09/09/2004, 00.00
Iraq - italia
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Ong in Iraq: non fuggire per ricostruire il paese e la convivenza

di Bernardo Cervellera

Roma - Baghdad (AsiaNews) - I rapitori delle due volontarie Simona Torretta e Simona Pari vogliono la distruzione dell'Iraq, il congelamento del suo sviluppo e della convivenza islamo-cristiana. È quanto emerge da due interviste che AsiaNews ha fatto telefonicamente a un italiano e un irakeno, un cristiano e un musulmano, entrambi membri di organizzazioni non governative. L'italiano è Arturo Alberti, presidente dell'Avsi, impegnata in Iraq dal 1991; l'irakeno è Wahid Atrushi, direttore di una scuola per cristiani e musulmani nella zona curda. Per entrambi, il progetto dei rapitori è la distruzione del Paese.

Ad AsiaNews Wahid Atrushi dice accorato: "Questi rapimenti sono il frutto di quanto Saddam ha seminato in 35 anni. Lui per primo ha predicato tanto contro gli stranieri, bollandoli tutti come nemici. Il mondo sunnita e baathista, quello più vicino a lui, non è ancora pronto a collaborare con gli stranieri. Ma cosa vogliono? Distruggono, ammazzano, rapiscono... Tutti questi stranieri delle Ong sono qui per aiutarci a ricostruire il Paese. Se va avanti così la ricostruzione diventa difficile. Ma forse loro hanno di mira solo la distruzione. Non vogliono un Iraq libero".

Wahid lavora da almeno 10 anni con l'Ong francese Mission Enfance e con tante altre: "Dopo la I guerra del Golfo, ho lavorato sempre con le Ong straniere. Abbiamo costruito 50 scuole, portato l'acqua a 60 villaggi, aperto una cinquantina di dispensari e fra noi e gli stranieri ci sono sempre stati buoni rapporti. I miei amici francesi, inglesi, americani, giapponesi vengono a trovarmi a casa, mangiamo insieme, sono trattati come fratelli. La mentalità dei baathisti sunniti invece è chiusa. Ai loro occhi uno straniero è uno senza Dio e per questo va eliminato. Ma bisogna continuare per costruire un Iraq democratico. Senza di questo non abbiamo futuro".

Ieri il francese Jean Dominique Bunel, coordinatore delle Ong a Baghdad, ha detto che le Ong sono pronte ad andare via perché "le condizioni di sicurezza non permettono di restare in Iraq".  

Alberti è cauto: "Capisco quelli che sono tentati di andare via. Per restare bisogna avere una grande motivazione, un grande ideale e mettere in conto dei grandi sacrifici. Non tutti ce la fanno". Ma la posta in gioco è alta: "Di fronte al salto di qualità che ha fatto la violenza col rapimento di Simona Torretta e Simona Pari di "Un ponte per..", tutti capiscono che non ci sono più protezioni derivate dalla funzione. Le due ragazze erano con chiarezza delle operatrici umanitarie, delle pacifiste. Eppure sono state rapite lo stesso. La violenza senza apparenti ragioni che c'è in Iraq, con il rapimento delle due ragazze, rischia di portare all'allontanamento di tutte le persone escluse i militari".  

Secondo Alberti, questa violenza rischia anche di portare a un progressiva riduzione dei cristiani in Iraq "Purtroppo abbiamo l'impressione che nel Medio oriente vi sia un progetto di lotta islamica per eliminare la presenza cristiana. Oltre alla macro criminalità che appare sui giornali, come il rapimento delle due ragazze, c'è una micro-criminalità che si esprime con il rapimento di bambini, di madri cristiani locali, con richieste di riscatto fino a 50 mila dollari. Tutto questo favorisce l'emigrazione e l'allontanamento".

L'Avsi ha già inaugurato 8 scuole in un anno; il progetto è di aprirne almeno 20 fra asili e scuole elementari. "Attraverso le scuole – afferma Alberti - si aiutano i cristiani a radicarsi e a non fuggire dal territorio. Ma si aiuta i cristiani per servire lo sviluppo e la libertà di tutti. Non si tratta di difendere un'enclave, ma di difendere la libertà di tutti attraverso la libertà della chiesa. Nelle scuole si matura nella convivenza. Ma noi puntiamo non solo sull'istruzione, ma sulla dignità della persona. I terroristi di Madrid hanno detto: noi amiamo più la morte che la vita. Noi facciamo capire ai bambini di Baghdad che la vita è un dono di Dio che va curata e sostenuta, e non va eliminata per motivi ideologici e di parte. Una persona che ama la vita avrà più forza ed energia da dedicare allo sviluppo del suo paese".

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