04/11/2016, 14.45
CINA-VATICANO
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Nomine dei vescovi: il gran regalo del Papa alla Chiesa in Cina?

di Shan Ren Shen Fu

Un sacerdote della Chiesa ufficiale (riconosciuta dallo Stato) commenta le notizie di questi giorni sulla “imminente” pubblicazione dell’accordo fra Cina e Vaticano; sulla “imminente” legittimazione dei vescovi scomunicati; sul diritto di nomina dei vescovi che passerebbe nelle mani di Pechino (o del consiglio dei vescovi cinesi, non riconosciuto dalla Santa Sede). “Alcuni hanno detto che le trattative tra Cina e Vaticano sono pagate sulla pelle della Chiesa clandestina. In realtà, se il papa concede il diritto di nomina dei vescovi a Pechino, allora si sacrifica l’intera Chiesa di Cina”. L’autore – con lo pseudonimo di “prete eremita” – è un sacerdote blogger del Nord del Paese, molto noto.

Pechino (AsiaNews) - Sento in giro la voce secondo cui la consacrazione episcopale di mons. Pietro Ding Lingbin della diocesi di Changzhi (Shanxi) potrebbe avvenire il 10 di questo mese dedicato ai defunti. In passato vi sono stati annullamenti improvvisi della data di consacrazione annunciata in precedenza. In genere, la maggiore parte di questi annullamenti sono causati da problemi legati alle persone nominate per l’ordinazione episcopale; oppure da un’azione di sabotaggio di preti e fedeli contro il governo che cerca di ‘gettare sabbia negli occhi’ (facendo intervenire vescovi illegittimi alla consacrazione); oppure dal candidato che all’improvviso rifiuta di esser consacrato; o dall’opposizione alla lettura pubblica della pseudo-nomina della conferenza episcopale illegittima durante il rito. Un fatto simile è successo nella diocesi di Wenzhou durante l’insediamento del defunto mons. Zhu Weifang. Un sacerdote lì presente, p. Li Zhenhua ha tolto il foglio dalle mani del delegato della conferenza episcopale [illegittima], dicendo: Qui si deve annunciare la nomina del papa e del Vaticano.

Quindi [la certezza] dell’ordinazione di mons. Ding Lingbin per il 10 novembre prossimo è ancora tutta da vedere. In questo momento, varie notizie piene di certezza (legittimazione di vescovi illegittimi; la consegna del potere di nomina episcopale a Pechino; il raggiungimento dell’accordo fra le due parti; la firma dell’accordo [Cina-Santa Sede], ecc..) servono tutte per gettare sabbia negli occhi del Vaticano [insabbiando tutto e mescolando vescovi legittimi e illegittimi]. Servono soltanto a far pressione sul Vaticano, a mettere qualche carta in più in mano all’avversario nelle trattative fra Cina e Vaticano.

Perché dico così? Mons. Ding Lingbin della diocesi di Changzhi, e mons. Tang Yuange di Chengdu, sono già approvati dal papa, avendo ricevuto le nomine da anni. Quindi, prima dell’ordinazione del 10 novembre, anche se Cina e Vaticano non avessero ancora firmato l’accordo, oppure non avessero ancora legittimato gli illegittimi, si farebbe come prima confondendo le cose: insabbiando, mescolando vescovi legittimi e illegittimi, imponendo la lettura della pseudo-nomina. Secondo l’esperienza del passato, in genere si legge in anticipo la nomina del Papa davanti ai sacerdoti diocesani in privato. Poi, i sacerdoti di ogni diocesi [interessata] in genere prendono un atteggiamento in positivo o in negativo per sabotare questo “insabbiamento e il mescolamento dei vescovi illegittimi” e la lettura della “pseudo-nomina”. Mettendo in atto queste resistenze, si esprime la fede garantendo l’efficacia del sacramento e la sacralità e inviolabilità della cerimonia di ordinazione.

Per la fede, la legge della Chiesa cattolica afferma che è diritto del papa nominare i vescovi. E su questo non c’è niente da discutere. Mons. Ding Lingbin e mons. Tang Yuange tutti e due hanno ricevuto l’approvazione e la nomina dal Papa per vie private. E sono perciò candidati a tutti gli effetti ad essere vescovi diocesani (le autorità interessate di solito fanno finta di non saperlo chiudendo un occhio. Sanno pure che nella Chiesa cattolica ci sono pochi disposti ad essere consacrati in modo illegittimo ed esser scomunicati).

