto, le fonti di aiuto si fanno - comprensibilmente - meno abbondanti. Ho dovuto avvisare Dino e Rotna che avrei ridotto un poco gli aiuti mensili con cui offrono ogni giorno un pasto ad oltre 100 bambine e bambini di una baraccopoli perché, ben nutriti, vengano a scuola senza dover mendicare o rubacchiare. Ma si son dati da fare e mi assicurano che vanno avanti nel loro programma. Anzi, affittano una casa un poco più grande per dare spazio a un maggior numero di piccoli alunni famelici, contenti di studiare e di mangiare...

Dino e Rotna non sono i soli a darsi da fare: i ragazzi di qui ci insegnano che se la torta è più piccola, basta tagliare fettine più sottili, e ce n'è per tutti. Come loro, molti fra voi non rinunciano a condividere quello che hanno, anche se a volte non è  facile. Un ricordo particolare va alle amiche e gli amici italiani (Milano, Lecco, Roma...) che continuando, con tenacia e dedizione, ad organizzare esposizioni di artigianato bengalese, ci fanno conoscere ad altri, e ci mandano un consistente aiuto. Grazie a tutti.

Negli ostelli, aiutiamo varie centinaia di studenti; fuori almeno 150. Faccio accenno a due di loro, come esempio. Mithun, classe nona, deve cambiare programma perché la mamma ha avuto problemi cardiaci, le hanno messo tre "stent" (un grazie molto sentito a chi ha mandato aiuti speciali per questa  emergenza!), e non può più lavorare in fabbrica. Il papà li ha lasciati, e per Mithun continuare gli studi diventa impossibile. Gli ho proposto di frequentare la nostra scuola per meccanici, così fra due anni troverà un lavoro con un discreto stipendio. Gli dispiace, ma ha capito e accettato la sua nuova responsabilità.

Ashis, dopo infiniti rinvii causati da scioperi, ha terminato il College e ora - messo da parte il sospirato titolo di studio - sta lavorando... nei campi: dopo anni fuori casa, vuole stare per qualche mese  in famiglia, aiutando papà e mamma anziani. Poi, dopo un periodo di preghiera con i Fratelli di Taizè, sceglierà se diventare missionario con il Pime, o nella vita di famiglia.

Sono molti anche gli ammalati che aiutiamo direttamente o attraverso i nostri Centri di Assistenza a Dhaka e  a Rajshahi. Quest'ultimo, nel 2013, ne ha accolti oltre 3mila. Fra loro, varie centinaia erano affetti da tubercolosi, perciò sono stati ospitati al Centro almeno due mesi, per affrontare la prima fase della cura in ambiente sereno, di riposo, e ben nutriti.

Dopo un anno e mezzo, ho rivisto a Bandarban (confine birmano), i miei amici Marma. Alcuni hanno terminato, superando l'esame di decima, ma i nuovi che arrivano sono sempre di più, e siamo saliti a oltre 120, dai sei ai 18 anni. Il 14 novembre c'è stata grande festa per inaugurare il dormitorio in muratura (v. foto), in cui si sono trasferite le ragazze, finora schiacciate come sardine in una baracca. Vi ringraziano di cuore. L'ostello va avanti bene, si respirano gioia, armonia e speranza. Vari ex alunni, che ora studiano o lavorano altrove, rimangono in contatto. La collaborazione del villaggio e dei monaci buddisti continua, cresce la piantagione di gomma; il frutteto offre banane e papaie formidabili!

La situazione del Bangladesh è stata relativamente calma, con qualche fiammata recente, provocata dalle condanne a morte di alcuni criminali, per atrocità compiute nella guerra del 1971. Il partito islamico proclama scioperi di protesta, altri organizzano manifestazioni di giubilo...

Per voi e per noi un anno... come? Mi arrivano molti segnali di grande preoccupazione, e anche amarezza o angoscia. Auguriamoci, tutti, di non lasciare che lo sconforto vinca. Apriamo gli occhi anche su ciò che è bello e buono. Cerchiamo il significato della celebrazione del Natale che si avvicina, una luce nella oscurità della notte, una visita di saggi amici lontani nonostante l'ipocrisia crudele di Erode, un tenace perseverare nel bene. Noi tutti ne possiamo essere partecipi. Per questo prego.

Buon Natale!

 

*Missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime) in Bangladesh

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