20/10/2016, 13.10
INDIA
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Nel nord-est dell’India la Chiesa cresce in fedeli e vocazioni

di mons. Thomas Menamparampil*

Mons. Thomas Menamparampil ripercorre i 120 anni della missione. Nel nord-est la “giovane comunità cattolica” conta quasi due milioni di fedeli. I cristiani in tutto il Paese sono 27,8 milioni, cioè il 2,3% della popolazione. La leadership della Chiesa “è passata dalle mani degli stranieri a quelle degli indiani, e da quest’ultimi in quelle delle popolazioni indigene”. I cattolici “orgogliosi della propria fede, non si vergognano di condividerla”.

Jowai (AsiaNews) – “È diventato sempre più evidente che la Chiesa del nord-est dell’India sta emergendo in modo rapido come la forza più numerosa tra i fedeli cristiani nel Paese”. Lo afferma mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo emerito di Guwahati (in Assam) ed ex amministratore apostolico di Jowai (in Meghalaya). Per AsiaNews egli ripercorre i 120 anni della missione cattolica in quella zona del Paese, segnata da aspri conflitti tra tribali ed esercito. L’arcivescovo spiega come a poco a poco “la leadership della Chiesa sia passata dalle mani dei missionari stranieri a quelle degli indiani, e poi alle popolazioni indigene”. Oggi, afferma con un pizzico di orgoglio, la “giovane comunità cattolica è composta da quasi 2 milioni di seguaci”, su un totale di 27,8 milioni di cristiani (cioè il 2,3% in tutto il Paese, in base ai dati del censimento sulle religioni del 2011).

Mons. Menamparampil è uno dei maggiori sostenitori del dialogo tra le fazioni in lotta nel suo territorio, e da anni opera in maniera silenziosa per riportare la pace. In vista della 90ma Giornata missionaria mondiale, che si svolge il prossimo 23 ottobre, presentiamo la sua testimonianza.

È diventato sempre più evidente che la Chiesa del nord-est dell’India sta emergendo in modo rapido come la forza più numerosa tra i fedeli cristiani nel Paese. La giovane comunità cattolica, che ha poco più di 120 anni, è composta da quasi due milioni di membri. Essi sono grati ai missionari provenienti da Italia, Spagna, Francia, Germania, Irlanda e altri Paesi, per lo spirito che questi hanno lasciato.

La leadership della Chiesa è passata dalle mani degli stranieri a quelle degli indiani, e da questi ultimi a quelle della popolazione indigena. La recente nomina di mons. Victor Lyngdoh come nuovo vescovo di Jowai segna un altro passo significativo. Egli ha già svolto un numero incredibile di attività a Nongstoin [nel Meghalaya, ndr], e molte opportunità lo attendono ancora con questa nomina.

La comunità cattolica del nord-est dell’India, composta per la maggior parte da membri delle minoranze etniche, che in India sono chiamate comunità tribali, ha portato il suo genio spirituale dentro la Chiesa per edificare i fedeli di vecchio stampo in altre parti del Paese.

La cosa incoraggiante è che le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono in aumento in questa parte del mondo. Questa giovane Chiesa ha due centri teologici, vari istituti di studi filosofici, un numero crescente di sedi per la formazione religiosa.

Le pubblicazioni religiose stanno aumentando, le riflessioni teologiche si stanno approfondendo, gli sforzi di inculturazione si stanno diversificando; e ciò che è più importante è che le persone sono orgogliose della propria fede e non si vergognano di condividerla con gli altri. Mentre celebrano la Domenica della Missione con entusiasmo, esse ritengono che ogni domenica sia la [giornata] della missione, e ogni giorno il giorno per l’evangelizzazione.

*arcivescovo emerito di Guwahati (in Assam)

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