02/02/2007, 00.00
SIRIA
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Nei Paesi arabi cresce rapido internet, ma anche la censura

Internet, arrivato a 26 milioni di utenti, è stato accolto come mezzo per la libertà di pensiero e di informazione. Ma la censura oscura interi siti e decine di milioni di blog, spesso proibendo tutto ciò che dissente dal gruppo di potere. Nonostante il diffuso interesse, l’industria internet non attira adeguati investimenti.

Damasco (AsiaNews) – Nei Paesi arabi si diffonde internet, che soprattutto i giovani considerano un mezzo per comunicare con il mondo e parlare con libertà superando ogni ostacolo. Ma cresce anche la censura, che oscura interi siti per mantenere il controllo. 

Nel mondo arabo gli utenti di internet erano 14 milioni nel giugno 2004, saliti a 26 milioni nel dicembre 2006. Sono soprattutto giovani e uomini di mezza età. Uno studio realizzato da “L’iniziativa per un internet arabo aperto”, gruppo che comprende giornalisti e legali, ha costatato che se ne fa grande uso per chattare, comunicare, per il tempo libero e per fare acquisti. Ma anche per una rapida, diretta e più libera diffusione di messaggi, notizie, idee. Tuttavia – dice lo studio - sono aumentati i siti web, ma anche il numero di quelli “bloccati” dalla censura araba.

Secondo Al Ayham al Saleh, esperto informatico, la censura applica ad internet le stesse procedure usate per la stampa: non più un controllo preventivo ma la piena responsabilità per ogni notizia pubblicata, a carico dell’autore o del sito. I governi arabi oscurano i siti con l’accusa che “sostengono il terrorismo”: ma non c’è una precisa definizione di cosa sia il terrorismo, per cui può rientrarci praticamente ogni cosa, a cominciare dal dissenso politico.

La censura non si preoccupa delle conseguenze: Al Ayham racconta che in Siria è stato oscurato il sito Blogsbat che conteneva 50 milioni di blog personali, così che un’immensa mole di informazioni e di contatti sono stati “eliminati” per gli utenti siriani.

Solo in Libano – conclude lo studio – internet trova una sostanziale libertà, mentre gli altri governi sono “molto preoccupati” per un mezzo di comunicazione e di informazione che può arrivare in ogni casa e che suscita tanto  interesse specie tra i giovani.

Sono in continua espansione i siti di contenuto religioso: tra i 100 siti più popolati ce ne sono almeno 10 islamici estremisti, anche per l’inclinazione dei governi ad essere tolleranti verso questi ma di opporsi ai siti a contenuto politico o secolare e alle organizzazioni per i diritti umani.

Il sospetto dei governi comporta anche una crescita dell’industria di internet inferiore alle possibilità: le ditte estere non sono invogliate a investire in questa realtà e solo pochi Stati (come Egitto, Libano, Emirati arabi uniti) ne favoriscono la diffusione. Per esempio i providers della Siria in genere non si connettono con altre reti o con i Paesi vicini, mentre l’industria è controllata da ditte estere, senza che a nessuno interessi cambiare la situazione.

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