22/11/2004, 00.00
IRAQ
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Nunzio e patriarca: "Sì all'Onu, ma il futuro è nelle mani degli iracheni"

Speranza nella conferenza in Egitto, perché sono forti i gruppi che vogliono minare il processo di democratizzazione e l'opera del governo, ma il ruolo essenziale spetta al popolo.

Baghdad (AsiaNews) - In Egitto la comunità internazionale discute del futuro dell'Iraq, del ruolo della comunità internazionale, di elezioni e di azzeramento del debito estero; un aiuto essenziale, perché nel paese la pace e la sicurezza sembrano ancora lontane. Ma sono in primo luogo gli iracheni che debbono adoperarsi per costruire il loro futuro.

E' quanto dicono ad AsiaNews mons. Fernando Filoni, nunzio apostolico in Iraq, e mons. Emmanuel Delly, patriarca cattolico caldeo di Baghdad, preoccupati della situazione attuale, ma più ancora dei possibili scenari futuri. Perché nella realtà attuale è impossibile "ogni previsione sul domani, perché in Iraq si vive giorno per giorno".

Secondo mons. Filoni "il problema principale non è l'appoggio al governo Allawi, già ribadito dalla comunità internazionale; esso rappresenta il presente ma l'incognita è il futuro, o meglio gli scenari futuri". Un appuntamento decisivo sono le elezioni democratiche previste per il 30 gennaio, ma le incertezze sulla tornata elettorale sono racchiuse in un'espressione emblematica usata dal nunzio: "Inshallah, se ci saranno sarà un passo decisivo per il paese". Fino all'ultimo non è possibile avere certezze, anche se "c'è la volontà politica di portare il paese alle urne". Mons. Filoni sottolinea che bisogna guardare alla realtà irachena "giorno per giorno, perché ci sono centinaia di partiti e non si conoscono le sfumature e le posizioni di tutti".

Ogni giorno i media occidentali riportano notizie di stragi e attentati, ma nel paese la vita continua: "Le violenze sono solo un aspetto dell'Iraq di oggi: ci sono milioni di persone che cercano di vivere in pace. Nelle province, ad esempio, la vita è più semplice, mentre a Baghdad e Mosul la situazione è più complessa". Le maggiori preoccupazioni sono rivolte proprio ai grossi centri, perché al momento "non c'è nessuna garanzia di sicurezza: siamo ancora in balia dei terroristi e per i volontari delle organizzazioni non governative la situazione è critica".

Il nunzio non nasconde i contrasti fra il governo Allawi (appoggiato dalla comunità internazionale) e parte della popolazione irachena: "Sono gli iracheni che devono, in prima persona, portare avanti il processo democratico nel paese e oggi il quadro non è certo positivo".

Anche il patriarcato cattolico caldeo appoggia l'operato del premier Allawi e sottolinea che farà tutto il possibile perché le direttive del governo vengano attuate. Mons. Emmanuel Delly ribadisce che la Chiesa caldea "è sempre stata obbediente al governo e confida nel suo operato". Secondo il patriarca caldeo "il desiderio di pace è comune a tutto il popolo, stanco di violenze e di conflitti. Tutti devono agire per il bene e la sicurezza dell'Iraq, anche quelli che non appoggiano il lavoro del governo". "L'attuale dirigenza - afferma mons. Delly - lavora per il bene dell'Iraq, quindi va sostenuta in questo sforzo".

Il Paese ha il sostegno della comunità internazionale, ma è essenziale che gli iracheni in prima persona promuovano il lavoro dell'attuale dirigenza: "Dobbiamo operare tutti assieme per far rinascere l'Iraq e ciò che farà il governo andrà sostenuto per il bene di tutti".(DS) 

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