22/10/2013, 00.00
NEPAL
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Nepal: ‘fuoricasta’ indù trovano conforto in papa Francesco e nella Bibbia

di Kalpit Parajuli
Aumentano i non cristiani interessati al cattolicesimo perché attratti dai principi di uguaglianza e dignità affermati dalla Chiesa. Fondamentale la lettura della Bibbia e le parole di papa Francesco, come quelle pronunciate in occasione della Giornata missionaria mondiale. La testimonianza di una convertita, costretta a cambiare cognome per sfuggire alla persecuzione.

Kathmandu (AsiaNews) - La lettura della Bibbia e il messaggio di papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale (20 ottobre) sono "una spinta fortissima per combattere la disuguaglianza sociale e l'ingiustizia" in Nepal. Ne è la prova, notano ad AsiaNews alcuni sacerdoti locali, l'aumento del numero di non cattolici che decidono di partecipare alla messa domenicale e i giovani che intraprendono il catecumenato, perché attratti dal messaggio di uguaglianza e dignità dell'essere umano proclamato dalla Chiesa cattolica.

Il 20 ottobre scorso oltre 500 persone hanno partecipato alla messa nella cattedrale dell'Assunzione a Kathamandu. Il parroco p. Robin Rai ha letto il messaggio del Santo Padre, chiedendo a tutti i presenti - cattolici e non - di proclamare la Parola di Dio ai membri delle rispettive comunità. I laici presenti alla liturgia hanno trovato le parole del papa per la Giornata missionaria mondiale "perfettamente adatte" ai bisogni del Nepal, dove molte persone subiscono discriminazioni e oppressioni quotidiane. Inoltre, hanno promesso di stampare e diffondere il Messaggio nei loro luoghi di lavoro.

Rita Adhikari, un membro della casta più bassa della società nepalese, racconta ad AsiaNews: "Mi sono convertita al cattolicesimo otto anni fa, perché ho scoperto che in questa religione non esiste discriminazione. Tutti gli esseri umani sono uguali e vengono trattati allo stesso modo, senza distinzioni di casta, colore della pelle o classe sociale". La donna è madre di tre figli.

Per sfuggire alla discriminazione spiega di aver dovuto addirittura cambiare cognome: "Il mio vero cognome è Biswakarma, che per gli indù nepalesi indica persone della casta più bassa. Per loro siamo 'intoccabili'. Per sfuggire alla persecuzione ci siamo prima trasferiti a Kathamandu, la capitale, credendo che le cose sarebbero state diverse. Ma anche qui abbiamo avuto problemi: non potevamo usare l'acqua potabile pubblica, né affittare una stanza. I compagni indù di mia figlia la evitavano. Alla fine abbiamo cambiato nome in Adhikari, così le persone non possono identificarci con facilità". 

 

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