22/10/2010, 00.00
TIBET - CINA
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Nelle aree tibetane si diffonde la protesta degli studenti

Migliaia di studenti da giorni scendono in piazza contro la decisione di sostituire il cinese al tibetano come lingua scolastica. La polizia si schiera in forze, ma si limita a contenere i dimostranti, soprattutto ragazzi delle scuole medie. Attivisti denunciano il genocidio culturale in atto.

Dharamsala (AsiaNews) – La protesta studentesca esplosa il 19 ottobre a Rongwo, contea di Rebkong (in cinese: Tongren) nel Qinghai, si è estesa alle zone tibetane dell’intera provincia e migliaia di studenti, tra cui molti giovanissimi, sono scesi in strada dimostrando contro l’abolizione della lingua tibetana nelle scuole. Cresce la tensione e le città sono presidiate dalla polizia in forze.

La Cina vuole introdurre il cinese come lingua ufficiale nelle zone tibetane, nonostante la gente parli tibetano e consideri il mandarino una lingua straniera. In molte zone è già avvenuto e peraltro il cinese è la lingua ufficiale nella vita pubblica e i tibetani sono discriminati negli uffici.

Ieri mattina sin dall’alba a Tawo (in cinese Dawu), capitale di Golog (Guolo) nel Qinghai, migliaia di studenti di scuole media hanno protestato contro la proposta riforma. Dalla 14 la polizia ha presidiato le strade, controllando i dimostranti e tenendo la gente lontana dalla protesta.

Sempre ieri è proseguita la protesta nella città di Gedun Choepe, contea di Tebkong, anche se si è svolta dentro la scuola media perché agli studenti, di età da 12 a 14 anni, è stato impedito di lasciare l’edificio.

Il 20 ottobre sono scesi in piazza oltre 2mila studenti a Chabcha, nella contea Chabcha (Gonghe) nell’Hainan, che già il giorno prima erano stati fermati da polizia e insegnanti. I dimostranti si sono radunati davanti al municipio della prefettura gridando slogan come: Libertà per la lingua tibetana.

Anche nella contea Tsigorthang (Xinghai) il 20 ottobre gli studenti medi sono scesi in piazza.

Le autorità sono andate a incontrare gli studenti, nel tentativo di diminuire la tensione. Qualcuno ha persino promesso che il tibetano rimarrà lingua d’insegnamento, nonostante documenti ufficiali  stabiliscano il contrario. Il segretario provinciale del Partito comunista del Qinghai, che all’inizio del mese ha annunciato la contestata riforma, ieri si è recato nella contea di Rebkong.

In queste zone sono arrivate ingenti forze di polizia, che finora si sono limitate a tenere sotto controllo le proteste, svolte sempre in modo pacifico.

In tutte queste zone il tibetano è ancora la lingua scolastica ufficiale per tutte le materie.

L’ex insegnante di scuola media Tsering Dorje ha spiegato ad AsiaNews che “i risultati scolastici sono molto migliori per gli studenti che studiano nella loro lingua madre, molti tibetani che sono costretti a studiare in cinese finiscono per abbandonare prima gli studi”.

Il gruppo Free Tibet, che raccoglie profughi in esilio e attivisti per i diritti dei tibetani, denuncia che “l’uso del tibetano è eliminato in modo sistematico come parte della strategia della Cina di rinforzare la sua occupazione del Tibet”. Negli ultimi anni sono anche aumentati gli arresti di scrittori e artisti tibetani.  (N.C.)

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