28/12/2010, 00.00
INDIA
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Natale nell’Orissa: andiamo anche da chi ci ha perseguitato, dice mons. Raphael Cheenath

di Santosh Digal
Celebrazioni tranquille nell’Orissa, dove i pogrom sanguinosi del 2007 e 2008 hanno lasciato ferite nelle comunità cristiane. L’arcivescovo di Cuttack- Bhubaneswar: “Il messaggio di questo Natale è di rompere le barriere e i muri di casta, colore, fede e religione per creare una comunità di fratelli e sorelle uniti nell’amore, inclusi i nostri fratelli indù”.

Bhubaneswar, Orissa (AsiaNews) - Le celebrazioni di Natale nel distretto di Kandhamal si sono svolte nella pace, ma la maggior parte dei cristiani le hanno vissute con paura, ha detto ad AsiaNews padre Puroshatam Nayak  della diocesi di  Cuttack- Bhubaneswar. Nei villaggi più remoti non ci sono state celebrazioni, nel timore di attacchi che non sono avvenuti. Le amministrazioni distrettuali hanno fornito protezione alle chiese più grandi.  AsiaNews ha intervistato Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, nello Stato dell’Orissa, che fu teatro di sanguinosi pogrom anti-cristiani nel 2007 e nel 2008.

Come vengono vissute le festività natalizie di questo anno nella diocesi?

Natale ci ricorda che Cristo venne per stabilire la supremazia dell’amore. In altre parole, l’amore ha la prevalenza su tutte le altre virtù. Per fare ciò ha dovuto persino cambiare alcune delle leggi e tradizioni che esistevano nella società di allora. Così poté rendersi libero per andare verso i poveri, frequentare gli esattori di tasse, i peccatori e le persone al margine della società. Naturalmente le classi superiori, i preti e gli anziani della comunità non approvavano. E lo accusavano di andare con i peccatori e i poveri. Noi, in Orissa e Kandhamal, cerchiamo di raggiungere i poveri, i dalit e i tribali, così che possano essere liberati da alcune delle tradizioni e dei costumi delle classi superiori della società. L’amore di Cristo ispira i cristiani in Orissa a essere abbastanza forti da resistere alle pressioni della società. Quindi il messaggio di questo Natale è di rompere le barriere e i muri di casta, colore, fede e religione per creare una comunità di fratelli e sorelle uniti nell’amore, inclusi i nostri fratelli indù.

Qual è il suo messaggio per i cristiani del Kandhamal che hanno sofferto così tanto nei pogrom degli ultimi tre anni?

Cristo è venuto in questo mondo per andare verso I poveri, i malati e I marginalizzati. I poveri hanno sempre un posto speciale nel cuore di Gesù.  Ci sono persone che non hanno paura di affrontare rischi e difficoltà per portare un po’ di gioia agli altri. Oggi la grande maggioranza dell’umanità soffre di fame, povertà, malattie e persecuzione religiosa. Vivono una vita precaria. L’India da sola ha il 70% della sua popolazione che vive sotto il livello di povertà. L’ex presidente dell’India, Abdul Kalam ha chiesto, nel suo discorso di addio: chi si cura di loro? Abbiamo bisogno di milioni di persone che portino la gioia del Natale e la speranza di un nuovo anno, più prospero, a questo 70%.

Come cercate di raggiungere i non cristiani?

Molte persone hanno la tendenza a esagerare il lato negativo delle cose, o delle azioni. A causa di ciò, teniamo le persone lontane da noi, specialmente quelli che sono in basso nella nostra stima: i poveri, gli illetterati, i meno progrediti economicamente, e i fuori casta. Noi, missionari, vediamo nei poveri non solo la miseria, l’arretratezza, la povertà,e l’oppressione, ma anche la dignità umana, la vita e la gioia. Così non esitiamo a raggiungere i nostri fratelli indù, e i nostri nemici, che ci hanno perseguitato in passato. Perché crediamo che Dio ha mandato Suo figlio a noi a causa della nostra dignità umana, come figli di Dio.

Che cosa vi aspettate dal governo, per la gente dell’Orissa e per l’India in generale?

C’è così tanta violenza, prepotenza, oppressione, schiavitù e ingiustizia fra gli individui, le comunità gli stati e le varie organizzazioni. Oggi siamo testimoni di uccisioni senza senso, tortura, stupri, oppressione. I nostri governi, i politici, i burocrati e le istituzioni pubbliche rispettano la vita, la dignità delle persone e i diritti umani? In realtà la maggioranza dell’umanità è ridotta sistematicamente a diventare un bene di consumo attraverso lo sfruttamento, la commercializzazione e la globalizzazione. I beneficiari  delle politiche recenti dei governi, nazionali e internazionali, sono una piccola minoranza. Il resto è impoverito e disumanizzato. Quindi, la domanda da un milione di dollari è: siamo capaci di accettarci l’un l’altro come fratelli e sorelle? Credo che il nostro sarà un mondo migliore quando saremo in grado di vedere la bontà negli altri, non solo mancanze ed errori; quando saremo capaci di vivere come fratelli e sorelle, piuttosto che di odiarci. Il messaggio di Natale per noi è che Dio viene da noi, ed è nei cuori di tutti. Trovarlo nella nostra vita quotidiana è ‘mukti’, salvezza. Trovarlo negli altri è fratellanza universale.  

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