17/04/2015, 00.00
MYANMAR
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Nuovi scontri fra esercito birmano e ribelli Kokang, 16 soldati uccisi e oltre cento feriti

di Francis Khoo Thwe
Teatro degli scontri un’area nel nord-est del Myanmar, lungo il confine con la Cina. I militari impongono agli sfollati di rientrare nelle loro abitazioni. Ma la gente ha paura di una ritorsione e di nuove violenze. A oggi non vi è un dato certo sui morti e feriti civili, per gli operatori umanitari la zona di guerra è preclusa.

Yangon (AsiaNews) - È di 16 soldati dell’esercito birmano uccisi e di 110 feriti il bilancio degli scontri avvenuti ieri fra militari e milizie ribelli Kokang, nel contesto di una imponente offensiva lanciata contro la minoranza etnica. Teatro del nuovo focolaio di violenza un’area del nord-est del Myanmar, lungo il confine con la Cina. Intanto i vertici militari hanno ordinato agli sfollati a causa dei combattimenti di far rientro nelle proprie abitazioni; in caso contrario, essi verranno considerati “nemici” alla stregua dei combattenti. 

Secondo la tv di Stato del Myanmar, nel contesto dei combattimenti con i ribelli Kokang l’esercito birmano avrebbe occupato alcune colline strategiche per il controllo della zona. Di contro, il portavoce dei ribelli - il Myanmar National Democratic Alliance Army (Mndaa) - afferma che le milizie si sono ritirate prima dell’attacco dei soldati. 

Fonti locali citate da Radio Free Asia (Rfa) parlano di oltre 40 civili feriti negli scontri degli ultimi giorni. Tuttavia, ad oggi non vi sono dati certi relativi al numero di persone ferite o uccise nelle zone più remote, dove l’accesso alle agenzie internazionali è precluso e i convogli umanitari sono stati oggetto di attacchi. Migliaia i civili sfollati. 

L’esercito ha concesso tre giorni agli sfollati per rientrare nelle proprie abitazioni. Tuttavia, molti fra i civili “sono spaventati” e temono di essere oggetto di una rappresaglia dei militari, come è avvenuto già in passato, e per questo “hanno paura di tornare”. Durante l’assalto l’esercito ha utilizzato mezzi blindati e aerei dell’aviazione, inasprendo ancor più fronte di scontro. In risposta, alcuni gruppi di civili hanno deciso di arruolarsi fra le file delle milizie etniche, per vendicare “parenti e amici uccisi dai soldati”. 

Il Myanmar è composto da oltre 135 etnie, che hanno sempre faticato a convivere in maniera pacifica, in particolare con il governo centrale e la sua componente di maggioranza birmana. In passato la giunta militare ha usato il pugno di ferro contro i più riottosi, fra cui i Kachin nell'omonimo territorio a nord, lungo il confine con la Cina, e più di recente con i ribelli Kokang nello Stato Shan, dove il presidente ha dichiarato l’emergenza

A fine marzo i rappresentanti del governo birmano e dei 16 gruppi ribelli armati del Myanmar hanno sottoscritto la prima bozza per il cessate il fuoco, nel contesto di un piano su scala nazionale per la fine dei conflitti armati nel Paese. Se rispettato, l’accordo raggiunto al Myanmar Peace Centre a Yangon potrebbe scrivere la parola fine a decenni di violenze etniche. Tuttavia, restano ancora aperte alcune questioni fondamentali per una vera pace nel Paese. Prima fra tutti, la mancanza ai colloqui dei rappresentati della minoranza Kokang, protagonisti dell’ultimo e sanguinoso conflitto in ordine di tempo con l’esercito birmano.

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