Ora è apparso l’annuncio pubblico della consacrazione episcopale di mons. Ding Lingbin, (In realtà questa consacrazione sarebbe dovuta avvenire da tempo, e tale consacrazione non va per nulla contro la legge della Chiesa). Ma la Cina cerca di usare questa situazione per forzare il Vaticano a far progredire le trattative.

Ma come ho detto prima, cio che essa può fare è solo imporre il mescolamento fra vescovi legittimi e illegittimi e leggere la pseudo-nomina. Nella Chiesa cattolica in Cina, vescovi, sacerdoti e fedeli hanno una ricca e lunga esperienza di lotta, e perciò useranno tutti i modi e i mezzi per mostrare la legittimità della consacrazione.

Papa Francesco ha indicato che nella trattativa fra Cina e Vaticano “le cose lente vanno bene, sempre. Le cose in fretta non vanno bene”. Forse possiamo ipotizzare che non vedremo più il Santo Padre mostrare una chiara e positiva attitudine verso i negoziati. Anche se lui in passato ha espresso tanti auguri e ha detto tante belle parole sul governo cinese.

È rimasto solo Vatican Insider a buttar fuori ogni tanto e in modo aggressivo il messaggio secondo cui la Chiesa in Cina – sebbene in una situazione difficile - è ormai pronta a sacrificarsi per accettare “l’accordo tra Cina e Vaticano” (vedi per questo l’intervista al vescovo sotterraneo, il data-base sui vescovi cinesi, la lista dei nemici del papa). Il loro messaggio sembra vero, ma non è certo.

Perché le nomine dei vescovi sono comunque di autorità pontificia.

Quindi, fra tutte le notizie dei media cinesi che propagano con forza che “Cina e Vaticano hanno raggiunto l’accordo sulla nomina dei vescovi”, papa Francesco è rimasto lucido. E sebbene egli abbia espresso il desiderio di fare una cosa grande per “la Chiesa in Cina” prima della chiusura dell’Anno del Giubileo, non credo che questa grande cosa sia regalare a Pechino il diritto di nomina dei vescovi!

Alcuni hanno detto che le trattative tra Cina e Vaticano sono pagate sulla pelle della Chiesa clandestina. In realtà, se il papa concede il diritto di nomina dei vescovi a Pechino, allora si sacrifica l’intera Chiesa di Cina. “Per il bene della Chiesa in Cina” si sacrifica la Chiesa in Cina, consegnando la propria autorità sacra a un governo ateo: mi sembra che il Vaticano non possa compiere questo passo in modo così leggero!

Alcuni media dicono che Cina e Vaticano hanno gia firmato l’accordo e che il Papa conserva soltanto il diritto di veto [sui candidati all’episcopato].

Hanno firmato l’accordo o no? Basta vedere se cambia la data di ordinazione di mons. Ding Lingbin fissata per questo mese. Vediamo se cambia, se l’ordinazione procede tranquilla, se ci sono ancora insabbiamenti (mescolando vescovi legittimi e illegittimi); vediamo se durante la lettura della pseudo-nomina, ci sarà qualcuno pronto a sabotarla pubblicamente, anche soltanto con un fischio (di disapprovazione).  

Alla Cina piace sempre fare i calcoli a suo modo. Prima e dopo i diversi appuntamenti del lavoro del gruppo [sino-vaticano], i media si sono scatenati a speculare portando alla pazzia (schizofrenia) la Chiesa in Cina. Per cui c’è chi insulta, chi è deluso, chi applaude, chi complotta. Ma la melodia principale che essi vogliono trasmettere è sempre: i fedeli cinesi sono pronti ad accogliere con gioia la firma “dell’accordo tra Cina e Vaticano”: sollecitando il Papa a consegnare “l’autorità della nomina dei vescovi” [a Pechino], rendendo così omaggio all’apertura della IX Assemblea dei rappresentanti cattolici cinesi!

Ma, finché non viene pubblicato l’accordo tra Cina e Vaticano; finché papa Francesco non si esprime in modo esplicito, nonostante l’uso dei media (dell’apparato governativo), noi rispondiamo sempre con le parole del card. Zen: Non vedo di buon occhio questo dialogo segreto tra Cina e Vaticano.

Non ci vuole troppo tempo: il 10 novembre la verità arriverà da sola……

 

Shan Ren Shen Fu

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