21/02/2005, 00.00
PAKISTAN-INDIA
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Non c'è libertà di stampa in Asia del Sud

di Qaiser Felix

Nel 2004 vi sono stati più di 340 casi di violenza, omicidi e discriminazioni verso operatori della stampa nei paesi dell'Asia del Sud. Gli incidenti più numerosi sono stati in Bangladesh, Nepal, India, Pakistan e Sri Lanka, Maldive, Afghanistan.

Lahore (AsiaNews) – L'Associazione per la stampa libera nell'Asia del sud (Safma), ha diffuso  in questi giorni il suo annuale 'Media Monitor 2004'. Il documento evidenzia che nessun paese della regione è pronto ad accettare il ruolo della stampa come osservatore attento della società, e che non vi sono ancora  sufficienti leggi per assicurare il fondamentale diritto all'informazione. Il documento di 163 pagine sprona le comunità del Sud dell'Asia a mobilitarsi per ottenere una stampa libera, indipendente e naturale.

Nel 2004, nella sola Asia del sud ci sono stati più di 340 atti di violenza e discriminazione contro la stampa, causando almeno 21 vittime. Buona parte di questi atti di violenza sono avvenuti in Bangladesh, Nepal, India, Pakistan and Sri Lanka, e i peggiori sono avvenuti nelle Maldive e in Afghanistan.  Negli ultimi tempi, dopo il colpo di stato, in Nepal i media si sono trovati sotto attacco: molte pubblicazioni sono state chiuse dal governo, e nelle sale stampa ora siedono uomini delle forze armate. Molti giornalisti, fra cui il segretario generale della federazione stampa del paese, sono stati arrestati.  In India e in Sri Lanka sono morti 8 giornalisti, 4 per paese, ed 1 in Pakistan. Le Maldive rimangono un incubo per i giornalisti. Muhammad Zaki e Aminath Didi, editore e giornalista della newsletter on-line Sandhannu, e la loro assistente Fathima Nasreen, continuano ad essere in isolamento dal gennaio 2002.

Alla cerimonia di presentazione del documento, avvenuta venerdì al Club della Stampa di Lahore, Imtiaz Alam, segretario generale del Safma, ha detto che la stampa in tutta la regione continua ad essere dominata dalle varie classi politiche, che ne strozzano la libertà in nome della sicurezza e degli interessi nazionali, e dalla paura di  nazionalismi violenti.

Buona parte dei professionisti che operano nei media continuano ad adottare il punto di vista dei governi, civili o militari, e non si interrogano sulla diffusione di un caso o di un altro.

Vinod Kumar Sharma, segretario generale della sezione indiana del Safma, dice che i governi favoriscono la conservazione dello status quo, ripetendo stereotipi.

La maggioranza della stampa si uniforma ai governi, e dipinge la situazione dei loro paesi come rosea, invece di denunciare privazioni e miserie, offrendo il vero stato delle cose. I giornalisti che non si allineano ai punti di vista ufficiali vengono privati della loro posizione e  rischiano spesso la vita.
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