10/06/2010, 00.00
PAKISTAN
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Nel Pakistan “talebanizzato” cristiani vittime di nuovi attacchi

Nel Punjab un gruppo di musulmani ha attaccato un pastore protestante e la moglie incita, ferendola alla pancia. Nella provincia 250 famiglie cristiane hanno dovuto abbandonare le case, perché hanno denunciato abusi sessuali sulle donne. Due coppie di cristiani accusate di blasfemia a Karachi.
Khanewal (AsiaNews/Agenzie) – Continuano i casi di persecuzione a sfondo confessionale in Pakistan, nazione a larga maggioranza islamica in cui le minoranze religiose sono spesso vittime di abusi e violenze. Nel Punjab un gruppo di 14 musulmani ha attaccato un pastore protestante e la moglie, in attesa di un bambino. In un distretto della stessa provincia, il capo-villaggio musulmano ha ordinato a 250 famiglie cristiane di abbandonare le loro case perché “donne e ragazze cristiane hanno denunciato casi ripetuti di abusi sessuali”. Nella provincia di Sindh, infine, una coppia è incriminata per blasfemia e rischia persino la pena di morte.
 
International Christian Concern (ICC) riferisce che il 3 giugno scorso a Sahiwal, nel Punjab, 14 musulmani hanno assalito un pastore protestante, la moglie incinta e il fratello dell’uomo. Alla base dell’attacco l’accusa di “evangelizzare” rivolta a Mumtaz Masih, pastore della Full Gospel Church of Pakistan e alla moglie Noreen. L'imam Maqsood Ahmed avrebbe guidato la spedizione punitiva, ferendo l’uomo alle gambe e la moglie alla pancia e sulla mano. Il fratello è stato assalito mentre cercava aiuto per i parenti. La coppia ha sporto denuncia alla polizia, ma gli agenti non hanno voluto aprire un’inchiesta.
 
Jonathan Racho, responsabile ICC per l’Asia del sud, condanna con forza “le violenze contro il pastore Mumtaz e la sua famiglia”. Egli aggiunge che i cristiani pakistani sono vittime di assalti “perché esprimono la loro fede in Cristo”, ma i fedeli desiderano rimanere “con determinazione” nella loro terra d’origine “nonostante le persecuzioni”.
 
Nel distretto di Khanewal, sempre nel Punjab, il capo di un villaggio a maggioranza musulmana ha ordinato a 250 famiglie cristiane di lasciare la zona, perché “denunciavano con troppo vigore violenze sessuali di musulmani verso donne e ragazze”. La maggior parte dei cristiani della zona lavora nei campi di proprietà dei musulmani e le donne come domestiche nelle abitazioni. Gli abusi sarebbero avvenuti all’interno delle case, con cadenza “quotidiana”. “I cristiani – denunciano gli sfollati – sono totalmente in balia del volere dei musulmani”.
 
Infine nella cittadina di Gulshan-e-Iqbal, sobborgo di Karachi (Sindh), due coppie di cristiani devono rispondere dell’accusa di blasfemia. Una folla di musulmani ha rovistato nella spazzatura dei quattro, affermando di aver trovato pagine del Corano stracciate. Il giudice ha emesso un mandato di cattura e la polizia ha iniziato le ricerche. Le due coppie di cristiani hanno abbandonato la casa in affitto e sono tuttora latitanti. Fonti cristiane denunciano che gli agenti hanno minacciato i parenti, perché rivelino il luogo in cui i quattro sono nascosti. Per il reato di blasfemia in Pakistan si rischia la pena di morteo l’ergastolo .  
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