13/07/2006, 00.00
Nepal
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Nepal, il bilancio economico "ignora i problemi dei contadini, motore del Paese"

di Prakash Dubey

Il ministro nepalese delle Finanze ha presentato al Parlamento il bilancio previsto per il 2006 – 2007. Analisti economici e sociologi contestano le "noccioline" riservate allo sviluppo dell'agricoltura ed avvertono di un possibile ritorno della guerriglia.

Kathmandu (AsiaNews) – Il bilancio economico del primo governo non assolutista del Nepal "ha molti lati oscuri, ed in maniera miope ignora i problemi dei contadini, chiave di volta da cui dipende la pace con i maoisti e la stabilità del Paese". E' questo il commento più diffuso fra gli analisti sociali ed economici nepalesi nei riguardi del piano finanziario 2006-2007, di 144 miliardi di rupie [oltre 1,6 miliardi di euro ndr] illustrato ieri  in Parlamento dal ministro delle Finanze, Ram Sharan Mahat.

Secondo gli analisti, lo stanziamento del governo "rianimerà il sistema educativo e sanitario, entrambi vicini al collasso, ma fa il grave errore di sottostimare l'importanza dell'agricoltura". Secondo i dati ufficiali, il governo ha stanziato infatti 22,6 miliardi di rupie per il sistema educativo [praticamente inesistente dopo dieci anni di guerra civile ndr] e quasi dieci miliardi per quello sanitario: insieme ad altre voci, al settore sociale è stato dunque destinato un totale di 52 miliardi.

Per lo sviluppo dell'agricoltura, invece , è stato previsto solo un fondo di quasi 4 miliardi. "Sono praticamente noccioline – dice ad AsiaNews Chandrakishore Jha, analista economico – se consideriamo che del lavoro sui campi vive l'80 % della popolazione. Il governo deve capire che i problemi dei contadini sono al primo posto e che il loro scontento può far rinascere il movimento maoista nel Paese".

"Temo che i maoisti non vogliano realmente la pace con il governo – aggiunge Robert Thulung, sociologo cristiano – e che il re voglia cercare di riprendere il potere, chiaramente in maniera indiretta, sfruttando il malcontento popolare".

Un'altra voce contestata è quella che riguarda le spese militari, cui sono stati destinati oltre dieci miliardi. "E' quasi la metà rispetto allo scorso anno – dice Jai Prakash Agarwal, attivista indù – ma il taglio è una facciata. Chiunque detiene il potere sa che al momento la sua sopravvivenza dipende dalle Forze armate, e renderle scontente non è una buona mossa. I soldi usciranno da un'altra parte".

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